Inagibile la Capanna Sella ai Rochers
Il rifugio che dal 1885 accoglie gli alpinisti impegnati nella salita del Bianco lungo la prima via aperta sul versante italiano avrebbe subito un cedimento strutturale. Verifiche in corso
Cattive notizie dal Monte Bianco. Il Cai Torino, proprietario della struttura, ha dichiarato temporaneamente inagibile il Rifugio Quintino Sella ai Rochers a causa di un sospetto cedimento strutturale segnalato da due alpinisti giunti sul posto nei giorni scorsi.
Da quanto si è appreso la struttura avrebbe subito un cedimento verso Est: il pavimento non è più orizzontale, la porta interna è di conseguenza inutilizzabile e anche i letti sono inclinati in misura considerevole. Da qui la decisione: “L’importanza storica del fabbricato e la probabile pericolosità della situazione che ci è stata descritta richiedono una verifica professionale sul posto per una prima ipotesi di intervento”, ha sottolineato il presidente del Cai Torino Marco Battain.
Non c’è pace, quindi per i Rochers. Nei giorni scorsi lo stesso Cai Torino aveva, infatti, dichiarato inagibile anche il tratto attrezzato della via ai Rochers per il rifugio a seguito di una frana che aveva danneggiato i dispositivi di sicurezza. Anche in quel caso erano state le segnalazioni (accompagnate da foto inequivocabili) di un alpinista a dare l’allarme.
Una storia ultracentenaria
La capanna Quintino Sella fu costruita nel 1885, l’anno successivo alla mote di Sella, a 3370 metri di quota, lungo la cresta sud ovest dei Rochers del Monte Bianco, sul percorso di quella che dal 1872 al 1890 sarà l’unica via normale italiana (dal cosiddetto Sperone della Tournette), e ancor oggi la più diretta. La sua importanza declinò a seguito della scoperta del più agevole accesso alla vetta del Bianco dal lato italiano (la via del Dôme, servita dal rifugio Gonella fin dal 1891), e poco frequentato a motivo della collocazione remota e dell’impegno degli itinerari, il ricovero ha conosciuto nel tempo rimaneggiamenti (l’ultimo si è concluso nel 2017) e interventi manutentivi, che non ne hanno intaccato sostanzialmente le sembianze originarie. Si tratta dunque di una testimonianza di particolare valore storico che merita di essere tutelata quale museo di sé stesso: basti pensare alle iscrizioni a lapis dei frequentatori (varie generazioni delle principali famiglie di guide di Courmayeur e loro clienti), riscontrabili fin dall’anno di costruzione sui rivestimenti lignei e gli scuri degli interni.