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Nella Valle Intelvi “Burlanda” e “Sfrusaduu” hanno un museo tutto per loro

A contrabbandieri e finanzieri che fino agli anni 70 si fronteggiavano sulle montagne del Comasco è stato dedicato un museo. Ricavato nella caserma da dove partivano gli inseguimenti

Numerosi erano gli spalloni che con la loro bricolla in spalla percorrevano i sentieri della Valle Intelvi, una zona montuosa situata in provincia di Como in prossimità del confine svizzero. Oggi a Erbonne, una piccola località di cinque abitanti, la vecchia caserma delle Fiamme Gialle è stata trasformata nel piccolo museo dei “Burlanda e Sfrusaduu”.

“La caserma ha espletato l’attività di anticontrabbando dal 1947 al 1977 quando il fenomeno cominciò a scemare e non vi era più motivo di continuare l’attività”, racconta Stefano Agnese, president ANFI Valle Intelvi. “La struttura è poi rimasta in stato di abbandono fino al 2001, quando abbiamo pensato di recuperarla, ristrutturarla e di trasformarla in un museo dei “Burlanda” (finanzieri) e “Sfrusaduu” (contrabbandieri)”.

Al suo interno i visitatori trovano oggetti che hanno contrassegnato un’epoca significativa per la Val d’Intelvi e il risultato è frutto della collaborazione degli spalloni, dei finanzieri, delle guardie di confine svizzere e dei privati.

“La caratteristica del museo è che nasce dalla ristrutturazione di una caserma in stato di abbandono (di circa 16 metri quadri), grazie al lavoro di alcuni finanzieri in congedo: Pietro Vitelli, Guido D’Orazio, Ulderico Battista, Angelo Serra, Piero Gammeri e Gabriele Lombardo”, continua Agnese. “Non c’è da meravigliarsi.  Molte Fiamme Gialle hanno lasciato il cuore in questo luogo dove hanno trascorso la loro gioventù presidiando il valico pedonale tra Erbonne e la Svizzera. La pattuglia, che faceva servizio 24 ore su 24, era composta da due finanzieri più il cinofilo”.

I ricordi del finanziere

Il legame tra chi qui ha prestato la sua opera come militare e il territorio è spesso indissolubile: “all’epoca Erbonne aveva 125 abitanti, la maggior parte dei quali agricoltori e allevatori”, racconta Angelo Serra, finanziere in congedo. “Alla sera, ci trovavamo al bar con gli spalloni, i quali verso le 3 del mattino ci dicevano che sarebbero dovuti andare nelle stalle ad accudire gli animali, ma invece si recavano in Svizzera a prendere il sacco. Ci dispiaceva fermarli, perché guadagnavano sul viaggio e non erano loro i mandanti, ma eravamo finanzieri e questo era il nostro lavoro”.

La vita nel “baitino”, come i militari chiamavano la casermetta era dura: c’erano due letti a castello e un piccolo caminetto, mancava il bagno e bisognava andare nei boschi.  Ogni finanziere conserva uno zaino colmo di ricordi, a volte buffi: “Una sera vicino al cimitero, scorsi uno spallone che aveva gettato il sacco nel buco scavato il giorno prima per un funerale. Notai la bricolla ad una profondità di circa un metro e mezzo, ma il tempo di chiamare il collega a cento metri di distanza il sacco era già sparito. Non ho mai scoperto chi fosse”, racconta sorridendo Serra.

La via dei contrabbandieri ripercorre quei passi

Da Pian delle Alpi, un sentiero di circa 2,5 chilometri conduce all’abitato di Erbonne. Si tratta della “Via dei contrabbandieri”, un tempo percorsa da spalloni e finanzieri e oggi meta di numerosi escursionisti, la maggior parte dei quali prosegue poi il cammino attraversando il ponte che conduce a Scudellate, in Svizzera. Il percorso pedonale è stato oggetto recentemente di manutenzione: pulizia, ripristino della segnaletica, realizzazione di nuove sezioni di selciato, costruzione di staccionate in legno e di muretti laterali. Oggi fare lo Sfrusaduu sarebbe più facile.

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