Turismo

Alla scoperta delle storiche centrali idroelettriche

Sono tre le strutture, tutte in funzione, che si possono visitare in Trentino. Tra turbine da record, sorprendenti soluzioni tecniche e gioielli architettonici

Sono opere monumentali, alcune con un passato lontano, progettate da architetti che ricordiamo per la paternità di luoghi famosi o di grande interesse storico e culturale. Non si trovano nelle città, bensì incastonate tra le montagne, nascoste tra valli strette oppure ai piedi delle vallate. Le centrali idroelettriche hanno un fascino particolare e raccontano storie spesso sconosciute che pure vale la pena scoprire. In che modo? Visitandole.

Come certe stazioni ferroviarie, palazzi di giustizia o uffici postali, diverse centrali idroelettriche sono a pieno titolo nel novero delle grandi opere che hanno caratterizzato l’architettura di inizio Novecento. L’idroelettrico è infatti la fonte di energia rinnovabile con il passato più antico in Italia, dove si contano oggi circa 4800 centrali (secondo i dati aggiornati a dicembre 2022 di Terna Rete Italia), la maggior parte delle quali collocata sulle Alpi. Le prime risalgono alla fine dell’Ottocento, ma è nel secolo scorso che si colloca “l’Epopea Idroelettrica”.

Se dal punto di vista della compatibilità ambientale il tema dell’idroelettrico oggi non mette tutti d’accordo, resta invece indiscusso l’interesse storico di molte di queste strutture al punto che non sono poche quelle che si possono visitare. Per scoprire, dall’interno, come funzionano e ammirarne soluzioni tecniche e architettoniche. Di ieri e di oggi.

Chi è in vacanza in Trentino, per esempio, può approfittare dell’“Hydrotour Dolomiti” organizzato dal Gruppo Dolomiti Energia. Si tratta di tour guidati alla scoperta di impianti, la cui peculiarità è di essere perfettamente funzionanti e in piena attività, non dismessi e trasformati in musei.

Visite che, ogni volta,  si trasformano in un viaggio che consente di scoprire come la forza dell’acqua diventa energia pulita attraverso simulazioni interattive, allestimenti multimediali e osservazione ravvicinata degli impianti, persino sotterranei.

La centrale di Cogolo, attiva dal 1929

Tre sono le centrali oggetto dei tour, rivolti tanto ai grandi quanto ai più piccoli. La centrale idroelettrica di Cogolo si trova in Val di Peio sulle acque del torrente del Noce Bianco, che nasce dal Monte Cevedale. La struttura risale al 1929 ed è considerata tra le più belle d’Italia, merito anche delle ampie sale decorate con l’antica tecnica del graffito. Apre al pubblico solamente nel periodo estivo e in maniera limitata, con una sola visita settimanale.

Progettate dalle archistar del tempo

Sono invece aperte tutto l’anno le altre due strutture del Gruppo Dolomiti Energia: quelle di Santa Massenza e di Riva del Garda.

La centrale di Santa Massenza è un impianto a pompaggio che risale agli anni Cinquanta, è situata nella Valle dei Laghi a pochi chilometri da Trento, ed è oggi l’impianto più potente del Trentino. La struttura è compresa in un sistema che, attraverso una rete di gallerie, condotte forzate e opere idrauliche, porta l’acqua dall’Adamello al Lago di Garda. L’edificio è opera dell’architetto Giovanni Muzio, al cui estro si devono anche la sede dell’Università Cattolica e del Palazzo della Triennale di Milano e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Punto di forza della visita alla centrale di Santa Massenza è la spettacolare sala delle turbine: con un volume di oltre 150.000 metri cubi, è interamente scavata nella roccia a 600 metri di profondità. Chi fosse interessato a visitare la Centrale avrà tempo fino alla fine di agosto, poi la struttura chiuderà a settembre per lavori di manutenzione ordinaria per riaprire successivamente.

Infine la Centrale Idroelettrica di Riva del Garda, quasi centenaria struttura in piena attività, alla nascita un progetto molto audace che impiegava le turbine più grandi esistenti allora al mondo. Situata in Via Giacomo Cis al 13, funziona con impianto a serbatoio e utilizza le acque del torrente Ponale sul dislivello esistente tra il lago di Ledro e il lago di Garda. La maestosa Centrale di Riva, da un punto di vista stilistico, deve la sua immagine a Giancarlo Maroni, “l’architetto di Arco” passato alla storia per essere stato l’artefice del Vittoriale degli Italiani, dimora di Gabriele D’Annunzio di cui fu grande amico.

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