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La Via della Frutta Antica in Primiero: facile escursione tra emozionanti alberi storici

Lungo l’itinerario disegnato nella vallata del Trentino Orientale si ammirano oltre 40 piante (non solo da frutto) che hanno fatto la storia della zona. Un’originale camminata a bassa quota

“Castaneae fagus incanuit albo flore”. Ovvero, “Il faggio biancheggia nel candido fiore del castagno”.

Si legge così nelle Georgiche di Virgilio (II, 71-72), «in versi dove il poeta latino suggerisce l’innesto del castagno proprio nel faggio, che abbiamo per questo deciso d’inserire nella nostra mappa, anche se non sarebbe propriamente un albero da frutto». A parlare è Maurizio Gaio, ideatore, insieme a Slow Food Primiero, de La Via della Frutta Antica, un percorso che collega Pieve al Passo Gobbera, con l’intento di sensibilizzare escursionisti e curiosi sulla presenza in zona di numerosi e antichissimi alberi da frutto.

L’itinerario ricalca parte della già esistente Via Nova, con alcune deviazioni per facilitarne l’accesso dai borghi di Imèr e Mezzano. «Ma anche per poter raggiungere, ammirare e riconoscere tutti gli oltre 40 alberi mappati, – spiega Filippo Moroni di Slow Food Primiero – importante testimonianza di biodiversità, oltre che di storia, in quanto riflesso dell’uso che veniva precedentemente fatto di queste terre soleggiate, poste a mezza quota».

«Di fatto – spiega Stefano Gaio, accompagnatore di media montagna e curatore della parte grafica del progetto – è proprio la mezza quota a venire spesso ignorata, in favore di percorsi reputati erroneamente più meritevoli di attenzione».

Detta in altri termini: i turisti che visitano il Primiero sono stati educati a “cercare” le Pale di San Martino piuttosto che ad esplorare quelle zone capaci non soltanto di calcare aree altrettanto uniche ma anche di farne emergere i cambiamenti e le tradizioni colturali e culturali, «senza le quali – prosegue Stefano – nessun territorio avrebbe ragione di esistere e resistere».

E proprio la parola “resistenza” sembra descrivere precipuamente le piante proposte in mappa, che – quasi come in un gioco altrettanto antico – costituiscono una vera e propria caccia al tesoro, immersa nella natura. Ad ogni albero mappato corrisponde infatti un numero e una descrizione, scritta e fotografica. Il gioco consiste dunque nel ricercarli intorno a noi, per poi riportare una crocetta sulla cartina cartacea, «reperibile – spiega Filippo – negli uffici della locale Apt, a Fiera di Primiero».

Un itinerario lento e dolce come l’ambiente che lo ospita, circondato da meli, peri, castagni, noci e prugni secolari, anche se non mancano dei veri e propri unicum: è il caso di un misterioso boschetto di bambù, nei pressi di Col del Vent, o della palma più grande del Primiero, ancora in attesa di fruttificare.

«La scelta è stata quella di non tralasciare le piante non autoctone – racconta Maurizio – e questo perché comunque, in un modo o nell’altro, si tratta di alberi ormai legati al territorio. In fondo, la tradizione non è altro che un’innovazione riconosciuta dal tempo».

Rimane comunque una certa predilezione per la memoria storica, comprensiva di tutte quelle piante che hanno caratterizzato per secoli e secoli la vita quotidiana degli abitanti. Così, poco sopra Maciodi, troviamo un melo “coricato”, il cui tronco forma una panchina, compagna prediletta di gioco per tutti i bambini della zona, da più cent’anni. A Maso Fontana, invece, possiamo ammirare una caratteristica vigna appoggiata su graticcio, che sembra quasi impegnata a sorreggere la casa stessa.

«Per i masi più antichi è proprio così, in effetti. – prosegue il racconto Maurizio – Al di là di qualsivoglia luogo comune, le radici si trovano a riempire gli eventuali buchi delle fondamenta, fornendo all’edificio una certa stabilità».

Sulla via incontriamo spesso degli alberi di però ultracentenari e piuttosto maestosi, capaci di suscitare stupore al pensiero di come potessero venirne raccolti i frutti, viste le grandi altezze. «Si prediligeva la raccolta a terra – spiega Maurizio – votando il frutto ad un altro utilizzo. Veniva infatti torchiato, fatto fermentare e, dopo un paio di travasi, il suo succo era imbottigliato per ricavarne il sidro, da bere nei mesi invernali».

Il sidro che Maurizio ci fa assaggiare durante una sosta è invece di mele e viene prodotto dall’Azienda agricola Solan, sui cui terreni passa la via. Un presidio prezioso, con alcuni piccoli campi a cultura sperimentale – segale, fave, canapa – e un’attenzione al recupero delle antiche varietà di frutta e di cereali, oltre che alla conservazione di pratiche tradizionali come la fienagione. «Nel frutteto custode alleviamo principalmente alberi da frutto di varietà antiche e locali – spiega Maurizio – con l’obiettivo di salvaguardare e conservare le vecchie coltivazioni di mele e di pere. Ad oggi sono presenti una cinquantina di specie diverse, grazie ai nuovi innesti che curiamo ogni anno».

Un luogo famoso anche per ospitare l’unica ed indiscussa “perèra” del Primiero: un grande e maestoso pero, «dai frutti così succosi e particolari – racconta Maurizio – da aver portato tutti a considerarlo un esemplare femmina, in quanto madre incontrastata di tutti i peri della valle».

Avviandoci verso il Passo Gobbera, e la conclusione del percorso, incontriamo infine un bosco di faggi, fra i quali spicca “el fagheròn”, inserito nella lista degli alberi monumentali del Trentino, con oltre 200 anni sul groppone – pardon, sulla chioma – e una circonferenza di circa 5 metri. Ad ammirarlo, nella sua maestosità, sembra quasi di vederlo “biancheggiare nel candido fiore del castagno”: da quel che scriveva Virgilio nelle sue Georgiche, oltre 2000 anni fa, si è modificato tutto ma non è cambiato poi molto.

La scheda

Partenza: Pieve (722 m)
Arrivo: Passo Gobbera (989 m )
Lunghezza: 8,3 km
Dislivello positivo: 378 metri
Tempo di percorrenza: circa 4 ore
Difficoltà: facile

Il percorso parte da Pieve (nel comune di Primiero San Martino di Castrozza) e si sviluppa in direzione Mezzano, Imèr e Passo Gobbera. Il consiglio è quello di seguire questa direzione di marcia, tuttavia l’itinerario può essere affrontato anche in senso inverso scendendo dal Passo Gobbera verso Primiero. Il percorso non presenta particolari criticità ed è adatto a tutti. Si segnala, al confine tra i comuni di Mezzano ed Imer, il ponte sospeso che attraversa Rio San Piero. Chi non se la sentisse di attraversarlo può comunque aggirarlo percorrendo un evidente sentiero.

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