Pizzo Bernina
La vetta più alta delle Alpi Retiche
Il Pizzo Bernina è posto tra il territorio italiano e quello svizzero e rappresenta la cima più elevata delle Alpi Retiche occidentali, nonché il quattromila più orientale delle Alpi.
L’Engadina e i suoi profili
Con la neve, il Piz Grevasalvas (2932 m) diventa una delle gite in sci o con le racchette tra le più classiche della zona. Si parte da Plaun da Lej (1726 m), sul Lago di Sils, per raggiungere la vetta dopo un dislivello di 1206 metri. La cima è uno straordinario punto panoramico sui complessi glaciali del Gruppo del Bernina e, dal versante opposto, sulle montagne che cingono il paese di Bivio, il Piz Turba (3018 m) e il Piz Platta (3392 m). Lungo l’itinerario di salita si incontra l’omonimo villaggio di Grevasalvas (1946 m), le cui case conservano caratteristiche architettoniche presenti sia nell’adiacente e italofona Val Bregaglia sia, oltre confine, in Valtellina. Questo paesino ispirò e costituì l’ambientazione ideale del romanzo Heidi, scritto a fine Ottocento da Johanna Spyri.
La Cresta Nord del Pizzo Bernina
Il Pizzo Bernina (4049 m) è il quattromila più orientale delle Alpi e la vetta più alta delle Retiche. La sua cresta nord costituisce una delle ascensioni più spettacolari e famose di tutto l’arco alpino. Biancograt, Crest’Alva o Himmelsgrat (Scala del cielo) sono i diversi nomi che designano la sinuosa lama di firn che unisce la Fourcla Prevlussa al Pizzo Bianco, da dove si raggiunge la cima del Pizzo Bernina proseguendo su terreno misto. Per i numerosi alpinisti che ogni stagione la percorrono, la Biancograt è un’ascensione non banale, specialmente con l’innalzamento delle temperature medie degli ultimi anni, che ha reso alcuni passaggi più esposti alle scariche di sassi. Per questo motivo, le guide di Pontresina hanno attrezzato un tratto alternativo che permette di evitare l’iniziale passaggio della Fourcla Prevlussa (prevlussa in romancio significa pericolosa).
Dall’abitato di Punt Muragl (1738 m), all’imbocco della Val Bernina, una funicolare porta all’albergo ristorante Muottas Muragl (2453 m), uno dei punti panoramici più conosciuti di tutta l’Alta Engadina. I binari di questo impianto vennero posati nel 1907. Dalle terrazze di questo rifugio la vista spazia a 360 gradi, abbracciando i laghi di Sils, di Silvaplana e di Champfèr, e i paesi di St. Moritz, Celerina e Samedan, nonché le vette del Gruppo del Bernina. Un’escursione classica è quella che dal Muottas Muragl va al Munt de li Bescha o Schafberg (2646 m), dove si trova la capanna in cui il pittore Giovanni Segantini morì nel 1899. Da qui si prosegue sull’ottimo sentiero che conduce all’Alp Languard, dove si può utilizzare una seggiovia per rientrare a Pontresina.
I luoghi di villeggiatura dei grandi scrittori
Alla fine dei ripidi tornanti che salgono al Passo del Maloja, il panorama si apre con la vista del Lago di Sils che, chiuso a nord dal Pizzo Grevasalvas, raccoglie a sud le acque che scendono dai versanti più dolci della Val Fedoz. Tra il Lago di Silvaplana e quello di Sils (seigl in romancio significa prato, pascolo) si trova una spianata prativa che circonda gli abitati di Sils- Maria e Sils-Baselgia. L’atmosfera lacustre e malinconica ha reso questi piccoli agglomerati di case luoghi di villeggiatura apprezzati, soprattutto da scrittori, musicisti e filosofi. Estimatore illustre di questi panorami fu il pensatore Friederich Nietzsche, che proprio a Sils-Maria concepì la sua opera più nota, Così parlò Zarathustra, in cui appare in un passaggio: «Chi di voi è capace di ridere e insieme di essere elevato? Chi sale le vette dei monti più alti, ride di tutte le tragedie, finte e vere».
