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Nuova via in Oman aperta dagli arrampicatori del Gars di Trieste

La salita effettuata nel Wadi Fins, un canyon a sud della capitale Muscat. Nel montagnoso Paese della Penisola arabica sono ancora numerose le opportunità di scalare su pareti inesplorate

Con il necessario anticipo rispetto alle temperature “impossibili” che nei prossimi mesi infiammeranno la Penisola arabica, un gruppo di arrampicatori del G.A.R.S. Gruppo Alpinisti Rocciatori Sciatori della Società Alpina delle Giulie APS, Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano, è partito alla volta dell’Oman per una spedizione volta a scoprire nuovi itinerari di arrampicata sulle pareti delle montagne del paese mediorientale, ancora poco frequentato dagli scalatori europei.

In Oman le montagne non mancano ma Stefano Figliolia, Paolo Pezzolato e Andrea Pozzer hanno preferito rivolgere la loro attenzione ai Wadi, ovvero i canyon scavati nella roccia dall’acqua nel corso di millenni e spesso solcati da torrenti ancora attivi. Dopo qualche ricognizione, con temperature all’ombra prossime ai 30 gradi, i tre hanno individuato una bella parete vergine sul versante nord del Wadi Fins poco distante del paese costiero di Tiwi, a sud della capitale Muscat.

Il 31 gennaio sono così partiti alle 5.30 per cominciare l’avvicinamento ancora con la luna alta in cielo, un primo tratto in fuoristrada 4×4 e poi a piedi, portando il materiale necessario per l’apertura e quello per sopperire a qualsiasi necessità, considerato l’isolamento del luogo e la mancanza di rete cellulare.

Giunti alla base della parete si iniziava subito ad attaccare la via ipotizzata nei giorni precedenti procedendo tiro dopo tiro, nonostante il caldo, su una roccia caratterizzata da formazioni e buchi (tafoni) scavati da acqua e vento.

Per proteggersi lungo la progressione, i tre posizionavano lungo la via gli spit con il trapano, utilizzando anche cordini attorno alle formazioni naturali come clessidre e buchi, utilizzando quando possibile anche i protezioni mobili come i friend.

La via inizialmente studiata sulla carta non si è potuta sviluppare nella sua interezza a causa della conformazione della roccia che sbarrava la progressione. Gli alpinisti hanno dunque dovuto inventarsi un’alternativa per procedere portare a compimento l’opera. Alle 15 circa la via era conclusa regalando una vista stupenda sugli altopiani omaniti e, in lontananza, sul Golfo Persico.

Con un’ora e mezza di corde doppie il gruppo ritornava poi alla base della parete.
La nuova via (7 tiri di corda, massimo 6b, 250 metri di sviluppo) è stata battezzata  “Arci sempre con noi” per ricordare lo scomparso amico Andrea Arci Varnerin.

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