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”Abbiamo scelto di vivere a Erto, di fronte al Vajont”

La scelta di vita di Lucia Montefiori e Luca Vallata, che per vivere e lavorare in montagna hanno scelto il silenzioso borgo di Erto

Erto e Casso non sono soltanto la memoria immobile di una calamità di immani proporzioni come quella del Vajont, ma anche una calamita per dei giovani occhi che sanno guardare alla montagna come luogo dove piantare delle sane radici. Lo dimostrano due trentenni che, dopo la formazione universitaria, hanno scelto proprio Erto come luogo di residenza, e base ideale per poter intraprendere un mestiere in crescita in Friuli-Venezia Giulia, quello della guida di montagna.

Si tratta di Luca Vallata, guida alpina trentatreenne nativo di Soverzene, uno dei più piccoli comuni del Bellunese. E di Lucia Montefiori, stessa età, accompagnatrice di media montagna originaria di Faenza, in Romagna. Entrambi sono ormai ertani acquisiti.

Luca ha acquistato una delle case in sasso del vecchio borgo di Erto, l’ha ristrutturata a poco a poco da solo, e dal 2020 ci vive stabilmente, esercitando la professione di guida alpina. Abbiamo chiesto a entrambi cosa li ha spinti a scegliere questo paese come luogo di residenza.

“La Valcellina non è molto distante dal paese in cui sono nato” , spiega Luca, “e le montagne della Valcellina le avevo sempre frequentate. In più avevo stretto dei legami qui a Erto, soprattutto con anziani montanari del posto. Il paese mi è sempre piaciuto tanto, trovo che su questa valle aleggi un’aria magica”.

“Mi ispirava inoltre l’idea di mettere a posto da solo una casa che è rimasta a lungo disabitata, anche perché era alla portata delle mie possibilità economiche di allora. Dunque non è stato un salto nel vuoto né una scelta di vita drastica. Il mio Comune ha più o meno gli stessi abitanti di Erto”, continua Vallata.

La scelta di Luca è stata la naturale conseguenza delle sue scelte professionali. Dopo la laurea in matematica e il patentino di guida alpina, ottenuto quasi contemporaneamente, ha insegnato per tre anni nelle scuole superiori e ha lavorato nel campo delle previsioni valanghe a Livigno fino a quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla professione di Guida, che prima praticava solo occasionalmente.

“Vengo da un paese della valle del Piave, un paese di montagna ma in fondovalle, dove la gente ricorda la vita di una volta, legata ai ritmi della natura, ma in fondo non ha coscienza di essere a tutti gli effetti una comunità di montagna”, prosegue Luca Vallata. “Invece Erto lo è, e ne ha coscienza. E così la mia professione ne ha tutto da guadagnare. Se a Longarone parli del lavoro di guida alpina la gente non crede che sia un mestiere che ti dà da vivere e lo confonde a volte con altro, tipo con la guardia forestale. A Erto tutti sanno che cos’è una guida alpina: è una figura riconosciuta, non dico come il maestro di scuola, ma quasi”.


Per Lucia Montefiori l’approdo stabile a Erto è arrivato nel 2010, sulla scia del lavoro di ricerca per la sua tesi di laurea in Antropologia del paesaggio. “Per la tesi mi ero occupata di come i cambiamenti del paesaggio nella valle dopo il disastro del Vajont hanno influito sui cambiamenti culturali dei residenti. Dovevo stare tre mesi a Erto e poi… dico sempre che mi sono distratta”, spiega con un sorriso.

“Ho continuato a tornare per capire i significati delle cose che mi interessavano sul territorio e così ho comprato casa”. Lucia vive nella Erto alta, all’inizio del sentiero che conduce sul Monte Borgà e ai famosi “Libri” di San Daniele, le inconfondibili rocce stratificate che si raggiungono con una impegnativa escursione.

La scelta di Lucia è stata quasi da eremita? “Forse un po’ sì”, ammette l’interessata, “ma in fondo sono poco distante dal paese e poi qui c’è il bosco vicino. Al mattino ho i cervi che girano in giardino, e questa è una grande ricchezza”.

“Penso che la ricerca di spazi più grandi e di ritmi più naturali accomuni un po’ tutte le persone che provengono dalla città, e in questi anni qui ne sono arrivate diverse. È un bel contrasto con l’abbandono della montagna da parte dei giovani che sono nati qui in montagna”, prosegue Lucia. “Negli ultimi anni c’è stato un grosso aumento del turismo in queste zone. Si tratta di flussi non sempre ben governati, che rischiano di creare ostacoli ai residenti, per esempio nel traffico e nella gestione dei rifiuti, invece di rappresentare una risorsa in più nei paesi. Penso che si dovrebbe puntare su un turismo più leggero”.

“Non bisogna cercare attrarre le persone che non sono interessate a quello che il territorio può offrire, ma far sapere che esistono delle opportunità per venire qui. A volte si aspira ad essere qualcosa che non si è, dimenticandosi le ricchezze che si hanno sotto il naso”, conclude Lucia Montefiori.

Attraverso gli occhi di Luca Vallata e Lucia Montefiori ecco alcuni consigli per visitare questa parte di territorio alpino tra le Dolomiti Friulane. Per l’accompagnatrice di media montagna arrivata fin qui dalla Romagna, “è fondamentale visitare i paesi e parlare con le persone. Questo è il modo migliore per conoscere un posto. Poi bisogna allargare lo sguardo. Queste sono zone con un elevato valore naturalistico, superiore rispetto alle Dolomiti più famose, dove è in parte compromesso. C’è tanta variabilità e ricchezza di ambienti e habitat, senza parlare dell’aspetto paesaggistico. Sono le Dolomiti più erte, con guglie e pareti incredibili e dislivelli che per gli sportivi sono una sfida continua”.

“Il mio giro del cuore”, prosegue Lucia, “è la salita alla cima del Borgà. Una escursione impegnativa di quasi 1.500 metri di dislivello, nella quale si attraversa una varietà di ambienti che non ha eguali e si raggiunge un balcone affacciato su tutte le Dolomiti. Si può anche fare un anello salendo da Erto, scendendo a Casso e poi rientrando attraverso il Sentiero dei Carbonai”.

Anche per Luca non si può prescindere dal “visitare i centri storici di Erto e Casso. In primo luogo perché sono belli, hanno un loro fascino decadente e non sono diventati ancora dei “non luoghi”. La maggior parte delle case sono in rovina o disabitate, ma non ci sono seconde case. Poi consiglio di andare in cima al Monte Salta partendo dal centro di Casso, di fronte al Monte Toc. Dal paese”, spiega, “si prende un sentiero non banalissimo, che inizia con un tratto roccioso. Nella parte finale si deve superare un grande prato ripido e dalla cima si ha una visuale molto bella su Longarone, con una visione completa della frana del Vajont. Volendo proseguire si arriva per cresta sul Borgà e per rientrare si intraprende l’anello per il Truoi dal Sciarbon, quello dei carbonai”. Guarda caso, i sentieri di Luca e Lucia si intersecano.

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