Guarda: il Paese che conserva l’architettura locale tradizionale
Su un terrazzo soleggiato, di fronte alle montagne della Bassa Engadina, si trova Guarda (1653 m). La vista panoramica che si gode da questa posizione è implicita nel nome stesso del paese (warda significa infatti osservatorio). Ma il vero motivo di interesse sono i suoi edifici: Guarda tra i centri regionali conserva maggiormente la cifra stilistica della tradizionale architettura locale. Grazie a uno scrupoloso restauro avvenuto negli anni Quaranta, tutte le sue case hanno recuperato le sembianze originali, con i celebri decori dalle tinte vivaci sulle facciate. Da non perdere la chiesa rustica con soffitto poligonale e le fontane in legno. Quasi sempre, il gallo (posto in cima al campanile anziché la croce cattolica) sta a indicare una chiesa riformata; così come l’altare di legno, spesso ottagonale.
Il Sottogruppo del Palü: la maggior elevazione delle Retiche
Situato tra la Fuorcla Bellavista (3688 m), il Pass da Con final (2628 m) e il Passo del Bernina (2329 m), il Sottogruppo del Palü rappresenta il settore più orientale del massiccio del Bernina. Quest’ultimo, con i suoi 4049 metri di quota, è il Quattromila più orientale delle Alpi, nonché la maggior elevazione delle Retiche. Viste dal versante settentrionale, le tre cime del Palü – Occidentale (3823 m), Centrale (3906 m) e Orientale (3881 m) – appaiono sostenute da possenti speroni paralleli che terminano lungo la linea spartiacque. Decisamente meno marcato il versante meridionale che s’innalza dall’Altopiano di Fellaria. Si sa con certezza che la prima cima raggiunta è stata quella Orientale, ma sull’anno ci sono dei dubbi: il 1835 oppure, stando alle cronache alpinistiche, il 1863.
Il Pizzo Bernina e i luoghi che sono entrati nell’immaginario collettivo
Quando si pensa all’Engadina è inevitabile che ci tornino alla mente le solite immagini stereotipate: il trenino rosso del Bernina, i coloratissimi manifesti della prima metà del Novecento, le scorribande alpestri di Heidi e dei suoi amici. Tutti elementi effettivamente legati al territorio, ma che sono stati enfatizzati dalle strategie di comunicazione per promuovere il turismo: il Bernina Express simboleggia la lentezza del viaggio, requisito imprescindibile per godere appieno dei magnifici panorami; l’iconografia pubblicitaria punta sull’art de vivre (sole, natura, sport e divertimento), Heidi è l’archetipo della felicità alpestre made in Switzerland. Ecco quindi che una baita di legno nel villaggio di Grevasalvas diventa una sorta di magnete per attirare turisti.
I Laghi del Pizzo Bernina
I laghi di Silvaplana e Sils, in Alta Engadina, fanno parte di un sistema lacustre postglaciale alimentato dal fiume Inn, che comprende anche i laghi di St. Moritz e Champfer. Partendo dal Maloja, il primo che si incontra è il Lago di Sils (in romancio Lej da Segl). Con una superficie di poco più di quattro chilometri quadrati e una lunghezza di circa cinque chilometri, è il più grande dei Grigioni. In estate è in servizio un battello che, quattro volte al giorno, collega in 40 minuti Sils-Maria a Maloja. Proseguendo lungo la valle s’incontrano nell’ordine: il Lago di Silvaplana (Lej da Silvaplauna), molto frequentato da kitesurf e windsurf, il piccolo Lago di Champfer (Lej da Champfer) e, infine, il Lago di St. Moritz (Lej da S. Murezzan), sulle cui acque ghiacciate in inverno si svolgono mondanissime corse di cavalli.
