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A tu per tu con Anton Krupicka, l’ultrarunner con tre lauree

Ha vinto le più importanti gare di 100 miglia negli Usa, ma ha lasciato il segno anche a Cortina. Lo abbiamo incontrato al termine di un suo lungo viaggio in bici in Italia

Mens sana in corpore sano” dicevano gli antichi romani. E’ un’ottima definizione per Anton Krupicka, il campione di corsa in montagna noto per il suo fisico scolpito e le sue molte vittorie in gare con sviluppo di 100 miglia, pari a oltre 160 chilometri. Ma l’ultrarunner a stelle e strisce, nato in Nebraska e residente in Colorado, ha nel suo curriculum anche tre lauree, in geologia, filosofia e fisica.

Chi ama correre, camminare o arrampicare in montagna ha un rapporto quotidiano con la geologia”, spiega Krupicka, che abbiamo incontrato al Festival dello Sport di Trento. “La fisica e la filosofia sembrano due discipline opposte, ma rispondono alle stesse domande sul nostro rapporto con il mondo. Anche la corsa nella natura ti aiuta a capire chi sei, e qual è il tuo posto sul pianeta. Il filo che unisce le cose che faccio nella vita è la curiosità”.

Nelle prime settimane di ottobre, insieme alla sua compagna, Anton ha compiuto un lungo viaggio in bici in Italia. “Da Trento siamo andati a sud, verso la pianura, poi abbiamo scavalcato l’Appennino. Ho scoperto che l’Italia è piena di ciclisti appassionati. La meta finale del viaggio è stata Roma, dove però siamo stati sommersi dalla gente e dal traffico. Ci è piaciuta particolarmente la Toscana, con i suoi paesaggi e le sue strade sterrate. Poi siamo tornati sulle Alpi, e abbiamo pedalato ai piedi delle Dolomiti. Che meraviglia!”

Krupicka, che ad agosto ha compiuto 40 anni, è diventato famoso negli States grazie alle sue vittorie in gare di corsa in montagna come la Leadville 100 (due volte), la Miwok 100K, la Rocky Raccoon 100 Miler, la Collegiate Peaks 50 Miler, la White River 50 Miler (due volte) e la Estes Park Marathon. Nel 2014 ha vinto la Lavaredo Ultra Trail, 119 chilometri con 5.850 metri di dislivello positivo che Anton ha percorso in 12 ore, 42 minuti e 31 secondi. A renderlo celebre, su entrambe le sponde dell’Atlantico, è stato anche il suo look essenziale, con barba lunga, capelli al vento e (molto spesso) torso nudo.

La mia famiglia è arrivata negli USA dalla Repubblica Ceca nell’Ottocento, mio padre era agricoltore, mia madre insegnante, nessuno di loro praticava la corsa. Ma sarò sempre grato con loro per aver accettato la mia passione e per avermi aiutato” racconta Anton Krupicka. “Ho iniziato a partecipare alle gare a 12 anni, i miei mi hanno sempre accompagnato in auto anche a grande distanza da casa, sono stati straordinari. Se avessi un figlio di quell’età gli permetterei di correre una maratona? Non lo so”.

Nella sua esperienza agonistica, Krupicka è stato un autodidatta. “Ho studiato come allenarmi da solo, non ho mai avuto né un allenatore né un programma. Sono sempre stato insicuro, e per questo sono finito ad allenarmi troppo, con fino a 30 ore di corsa a settimana. Più volte mi sono fatto male per eccesso di allenamento” spiega.

Nel 2016 un incidente più serio degli altri, una frattura da stress della tibia, ha fermato per cinque anni la carriera di corridore di Anton Krupicka. “Nella riabilitazione ho scoperto la bici, e mi sono appassionato, poi mi sono dedicato anche allo scialpinismo e all’arrampicata. Quest’estate ho salito per la centesima volta il Longs Peak, una cima di 4347 metri in Colorado. E’ una montagna bellissima, tecnica, con una via normale lunghissima e non facile e con molte vie alpinistiche. D’inverno c’è spesso molta neve. E’ un luogo perfetto per sentirsi umile di fronte alla natura”.

Anton è tornato alle gare nel 2021, partecipando alla Leadville 100, la “Corsa attraverso il cielo” del Colorado. L’aveva corsa cinque volte e vinta due, stavolta si è classificato terzo ma è stata un’esperienza importante. “Non avevo più addosso pressione, nessuno si aspettava che vincessi, è stato come ripartire da zero. Mi è piaciuto” sorride l’atleta americano.

Le esperienze di corsa e bici in Italia spingono Anton Krupicka a riflettere sulla differenza tra le due sponde dell’Atlantico. “Negli Stati Uniti le cose sono più rilassate, nelle gare di corsa in montagna l’accento è più sullo stile di vita che sulla performance”.

Sulle Alpi, e in particolare sulle Dolomiti, si corre in ambienti fantastici, ai piedi di pareti e di cime meravigliose. A volte si arriva su una vetta, si trova un rifugio e si può bere un cappuccino” spiega ancora Krupicka.“ Negli USA questo è impensabile. Le montagne sono più remote, non ci sono rifugi, i luoghi più belli e selvaggi sono protetti da Parchi nazionali, e le loro regole impediscono di organizzare delle gare. “Sarebbe bello correre nel Grand Canyon o nei massicci più belli del Nord-ovest, ma non si può”.

Alla domanda su come le imprese degli ultrarunner possano influire sulla vita degli umani “normali”, Anton risponde con un sorriso. “La maggioranza degli americani, e non solo, non fa alcuna attività fisica. Chi lavora solo con la mente, quasi sempre trascura il suo corpo. All’inverso, molte persone che lavorano con il corpo trascurano la mente. Fare sport, nel mio caso correre, permette di sentire la connessione tra mente e corpo, e questo è molto importante. Spero di essere un esempio positivo”.

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