Arrampicata

‘Reflecting Forward’, un film per creare una comunità di arrampicata più inclusiva

Prodotto da Petzl, racconta la storia del climber di colore Kai Lightner e quella del progetto Climbing for Change, che mira a rendere il mondo dell’outdoor maggiormente aperto. E creare nuove consapevolezze.

Kai Lightner è un top climber statunitense, entrato nel mondo dell’arrampicata ad appena sei anni. Da quel momento, non si è più fermato: nel 2014 è il Campione del Mondo di Lead nella sua categoria, nel 2015 è Campione nazionale all’età di 15 anni, vince altre 12 medaglie nazionali. Adesso, Lightner scala il 9a e ha fondato Climbing for Change, un’organizzazione che mira a rendere l’industria dell’arrampicata e dell’outdoor più inclusiva.
Recentemente, è uscito un film prodotto da Petzl: Kai Lightner e Climbing for Change sono i protagonisti. “Sono stato cresciuto con l’idea che a chi viene dato molto, viene anche richiesto molto. Se ho avuto tutte queste opportunità, posso usarle per creare un po’ di cambiamento e aiutare gli altri. Sento che non lasciare niente indietro per le generazioni future sarebbe un torto alla mia eredità di atleta”, esordisce Lighter nel video.

Il climber di colore riflette poi sulla diversità all’interno della comunità di scalatori. “Molta della mia motivazione nell’arrampicata era introspettiva perché, quando entravo in palestra o a una gara, quando guardavo ai miei idoli che realizzavano imprese sportive incredibili, nessuno di loro era come me. Nessuno di loro aveva un background con cui potevo identificarmi, o una storia che sentivo simile alla mia. Mi sono sempre sentito come se stessi illuminando il mio stesso cammino, perché sapevo che le circostanze della mia vita erano molto diverse rispetto a quelle del 99% degli atleti del mio livello”.
Da questa sensazione nasce il progetto di Lighter, volto a rendere il mondo della scalata più inclusivo e accessibile per tutti. “Penso che quello che rende l’arrampicata uno sport speciale è il fatto che costruisce comunità. Devi mettere la tua vita in mano a qualcun altro costantemente, e quindi non solo crei un legame di fiducia con gli altri, ma lo fai nella natura, dove tutti si sentono più connessi e soddisfatti. Rendere l’outdoor più accessibile è il passo successivo, viene da sé. È difficile non notare la mancanza di diversità nell’arrampicata, e come persona di colore è ancora più evidente. Per questo volevo iniziare un progetto per consapevolizzare e rendere la scalata è più accessibile per persone che sono cresciute come me”.

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