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Aperta al Lagazuoi, sopra Cortina, la mostra “Buona notte, ghiacciai”

Allestimenti di grande impatto e rigore scientifico per raccontare il progetto Ice Memory e per mostrare gli effetti del riscaldamento climatico sulle Terre alte

Inaugurata nei giorni scorsi al Lagazuoi Expo Dolomiti la mostra Buona notte, ghiacciai. Organizzata in collaborazione con Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia e Istituto Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR e dedicata al progetto Ice Memory.

Il riscaldamento globale sta mettendo in pericolo i ghiacciai, che custodiscono informazioni climatiche insostituibili riguardanti la storia del clima e dell’ambiente. Un patrimonio che permette da un lato di indagare sul passato del pianeta, e dall’altro di migliorare la capacità di prevedere le conseguenze future del cambiamento climatico, orientando così le scelte. Per questo  nel 2015 è nato il progetto Ice Memory, che vede affiancarsi varie equipe internazionali – tra le quali il team italiano guidato da Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR e professore all’Università Ca’ Foscari_Venezia.

Gli scienziati stanno prelevando, sulle Alpi e in altri punti del pianeta, delle carote di ghiaccio, dei cilindri di 10 centimetri di diametro e profondi come il ghiacciaio. È grazie all’analisi di questi campioni che è possibile ricostruire la variabilità naturale del clima prima che le emissioni industriali e il gas serra inneschino un innalzamento accelerato delle temperature globali.

I campioni di ghiaccio prelevati vengono poi trasferiti in una remota area dell’Antartide utilizzata come “frigorifero” naturale dove nascerà un archivio che nei decenni a venire potrà essere analizzato senza limiti di tempo dalle future generazioni di scienziati.

Quattro sale per una visita che lascia il segno

Nella prima sala si proiettano i video dedicati alle missioni scientifiche di Ice Memory, girati sul campo dal fotografo e videomaker Riccardo Selvatico: la luce è ovattata, la scenografia è immersiva e sulle pareti compaiono panorami sconfinati e distese di ghiaccio visivamente di grande impatto. Si ascoltano i suoni che emettono i ghiacciai in fase di fusione: sussurri, gorgoglii, scrosci e ticchettii registrati con microfoni speciali sul ghiacciaio del Morteratsch, in Svizzera, rielaborati dall’artista Ludwig Berger. Un tappeto sonoro avvolgente, che suggerisce un’intima connessione con l’ambiente.

La seconda sala è dedicata a due progetti paralleli e uniti da una forte affinità tematica, Ice Memory e Memoria dei Ghiacci: quest’ultima è un’iniziativa di divulgazione cofinanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, guidata dalla Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia. Qui si scopre, attraverso video e interviste, come lavorano i ricercatori di Ice Memory, ascoltando il racconto delle loro missioni su ghiacciai alpini e alle Svalbard.

Protagonista della terza sala – e simbolo dell’intera mostra – è un’autentica carota di ghiaccio prelevata in uno dei siti del progetto, già pronta per essere trasportata in Antartide. Custodita in un freezer, rivela al pubblico i suoi segreti come un libro, strato dopo strato. In questo ambiente trova posto anche un manichino vestito con abiti originali del progetto Ice Memory, specialmente adatti a climi estremi.
Infine, spazio ai dati – rielaborati in una veste grafica d’impatto – legati alla Marmolada, una delle montagne simbolo delle Dolomiti, visibile direttamente dal Lagazuoi. Il suo ghiacciaio si è dimezzato in appena 25 anni, e pare destinato a scomparire in poco tempo.

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