Il Ghiacciaio di Fellaria: sentinella dei cambiamenti climatici
L'evoluzione del Ghiacciaio di Fellaria nell'Alta Valmalenco e le sfide che affronta a causa dei cambiamenti climatici. Un’analisi dei dati glaciologici e i possibili scenari futuri, mantenendo la speranza di preservare questa meraviglia naturale
Nell’Alta Valmalenco, ai piedi del Massiccio del Bernina, l’unico quattromila del settore centro-orientale dell’arco alpino, si sviluppa il Ghiacciaio di Fellaria. Questo ghiacciaio, sempre più popolare grazie all’utilizzo massivo dei social media, è diventato una delle mete più apprezzate del panorama alpino lombardo, con tutti i benefici e le problematiche del caso. Nel suggestivo scenario dell’alta montagna, il Sentiero Glaciologico Luigi Marson permette al grande pubblico di avvicinarsi in modo sostenibile alle tematiche glaciologiche.
Un laboratorio glaciologico a cielo aperto
Il Ghiacciaio di Fellaria – Palù non è solo una meta escursionistica gettonata, ma rappresenta anche un vero e proprio laboratorio glaciologico. Nelle ultime decadi, la lingua glaciale orientale, che aveva risentito in misura minore degli effetti legati al cambiamento climatico, ha subito un’intensa fusione e frammentazione, con una regressione frontale di 40 metri dal 2015 a oggi. Questo ha portato alla formazione del suggestivo Lago del Ghiacciaio. La sua superficie, racchiusa in un imponente anfiteatro morenico, ha raggiunto – dal 2007, anno della sua formazione, al 2021 – circa 201.350 mq, facendone l’invaso naturale più grande della Valmalenco. La presenza del lago ha accelerato la fusione delle porzioni del ghiacciaio che vi sono a diretto contatto.
Fenomeni di crollo e iceberg galleggianti
Dalla maestosa falesia frontale del ghiacciaio si verificano frequenti fenomeni di crollo (calving), spesso con blocchi di grandi dimensioni, che riconfigurano la stessa e danno origine a iceberg galleggianti. Anche la falesia di ghiaccio sovrastante la barra rocciosa, dove si trovano i coni di accumulo glaciale, subisce crolli. Questi fenomeni, sebbene possano essere interpretati come segnali di crisi per lo stato di salute di un ghiacciaio, in realtà dimostrano la sua vitalità. Infatti, rappresentano il naturale trasferimento di massa glacializzata dal bacino di accumulo superiore all’area frontale del ghiacciaio.
Dati sul cambiamento glaciologico
Le condizioni climatiche degli ultimi anni, in particolare durante l’anno idrologico 2021-2022, definito come l’annus orribilis per i ghiacciai, hanno causato profonde modifiche ai paesaggi glaciali. Limitate nevicate invernali associate a estati sempre più roventi hanno determinato le attuali condizioni in cui versano i giganti bianchi delle Alpi. La lingua orientale del Ghiacciaio di Fellaria ha perso uno spessore di ghiaccio di 7,55 m solo nell’estate del 2022, raggiungendo una perdita cumulata di 25,8 m negli ultimi quattro anni. A quote più elevate, la perdita di neve stagionale è stata stimata al 70%. Anche i bacini di accumulo, considerati vitali per la sopravvivenza di un ghiacciaio, stanno mostrando segni di sofferenza.
Il futuro del Ghiacciaio di Fellaria
Il futuro del Ghiacciaio di Fellaria – Palù dipende dagli scenari climatici previsti. Prima di parlare di scenari futuri è però necessario fare una distinzione tra il Ghiacciaio di Fellaria – Palù, inteso nella sua complessità e la sua lingua glaciale orientale.
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha previsto tre scenari differenti: lo scenario RCP8.5, definito come “business as usual”, secondo il quale non è previsto alcun tipo di intervento; lo scenario RCP4. 5 che prende in considerazione interventi che però risultano insufficienti per raggiungere gli obiettivi stabiliti dagli Accordi di Parigi; infine, il terzo e ultimo scenario (RCP2.6) per cui si prevede il raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle attuali condizioni climatiche.
Secondo le previsioni dell’IPCC, l’intero sistema glacializzato potrebbe scomparire entro la fine del secolo, a meno che non si riescano a ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti e a stabilizzare il clima su un incremento mondiale pari a + 2° C (scenario RCP.6). In tal caso, si potrebbe preservare il 50% dell’attuale superficie glaciale. La collocazione geografica, l’assetto geomorfologico e l’altitudine elevata sono fattori chiave per la sopravvivenza del ghiacciaio.
Al contrario, se prendiamo in esame unicamente la porzione di lingua valliva orientale le cose cambiano. Gli esperti del Servizio Glaciologico Lombardo (SGL), che da danni studiano le dinamiche glaciologiche in atto, ci dicono che la fronte è destinata in ogni caso a regredire fino ai piedi del gradino roccioso che oggi divide la colata orientale del ghiacciaio in due corpi separati. Tutto questo si tradurrà nella perdita di un’ingente superficie di ghiacciaio, nell’aumento delle dimensioni del lago e nella risalita di quota degli attuali paesaggi periglaciali.
Monitoraggio e sensibilizzazione
Per affrontare i cambiamenti climatici e preservare il patrimonio glaciale, è fondamentale un costante monitoraggio e la diffusione delle informazioni. È necessaria la partecipazione attiva di tutti per sensibilizzare le persone e renderle consapevoli dell’importanza di agire per il clima.