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Meridiani Montagne in edicola con il numero sulla Valle Maira

È in edicola il numero 126 di Meridiani Montagne, che accompagna i lettori in Piemonte alla scoperta della più magica e selvatica delle valli occitane

Zero impianti di risalita e, di conseguenza, niente grandi alberghi, residence-formicaio e visitatori poco consapevoli. Per chi ama la montagna di un tempo probabilmente non c’è luogo migliore della Valle Maira. Non che ci sia la possibilità di annoiarsi e neppure quella di sentirsi fuori dal mondo. La collana di villaggi del fondovalle racconta storie antiche, tradizioni che non sono state lasciate scomparire. Poi, lassù, ecco la sontuosa parata di montagne, mai affollate ma ricche di opportunità di divertimento ogni mese dell’anno, con o senza neve.

A introdurre il numero 126 di Meridiani Montagne è il direttore Paolo Paci

La religione laica della meraviglia

C’è una pietra, all’imbocco della Valle Maira, simile a un altare, che domina la pianura della vicina Dronero e guarda alle lontane vette delle Cozie. È un luogo solitario, di contemplazione e silenzio, dove gli antichi abitanti (siamo più o meno nell’Età del Bronzo) scavarono migliaia di coppelle: alcuni gruppi di queste incisioni rupestri  somigliano straordinariamente a certe costellazioni; altri sono allineati in canalette a indicare solstizi ed equinozi; il gruppo più famoso è antropomorfo, disegna un guerriero che danza, o forse che prega.

Proprio da qui, dal Masso Altare nel sito archeologico di Sant’Anna di Roccabruna, mi piace iniziare il nostro viaggio in Valle  Maira, la più selvatica, la più magica delle valli occitane. E mi piace pensare anche che quei nostri antenati su questo altare naturale celebrassero la religione della meraviglia: il sentimento indicibile (e quindi religioso) che si prova di fronte al mistero della Natura, i cieli stellati, le albe e i tramonti, il mutare delle stagioni. Le montagne che paiono sacre  e inaccessibili.

Quattro millenni sono trascorsi. Siamo diventati laici, innegabilmente. Poche cose ancora ci stupiscono e a nessuna attribuiamo poteri magici. Ma un’immersione in Valle Maira, meglio se nella solitudine dell’inverno, potrebbe farci cambiare atteggiamento. Perché questa valle, che non ha visto le distruzioni dello sci di pista e del turismo di massa, predispone alla riflessione. Sul nostro rapporto con l’ecosistema, che è indispensabile riequilibrare. Sulla necessità sempre più evidente di dedicarci ad attività belle e salutari (ognuno a seconda delle proprie inclinazioni: per noi saranno lo scialpinismo non competitivo, le passeggiate con le ciaspole, la riscoperta di cime e pareti lontane dai riflettori dell’alpinismo contemporaneo). Venite allora con noi sugli spigoli cristallini della Rocca Provenzale, sul ghiaccio della lunga cascata di Stroppia, sulle nevi vergini al cospetto del Monviso. E re-impariamo insieme a meravigliarci.

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