Cliffhanger, 30 anni di emozioni ad alta quota. E la storia sta per ricominciare
Girato in gran parte sulle Dolomiti, il film a più alto tasso di alpinismo della storia di Hollywood fu proiettato per la prima volta in Italia il 29 ottobre 1993. Un reboot sarà presentato a Cannes nel 2024
Domanda da Trivial Pursuit: cosa significa la parola cliffhanger? Per ogni alpinista (di una certa età), è un semplice aggeggio a forma di gancio, che un tempo si utilizzava per chiodare sull’alta difficoltà, o anche come mezzo di progressione estremo, appendendoci una staffa e pregando che la minuscola scaglia su cui era poggiato tenesse. Chi sa di meccanismi letterari, invece, il cliffhanger è il momento di più forte suspence nel corso di una narrazione. Infine, per gli appassionati di Sylvester Stallone è un film. Anzi “il” film a più alto tasso di alpinismo della storia di Hollywood. Che oggi compie trent’anni: infatti fu distribuito in Italia il 29 ottobre 1993.
Oltre a essere il titolo, Cliffhanger è anche il soprannome del protagonista, Stallone, che impersona Gabriel “Gabe” Walker, operatore del soccorso alpino nelle Montagne Rocciose. Il soprannome gli calza perfettamente, perché Gabe ha dita d’acciaio e penzola sugli strapiombi che nemmeno l’Uomo Ragno. E anche nel secondo significato, quello letterario, gli si addice: il film è letteralmente breathtaking, lascia senza respiro, dalla prima all’ultima scena.
Non stiamo qui a ripercorrere la trama: se avete voglia, la trovate descritta minuziosamente nella voce inglese di Wikipedia. Ci basti ricordare che ci sono di mezzo tre valige di denaro rubato cadute da un aereo, una banda di criminali cattivissimi, e i “buoni” (cioè Walker e i suoi colleghi del soccorso) che all’inizio le prendono di santa ragione e alla fine trionfano. A condire tutto, arrampicate in free solo e aerei che esplodono, sparatorie e valanghe, inseguimenti in elicottero, diversi corpi che cadono nell’abisso. Tutto estremamente spettacolare e al limite del comico: una scena in cui Stallone/Gabe agevolmente salta da un lato all’altro di un canyon largo trenta metri fu persino tagliata, perché il pubblico della preview si era messo a ridere, e lo stesso Stallone in un’intervista l’aveva giudicata overblown (eccessiva).
Ma noi, ancora oggi, riguardando Cliffhanger non ridiamo, anzi ci godiamo tutta la sua incredibile spettacolarità: il film è un prodotto di Hollywood e ha il diritto (forse anche il dovere) di essere eccessivo. Quindi (sempre da alpinisti) non siamo troppo severi nemmeno nel giudicare le sue tante gaffe tecniche. Ad esempio: uno scalatore in free solo carico di attrezzatura (che se ne fa?). La caduta di un’immensa cornice di neve provocata da uno sparo. Una fantascientifica pistola che infigge i chiodi direttamente nella roccia. Un’imbragatura correttamente allacciata che si rompe (la Black Diamond, a questo proposito, impose che fosse specificato nei titoli di coda che l’imbrago era stato modificato). Per altro le scene di arrampicata si avvalevano di 31 scalatori professionisti, tra cui due stunt d’eccezione: Ron Kauk e Wolfgang Güllich, che solo l’anno prima aveva liberato il primo 9a della storia (Action Directe). Güllich morì in un incidente d’auto pochi giorni dopo la fine delle riprese, a nemmeno 32 anni: il film è dedicato a lui.
Parlando di scene pericolose, Cliffhanger detiene il primato di stunt più costoso della storia: per il trasferimento di uno dei criminali su un cavo d’acciaio tra due aerei in volo, lo stuntman Simon Crane prese un milione di dollari, pagati direttamente da Stallone (riducendo il proprio compenso) perché nessuna compagnia di assicurazioni voleva coprirlo.
Quella fu anche l’unica scena effettivamente girata in Colorado. Sì, perché tutto il resto del film, valanghe, scalate, riprese aeree, gira intorno alle cime ampezzane. Per ottenere il permesso di tre mesi di riprese nelle Dolomiti, la produzione pagò 80 milioni di lire. Se, mentre ri/vedete il film, riuscite a distrarvi dall’azione principale, sullo sfondo riconoscerete il profilo delle Tofane, del Cristallo, della Croda da Lago, l’arrivo della funivia del Faloria. E la vecchia passerella sospesa della ferrata Ivano Dibona: il regista Renny Harlin la fece esplodere proprio mentre ci passava sopra Stallone/Gabe (che, va da sé, si salvò con un salto olimpico): nel budget del film rientra anche la ricostruzione della ferrata.
A proposito di soldi: il film costò 70 milioni di dollari e ne ricavò, in tutto il mondo, 255. Un successo che rilanciò anche la carriera di Sylvester Stallone, che finiti i cicli di Rocky e Rambo era un po’ in ribasso.
La notizia di oggi è che a trent’anni dalla prima, Cliffhanger avrà un reboot, che sarà presentato a Cannes nel 2024. Ce lo vedete Stallone, quasi ottantenne, nei panni di un climber invulnerabile? Io sinceramente no. E infatti, nel nuovo film Sly avrà la parte del vecchio istruttore di un nuovo Cliffhanger. Speriamo, in quest’epoca eccessivamente digitale, di non dover rimpiangere gli effetti speciali e gli stunt estremi della pellicola originale. E speriamo ancora in tante alpinistiche, illusorie emozioni.