Abruzzo, incidente mortale nei canaloni del Sirente
Due incidenti, domenica, nell’Appennino centrale. Quello sul Terminillo non ha causato danni gravi, sul Sirente ha perso la vita un alpinista aquilano. I consigli degli esperti per non mettersi nei guai
La neve è tornata sull’Appennino, ma ha imbiancato le montagne in maniera diversa. Sui massicci più vicini al Mar Tirreno ce n’è poca, man mano che ci si sposta verso l’Adriatico il manto aumenta. Escursionisti e alpinisti con piccozza e ramponi trovano condizioni variabili, con tratti ghiacciati e in condizioni e altri con neve instabile e dove si possono facilmente staccare slavine. Anche gli esperti, in una situazione come questa, devono fare la massima attenzione.
L’incidente mortale è avvenuto nei canaloni del versante Nord-est del Sirente, 2358 metri di quota, una delle montagne più spettacolari e severe dell’Abruzzo. Nel primo pomeriggio di domenica, all’uscita della Val Lupara, un ripido solco percorso anche da un sentiero estivo (d’inverno si passa più spesso per il Canalone Maiori, o per vie più impegnative) un alpinista è scivolato su un passaggio ripido, è caduto su un pendio di neve instabile, e questa staccandosi si è trasformata in una valanga.
Luca Nunzi, 45 anni, di Monticchio, un piccolo centro a pochi chilometri dall’Aquila, si è fermato sul limitare del bosco ma probabilmente è morto soffocato dalla neve. Il suo corpo è stato recuperato qualche ora dopo dagli uomini del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico abruzzese, intervenuto con l’ausilio di un elicottero partito dall’aeroporto di Preturo. I suoi quattro compagni di escursione, tre uomini e una donna, sono stati recuperati illesi.
Tutti i componenti del gruppo, come informa il CNSAS regionale, erano correttamente attrezzati con piccozze, ramponi, caschi, imbragatura e corde. Secondo il bollettino Meteomont relativo all’Appennino centrale e all’Abruzzo, per la giornata di ieri, il pericolo di valanghe oscillava tra il grado 1 (“debole”) e il 2 (“moderato”). In condizioni come queste, però, dei pericolosi accumuli di neve instabile si possono sempre formare nei canaloni. “Di solito certe attività si fanno presto al mattino, invece, era tardi” ha dichiarato uno dei soccorritori. Non è certo, però, che l’ora tarda abbia contribuito all’incidente.
Le conseguenze sono state meno gravi per altri due alpinisti, legati in cordata e correttamente attrezzati, che intorno alle 13 di domenica sono scivolati nel Canalone Centrale del Terminillo, l’itinerario più frequentato d’inverno per salire e scendere dai 2216 metri della vetta più conosciuta e frequentata del Reatino. M.N. e I.V., lui reatino e lei romana, rispettivamente 38 e 35 anni, sono scivolati circa a metà del canalone, forse per il distacco di un rampone.
I due non sono riusciti a fermarsi con le piccozze, sono arrivati fino alla base, lui se l’è cavata con qualche contusione, lei ha avuto una gamba fratturata. I tecnici del CNSAS Lazio e del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza sono intervenuti rapidamente. Un’ora dopo la scivolata nel canalone, la ragazza era già sull’ambulanza che l’ha portata all’ospedale di Rieti.
Le notizie dei due incidenti di ieri tra Lazio e Abruzzo contrastano con quella arrivata qualche giorno fa dall’Alto Adige, dove una sedicenne tedesca, non abbigliata in maniera adeguata, è morta di freddo a pochi metri da un sentiero battuto.
Le raccomandazioni del Soccorso alpino
Gli incidenti in montagna non capitano solo ad alpinisti e a scialpinisti che si espongono volontariamente al pericolo, ma possono costare la vita a turisti inesperti. La neve, il freddo, il buio che arriva presto possono diventare trappole. Fattori che chi sta per andare in montagna, magari per la settimana bianca, deve considerare e ricordare.
“Sempre più gente va in montagna, ma molti non si rendono conto delle differenze con la città. I cellulari non hanno campo o si scaricano, l’orientamento non è sempre evidente. Basta poco per trasformare una gita piacevole in un dramma”, spiega Alessandro Sciucchi, responsabile della stazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico della Provincia di Roma.
“In montagna un po’ di rischio c’è sempre, d’inverno tutto è diverso dall’estate. Occorrono preparazione, equipaggiamento adatto e soprattutto umiltà, e quindi disponibilità a rinunciare”, aggiunge Giampiero Di Federico, guida alpina abruzzese e autore di una serie di manuali dedicati alla sicurezza ad alta quota e su roccia.
Gli inesperti che partono per una passeggiata nel bosco rischiano perché spesso non hanno l’abbigliamento corretto (piumino, pantaloni caldi, giacca a vento, guanti e berretto) o delle calzature adatte. In montagna il telefono cellulare si scarica prima, può non avere campo, ed è bene avere con sé anche un GPS su cui bisogna aver caricato, prima di partire, la “traccia” che ci riporta a casa.
“Molti incidenti, sulle nostre montagne, avvengono su terreno facile. Spesso chi va a fare un’escursione invernale con le ciaspole non si ferma dove il terreno diventa ripido, e poi si blocca o scivola”, continua Alessandro Sciucchi del CNSAS. E allora? Per apprendere importanti nozioni su come comportarsi in montagna vale sempre la pena partecipare a un corso del CAI, il Club Alpino Italiano. Oppure ci si può affidare direttamente alle guide alpine, che esistono anche nel Lazio, in Abruzzo o nelle regioni vicine.