Itinerari

Alla ricerca del Diavolo tra i castagni del Modenese

L’arco di arenaria lungo 33 metri fu costruito da Lucifero per non bagnarsi i piedi. Leggenda? Certo, ma meglio verificare di persona nel corso di una facile escursione tra i boschi dell’Appennino

L’Appennino emiliano si eleva dalla base della Pianura padana fino al suo crinale più alto che forma una barriera naturale che lo separa dalla Toscana. In estate i crinali che si spingono fino a quote superiori ai 2.000 m. sono luoghi ideali per sfuggire al caldo della pianura.
Con l’approssimarsi dell’inverno possono diventare luoghi inospitali e difficili in cui inoltrarsi, anche a causa della ventilazione che è spesso molto sostenuta. In questi periodi invece si possono scoprire i tanti luoghi del medio appennino in cui i sentieri si snodano tra boschi e radure.

Tipici del Frignano, ad esempio, sono i boschi di castagni, che in autunno oltre a dare i loro frutti che hanno costituito un alimento base per i montanari della zona, lasciano cadere a terra le loro foglie colorate dal foliage. Proprio su uno di questi percorsi, un giro ad anello che parte dai pressi di Brandola, si potrà raggiungere uno dei monumenti naturali più notevoli dell’Appennino emiliano, il Ponte del Diavolo.

Origine geologica

Il nome di quello che è un grande monolito naturale in realtà sarebbe Ponte d’Ercole, ma per tutti è il Ponte del Diavolo. Si tratta di una grande pietra arenaria che è stata modellata nel tempo dall’erosione degli agenti atmosferici, levigandola e dandogli la forma attuale che è quella di un imponente ponte. Con una lunghezza di 33 metri, una larghezza media di due e la sua caratteristica forma ad arco, vedendola si pensa subito ad una realizzazione umana.

Storia e leggende

Una volta compreso che questo monolito non è un prodotto dell’abilità umana nel costruire o nel modellare la pietra, ecco che tra fantasia e superstizione, nei secoli si sono sviluppate varie leggende. E per un’opera così ardita, che sembra sfidare la legge della gravità, serve una spiegazione altrettanto speciale.
La versione più conosciuta è la seguente: “fu il Diavolo stesso a gettare l’arco attraverso il corso d’acqua per passare oltre senza bagnarsi i piedi, foggiare dei gradini a calci e plasmare un sedile interno per riposare, nonché, con tre zuccate, forarne per ornamento le pareti laterali”.

Il percorso

(Dislivello 515 m, tempo 4 ore, difficoltà E)

Si può raggiungere l’inizio del percorso una volta arrivati a Brandola (MO) seguendo le indicazioni per la Chiesa nuova, situata a poca distanza dal centro. Se si giunge in auto, il parcheggio della chiesa è il punto migliore dove lasciarla.
Il giro ad anello inizia proprio da questo punto, si parte seguendo via Castel Brandola in salita prendendo verso destra. Si procede per un tratto su strada asfaltata che sale il versante morbido della montagna con visuale aperta sulla valle, passando accanto al cimitero. Dopo circa mezz’ora si arriva ad un bivio e prendendo a sinistra si procede verso il castello di Brandola.

Solo poche centinaia di metri dopo si attraversa l’arco che fornisce l’accesso ad un piccolo borgo, un luogo caratteristico con una chiesa e una serie di case in pietra ai margini del castello.
Una volta superato il borgo si procede sul percorso originale: si ritorna al bivio precedente e riprende la strada asfaltata in salita fino ad un nuovo bivio che è situato a 3 km dalla partenza dopo poco meno di un’ora di cammino. In corrispondenza di un gruppo di case si lascia la strada asfaltata e prendendo verso sinistra si sale per un sentiero sterrato che dopo poco entra in un fitto bosco. In autunno le foglie cadute dagli alberi formano un morbido e colorato tappeto sul sentiero sul quale si procede. Dopo 15 minuti si sbuca in una radura in cui si trovano le colonne di accesso sormontate da aquile ad un’antica casa ormai in rovina, un luogo suggestivo dove fermarsi per una breve sosta.

Ripreso il percorso si supera la radura e nuovamente si entra nella fitta boscaglia di castagni da cui filtra solo in parte la luce solare. In alcuni tratti i castagni sono molto antichi e i tronchi ricurvi e grinzosi suggestivi. Dopo circa 2 ore dalla partenza si giunge a Pietra Buretta che resta appena alla destra del tracciato: si tratta di una grande formazione rocciosa levigata che interrompe la boscaglia. Come se fosse una radura ma di natura rocciosa e punteggiata da muschi è un luogo in cui merita fermarsi ad osservarla.

Ripreso l’itinerario che si sviluppa sempre nel bosco, dopo altri 20 minuti si arriva a Ponte d’Ercole che è l’elemento chiave di questo itinerario. Si rimane impressionati per le dimensioni e per la collocazione all’interno del bosco, sembra che qualcuno lo abbia posto in quel luogo. Si può passeggiare sotto di esso, muoversi nel bosco tutto attorno per vederne ogni profilo o decidere di salirvi sopra e utilizzarlo come un vero ponte. In autunno tutto l’arco di pietra è ricoperto da foglie colorate che ne danno una versione caratteristica: vale la pena di fermarsi ad ammirarlo.

Si mantiene sempre questo percorso andando oltre il Ponte del Diavolo: prima si entra in un altro tratto boschivo, poi si procede ai margini di radure e zone prative iniziando a scendere e perdere quota progressivamente. Il sentiero arriva chiudendo l’anello al punto di partenza, ovvero alla chiesa nuova di Brandola.

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