Ambiente

Orsi: cosa succede in Trentino? L’opinione, senza filtri, del veterinario Alessandro De Guelmi

L’uccisione dell’orso M90 da parte del Corpo Forestale e le proteste degli animalisti hanno riportato in prima pagina la situazione di questi animali. Mancano sia un’informazione seria e non ideologica che la ricerca scientifica

Cosa succede agli orsi del Trentino? Nella primavera del 2023 se ne è parlato moltissimo, soprattutto dopo l’uccisione del runner Andrea Papi da parte di un’orsa, e poi nella campagna elettorale che ha portato alla riconferma di Maurizio Fugatti e della sua Giunta.

Qualche settimana fa la questione è tornata in prima pagina, con l’approvazione di un decreto che autorizza la Provincia ad abbattere fino a 8 “orsi pericolosi” ogni anno, e con l’uccisione dell’orso M90 da parte del Corpo Forestale provinciale.

Alessandro De Guelmi, grande esperto di orsi ed ex-Veterinario provinciale, ricorda ancora una volta che l’unica ricetta per una convivenza tra uomo e orso sta in una maggiore informazione, affinché chi frequenta il territorio si comporti in maniera corretta. E in una seria ricerca scientifica per conoscere meglio gli orsi, che sono un patrimonio del Trentino, dell’Italia, dell’Europa e del mondo.

Da qualche tempo, in Trentino, l’informazione seria (non certo quella degli slogan urlati) e la ricerca sugli orsi sono quasi scomparse. Non è un buon segno, in attesa dell’uscita dei plantigradi dal letargo (alcuni, in questo inverno caldo, hanno già iniziato a farlo) e del ritorno di escursionisti, allevatori e cacciatori in montagna e nei boschi.

 Iniziamo dal caso più recente, l’uccisione dell’orso M90, all’inizio di febbraio, da parte del Corpo Forestale provinciale. Gli animalisti hanno parlato di “barbarie” e minacciato denunce. Lei che ne pensa?

Mi dispiace dirlo, ma M90 doveva essere abbattuto. Entrava sistematicamente nei paesi, ha subito una dozzina di interventi di dissuasione con cani e pallettoni di gomma, ha seguito due persone per 800 metri. Un orso così è pericoloso, e gli orsi pericolosi devono essere tolti di mezzo.

Ad attirare gli orsi nei paesi sono i cassonetti “accessibili”, e quindi la possibilità di trovare del cibo. E’ possibile che in Trentino, in tutti questi anni, non siano stati installati dei cassonetti adeguati?

Purtroppo è così. Vent’anni fa, in un convegno sull’orso a Prato allo Stelvio, dov’ero tra i relatori, il WWF, Italia Nostra e Legambiente hanno sottolineato l’importanza di cassonetti adeguati. Non è stato fatto, né dall’attuale Giunta provinciale né dalle precedenti.

 Anche il cibo lasciato dagli escursionisti sui sentieri attira gli orsi?

Sì, ne basta pochissimo e non ce ne rendiamo conto. L’orso ha un olfatto straordinario, e se lasciamo un torsolo di mela è capace di individuarlo a un chilometro di distanza. Sul torsolo l’orso sente l’odore dell’uomo, lo associa al cibo, e questo lo spinge ad avvicinarsi agli escursionisti e ai paesi. Dobbiamo modificare i nostri comportamenti in montagna.

 A proposito di comportamenti, è migliorata in Trentino l’informazione su cosa fare in caso di incontro con l’orso?

Assolutamente no. Quando l’anno scorso l’orsa F36 ha incontrato due cacciatori, questi hanno fatto degli errori enormi. Uno, di fronte al falso attacco dell’orsa, è scappato di corsa, e ovviamente è stato inseguito. L’altro è salito su un albero, che nel lessico degli orsi significa “vieni a giocare con me!” Se i cacciatori locali non sanno come comportarsi, come possono saperlo i villeggianti?

Il problema principale resta la mancanza di informazioni sull’orso?

Sì, e questa frase significa due cose diverse. Da un lato le comunità locali e i turisti non ricevono informazioni corrette su come comportarsi. Dall’altro non ci sono più orsi con il radiocollare, non ci sono più dati genetici, i ricercatori e gli enti che si occupano della gestione dell’orso non hanno le informazioni di base su cui lavorare.

Come si può risolvere il problema?

Le informazioni ai residenti e ai turisti possono essere date anche su base volontaria, io nel 2023 ho dedicato 307 ore a incontri e conferenze, sempre con grande interesse del pubblico. La ricerca dev’essere decisa, gestita e finanziata. Ci vuole una scelta politica, e in questo momento non c’è.

Lei crede che la politica voglia far peggiorare la situazione?

Purtroppo sì. Gli investimenti per favorire la convivenza con l’orso non si fanno, si parla solo di ridurre il numero degli orsi senza basarsi su alcun dato scientifico. Non sappiamo nemmeno quanti ce ne sono! Alla Provincia di Trento lavorano funzionari e ricercatori che conoscono bene gli orsi, ma sono stati emarginati e non possono parlare all’esterno.

Quanti orsi vengono ritrovati morti ogni anno in Trentino?

Negli ultimi dodici mesi ne sono stati trovati sette, più M90 che è stato abbattuto legalmente. Ma si calcola che, in montagna, venga ritrovato al massimo il 40% degli animali selvatici morti. Il numero degli orsi morti è certamente più alto.

Cosa pensa del decreto legge approvato a gennaio dalla Giunta Provinciale del Trentino, che autorizza fino a 8 abbattimenti ogni anno?

Penso che non abbia senso. Se la motivazione è il pericolo, come afferma il decreto, allora gli abbattimenti, se necessari, possono essere anche di più. Così sembra che il vero obiettivo sia diminuire il numero. Mi dispiace che l’ISPRA, l’ente di Stato che studia la fauna selvatica, abbia abbandonato la sua autorevolezza scientifica per piegarsi alla politica.

Cosa si potrebbe fare per ridurre il numero degli orsi senza ucciderli?

Nel 2017 ho proposto di spostare qualche femmina dall’Adamello-Brenta verso i Lagorai e la Carnia. Nel Tarvisiano oggi ci sono sette orsi, tutti maschi, ci sarebbe spazio per ridurre la pressione nell’ovest del Trentino, e per creare una nuova popolazione più a est. Ma so che, con il clima politico di oggi, questa è fantascienza.

Cosa pensa oggi la gente del Trentino degli orsi?

C’è una contrapposizione, sempre più forte, tra chi vive in montagna e chi risiede in città. I cittadini, anche a Trento o a Rovereto, considerano l’orso un’attrazione inoffensiva. Chi vive nelle valli ha paura, e a volte ha voglia di farsi giustizia da sé.

Cosa pensa delle iniziative degli animalisti, dalla LAV all’ENPA, che denunciano la Provincia, fanno ricorsi al TAR e propongono di boicottare il Trentino?

Penso che facciano solo dei danni, e che le loro iniziative spingano i residenti delle valli a irrigidirsi sempre di più. Non c’è bisogno di slogan, ma di informazione seria e di scienza.

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Un commento

  1. buonasera, sono il responsabile attività culturali della sezione CAI Dueville e Past President. Vorrei mettermi in contatto con il dottore De Guelmi per un invito a una conferenza sul tema orsi. tale conferenza sarà aperta gratuitamente al pubblico oltre che ai nostri soci
    Cordiali saluti

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