Tre escursioni sui sentieri del Conero, a picco sull’Adriatico
Il promontorio, a pochi chilometri da Ancona, si affaccia sul mare e sulle colline dell’entroterra, ed è amatissimo dagli escursionisti delle Marche. Peccato per i troppi divieti sul versante costiero
E’ stato il corbezzolo, che i Greci chiamavano “Komaròs”, a dare il nome al promontorio del Conero, che interrompe il pianeggiante litorale delle Marche poco a sud di Ancona. Alta e imponente, visibile nelle giornate serene anche dall’Appennino, questa “montagna sul mare” si affaccia sull’Adriatico con i suoi scivoli rocciosi e con i suoi ripidissimi pendii ricoperti da impenetrabile macchia.
Alle falesie di bianco calcare del promontorio, si affiancano gli scogli delle Due Sorelle, della Vela e del Trave. Verso nord, le scogliere continuano in direzione di Ancona. Sul versante opposto, in gran parte ricoperto da boschi, il promontorio digrada in maniera più dolce verso le colline di Camerano. La vetta, occupata da impianti militari, non è accessibile.
Cuore e simbolo del litorale marchigiano, il Conero è celebre tra gli amanti del mare grazie alle spiagge di Portonovo, Numana e Sirolo. Agli appassionati di natura, che lo visitano soprattutto fuori dai mesi roventi dell’estate, offre molti altri motivi d’interesse.
I birdwatcher possono avvistare il falco pellegrino che nidifica sulle rocce, i passeriformi del bosco, il martin pescatore tra i canneti di Portonovo. Sugli scivoli di calcare compatto, nel dopoguerra, sono state aperte belle vie di arrampicata, in ambiente solitario e selvaggio.
Chi preferisce camminare può esplorare i viottoli che si snodano nella macchia mediterranea e nel bosco, incontrare i resti degli eremi e dei misteriosi cunicoli scavati nella roccia, affacciarsi sul mare dagli aerei belvedere del crinale. Raccontano la storia dell’uomo sul promontorio le tracce lasciate da contadini, boscaioli, cavatori ed eremiti che hanno vissuto sul Conero, e le splendide chiese romaniche di Santa Maria di Portonovo e San Pietro.
Aggredito per decenni dagli incendi, dall’edilizia selvaggia, dalle doppiette e dalle strade, il Conero è tutelato dal 1987 dal più noto Parco regionale delle Marche, che si estende su 6.018 ettari. L’area protetta ha segnato una ventina di sentieri, e ha avuto un ruolo certamente positivo nella tutela del promontorio dall’edilizia selvaggia e dagli incendi, e nell’educazione ambientale. In materia di sentieri e pareti, però, le sue iniziative hanno causato confusione e problemi.
Il Parco ha vietato l’arrampicata su roccia, e ha chiuso tutti i sentieri che si svolgono nel ripido versante rivolto verso l’Adriatico. Il bellissimo sentiero che scende dal Passo del Lupo alla spiaggia delle Due Sorelle, tracciato e utilizzato per secoli dai cavatori di Sirolo, è stato prima attrezzato con corde metalliche e poco dopo chiuso dopo un incidente che ha coinvolto degli escursionisti non attrezzati in maniera adeguata.
Il Parco del Conero e il Comune di Sirolo, purtroppo, non hanno mai accolto la richiesta del CAI regionale delle Marche e della Sezione di Ancona per la riapertura del tracciato. E’ un errore, perché nei Parchi, in qualunque parte del mondo, l’avventura ha diritto di esistere.
L’Anello del Conero
L’Anello del Conero tocca molti degli ambienti più caratteristici del promontorio. Si parte dalla piazzetta di Poggio, un borgo sul versante settentrionale del promontorio. Si segue una carrareccia in salita, ci si affaccia sulla costa del Trave ed entra in un bosco di pino d’Aleppo.
Si costeggia l’orlo di una parete rocciosa che precipita verso Portonovo, si raggiunge il quadrivio del Pian Grande si va a sinistra, ci si riaffaccia sulla costa e si riprende a salire fino al Belvedere Nord. Una strada asfaltata, che aggira l’area militare, porta al piazzale di San Pietro, con la sua bella chiesa romanica. Si tocca il cippo dell’Osservatorio, poi si scende per un ripido viottolo discesa fino al Belvedere Sud, a picco sulle Due Sorelle.
Si risale a San Pietro, si riprende la strada asfaltata, poi si seguono le indicazioni verso i Piani Raggetti e le Grotte Romane, delle cave sfruttate nell’antichità. Raggiunta la strada provinciale del Conero, la si segue con attenzione fino al Poggio. Il dislivello è di 400 metri, occorrono 3 ore, difficoltà E.
La Traversata del Conero
L’altra classica del promontorio è la Traversata del Conero, che conduce a sud fino a Sirolo. Dal Poggio, con l’itinerario precedente, si raggiungono la Badia di San Pietro e il Belvedere Sud, poi si continua a scendere sulla carrareccia. Una deviazione a sinistra porta all’eremo della Grotta del Mortarolo; la discesa verso il Passo del Lupo a causa di una frana è chiusa e non accessibile per motivi di sicurezza.
Qui inizia il sentiero attrezzato delle Due Sorelle, vietato dal Comune e dal Parco. Continuando a scendere si raggiungono il centro di Sirolo, la spiaggia Urbani e l’omonima Grotta. Se il mare è calmo si può traversare a nord fino alla spiaggia di San Michele, poi la strada riporta in salita a Sirolo. Il dislivello è di 460 metri in salita e di 690 in discesa, occorrono 4 ore, E.
Verso la spiaggia di Mezzavalle
La terza escursione che suggeriamo è una passeggiata verso la Spiaggia di Mezzavalle e lo Scoglio del Trave, che secondo una leggenda locale è ciò che resta di un ponte che in epoche lontane attraversava l’Adriatico. La zona è molto affollata in estate. Il percorso tra la Spiaggia e il Trave, ai piedi della scogliera, può essere pericoloso con mare grosso, ed è stato più volte vietato a causa del pericolo di frane.
Il sentiero inizia dal km 5,400 della strada provinciale del Conero. Si può arrivare in bus o a piedi (un chilometro circa) dai posteggi della rotatoria di Portonovo. Si traversa un campo, si supera un boschetto di querce e si raggiunge un crinale dove ci si affaccia sulla costa.
Il sentiero va a destra a mezza costa, poi scende a zig zag fino alla Spiaggia di Mezzavalle. Si può proseguire lungo la spiaggia di ciottoli verso Portonovo (destra) o verso lo Scoglio del Trave. Quest’ultimo percorso è possibile solo se il mare è calmo, e se non vi sono divieti di accesso a causa delle frane. Il dislivello è di 140 metri, occorrono 1.30 ore, difficoltà T.