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L’Aquila sarà Capitale italiana della cultura 2026. Ecco come scoprirla già ora

Qualche giorno fa il capoluogo dell’Abruzzo montano ha ottenuto questo ambito titolo. In attesa di celebrazioni ed eventi, ecco un po’ di cose da non perdere in città

Conviene partire dalla domanda (e dalla risposta) scomoda. Certo che L’Aquila ha vinto per motivi politici! Sarebbe bene ricordare, però, che tutte le scelte di città e Paesi come sedi di Giochi Olimpici e altri eventi vengono seguendo la politica o i soldi. Lo abbiamo visto anche qualche mese fa quando Riad, capitale dell’Arabia Saudita, ha stracciato a suon di petrodollari Roma nella corsa all’Expo 2030.

Lo stesso, senza esagerare con gli elenchi, era accaduto nel 1996, quando Atlanta, grazie ai dollari della Coca Cola, ha sfilato ad Atene le Olimpiadi del centenario. Per non parlare del rapporto dei Giochi di Berlino 1936 con Hitler e di quelli invernali di Sochi 2014 con Putin. Il sindaco di Rimini, dal suo punto di vista, ha fatto bene a protestare. Ma stupirsi della scelta dell’Aquila, dove il partito di maggioranza relativa ha il suo feudo e dove è stata eletta Giorgia Meloni, non ha senso.

Certo, la concorrenza era forte, ma nell’Italia delle cento città e dei mille borghi era impossibile che non fosse così. L’elenco delle rivali per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2026 comprendeva due roccaforti del turismo balneare (e non solo) come Maratea e Rimini, una meravigliosa città veneta come Treviso, e la piemontese Alba, roccaforte della Resistenza, del vino e del tartufo. Completavano l’elenco la sorprendente Agnone in Molise, la pugliese Lucera con il castello di Federico II, la Valdichiana Senese con centri ricchi di suggestioni e di storia come Chiusi, Cetona e Sarteano. C’era anche un “derby pontino” del Lazio con Gaeta, ultima capitale dei Borboni, e Latina. Invece ha vinto L’Aquila, che già tre anni fa era entrata nella finale a dieci, che poi ha premiato la candidatura di Procida 2022

Secondo la giuria, presieduta dal giornalista Davide Desario, “Il dossier di candidatura mira al recupero dell’identità, puntando sulla cultura intesa come volano per la crescita e come elemento fondante di una comunità”.

“Stiamo per celebrare i 15 anni dal terremoto del 2009, questo riconoscimento non può essere un mero risarcimento per quello che abbiamo sofferto, ma deve darci la voglia di andare avanti” ha sottolineato Pierluigi Biondi, il sindaco dell’Aquila.

Oltre al cuore dell’Abruzzo montano, si punta a rilanciare Rieti e il “Lazio abruzzese” (con Amatrice, Leonessa e altri centri) sottratto all’Abruzzo nel 1927 per volere di Benito Mussolini. Ma al 2026 mancano quasi due anni. Ecco un elenco delle cose da fare e da vedere nel cuore dell’Aquila già oggi, magari dopo un’escursione, una gita di scialpinismo o un’arrampicata sulle vette del Gran Sasso o tra i boschi del Velino e del Sirente.

Il centro e la memoria del sisma

I cantieri ci saranno ancora a lungo, ma Corso Vittorio Emanuele II, l’incrocio dei “Quattro Cantoni” e la Piazza del Duomo sono circondati da edifici ricostruiti, e offrono una passeggiata scandita da bar, da ristoranti e da luoghi della cultura come la storica libreria Colacchi. A Piazza Palazzo c’è la statua dello storico romano Sallustio, nato nella vicina Amiternum. Il Palazzo Ardinghelli ospita la nuova sede aquilana del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo. E’ un luogo di commozione e ricordo la chiesa delle Anime Sante, ricostruita con la collaborazione della Francia, dove la Cappella della Memoria ricorda le 309 vittime del terremoto.

I grandi luoghi della fede

Tra le decine di chiese aquilane, spiccano due basiliche di eccezionale fascino. Quella San Bernardino, accanto al centro, è sorta nel Quattrocento e ha una grande facciata rinascimentale. Quella di Santa Maria di Collemaggio, che si raggiunge con una passeggiata, ospita la tomba di San Pietro Celestino che la fece costruire nel Duecento, ed è il cuore dei riti della Perdonanza, inserita da qualche anno nel patrimonio immateriale dell’UNESCO.

Le 99 Cannelle e il Medioevo

Il cuore medievale dell’Aquila batte più in basso del centro, dove la fontana medievale delle 99 Cannelle segna la partenza del tratturo che conduceva le greggi in Puglia. La fontana, con i suoi mascheroni, ricorda la fondazione della città nel 1254 da parte di 99 borghi dei dintorni. A pochi passi, un edificio industriale recuperato ospita il MuNDA, il Museo Nazionale d’Abruzzo, con le sue collezioni di pittura e scultura medievale.

Il Castello e il Gran Sasso

Dalla Fontana Luminosa, esempio di scultura del Ventennio, si sale all’Auditorium del Parco, uno dei gioielli della città che rinasce. Disegnato da Renzo Piano, realizzato con il contributo della Provincia di Trento, ospita concerti e incontri e ha accolto per anni il Festival della Montagna, che meriterebbe di riprendere. Il Castello cinquecentesco, ancora chiuso per restauri, è un altro dei simboli della città. Sui bastioni, in vista del Gran Sasso, un monumento del CAI ricorda l’ascensione di Francesco de Marchi al Corno Grande nel 1573, che il regista aquilano Luca Cococcetta ha ricostruito nel film “Monte Corno. Pareva ch’io fussi in aria”, che si potrà vedere tra poco.

San Giuliano e la Madonna Fore

Una delle passeggiate fuori porta più amate dagli aquilani inizia dal convento di San Giuliano e raggiunge la chiesetta della Madonna Fore, circondata da spuntoni calcarei dove il CAI tenevano i suoi primi corsi di roccia. Un sentiero sale al Monte Castelvecchio, belvedere sulla città e sul Gran Sasso. All’inizio della passeggiata, un monumento ricorda i Nove Martiri Aquilani, dei giovanissimi partigiani giustiziati da fascisti e tedeschi nel settembre del 1943. Nella memoria dell’Aquila c’è spazio anche per l’antifascismo.

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