Il Castello di Tarasp
Arroccato in posizione dominante sull’omonimo villaggio della Bassa Engadina, il Castello di Tarasp è uno dei monumenti d’interesse storico più importanti della Svizzera, tanto da essere stato inserito nell’Inventario dei beni culturali svizzeri d’importanza nazionale e regionale, nel quale sono censiti i siti di maggior valore. Il castello venne fondato nell’XI secolo dai signori di Tarasp, originari del Lago di Como. Nel 1239 l’edificio passò nelle mani dei Conti del Tirolo e nel 1803 venne ceduto dall’ Austria alla Svizzera. All’inizio del Novecento il castello venne poi acquistato da Karl August Lingner, inventore dell’Odol (il primo colluttorio universalmente conosciuto), che lo fece completamente restaurare e, nel 1919, lo aprì al pubblico. Oggi si può partecipare a visite guidate e, al suo interno, assistere a concerti d’organo.
La prima ascensione al Pizzo Bernina
Situato proprio a ridosso del confine tra Italia e Svizzera, il Pizzo Bernina (4049 m) è il Quattromila più orientale della catena alpina e la vetta più alta delle Alpi Retiche. L’origine del toponimo viene fatta risalire alla radice celtica “ber” che stava a significare “sorgente”, “ruscello”: probabilmente l’antico alpeggio così nominato era attraversato da un corso d’acqua. Successivamente, il toponimo venne esteso al passo e, per mano del topografo svizzero Johann Coaz (che alla metà dell’Ottocento era impegnato in una campagna di rilevamenti nell’area), alla vetta principale del gruppo. La prima ascensione al Bernina porta infatti la firma di Coaz che il 13 settembre del 1859 ne calcò la sommità, in compagnia di Joan e Lorenz Ragut Tscharner, risalendo dalla cresta est. Partito alle 6 in punto da Bernina Suot, il terzetto arrivò in cima alle 18 del pomeriggio.
Il Pizzo Roseg
Il Pizzo Roseg (3937 m) è un poderoso monte piramidale che segna la linea di confine tra Italia e Svizzera. Dalla sua vetta, un chilometro a sudovest del Bernina, si staccano tre creste distinte. Il frastagliato crestone di roccia di sudovest porta al Passo Sella, verso l’omonimo pizzo; la cresta di est- nordest scende a formare una sella per poi risalire alla vetta del Piccolo Roseg (3868 m) e ridiscendere a Porta Roseg (3522 m), profonda fenditura tra il Pizzo Roseg e il Monte Scerscen; la cresta di nordovest, infine, dopo aver disegnato una piccola insellatura risale all’Anticima (3920 m) e su terreno nevoso scende alla Spalla (3598 m) per poi dividersi in due rami: quello che va in direzione nord prende il nome di La Crasta, quello che va verso nordovest, invece, va a costituire la Fourcla dals Aguagliouls (3148 m).
Gruppo del Bernina: la rete sentieristica
La frequentazione escursionistica del Gruppo del Bernina è “esplosa” agli inizi degli anni Settanta. A dare un ulteriore impulso a questa attività sul versante italiano ha contribuito la posa della segnaletica da parte del Museo etnografico della Valmalenco, soprattutto per quanto riguarda l’Alta Via della Valmalenco. Sul versante elvetico la tradizionale segnaletica dei sentieri è diventata negli anni un paradigma di precisione a uso dei viandanti d’alta montagna. L’unità grafica di segnali, cartelli e frecce e la simbologia unificata hanno normalizzato l’intera rete sentieristica della regione. Oggi intorno al Bernina si trova una successione di sentieri che consente di effettuarne agilmente la circumdeambulazione.
Piz Palu: luogo perfetto per lo scialpinismo
Una nuvola “atomica”, formatasi per un particolare gioco di correnti ascendenti e discendenti, fa da sfondo all’inconfondibile versante settentrionale del Piz Palü. Situata sullo spartiacque a ridosso del confine, tra la Forcola Bellavista e la Fuorcla Pers-Palü, questa montagna è caratterizzata da tre cime: l’Occidentale (3823 m), la Centrale (3906 m) e l’Orientale (3881 m). Particolarmente apprezzato dal punto di vista scialpinistico per la sua fortunata posizione, al centro di un’area coperta da ghiacciai e con pendenze mai eccessive, il Piz Palü è stato oggetto nel 1972 delle attenzioni del forte sciatore estremo Heini Holzer che ne ha disceso per la prima volta la parete nord. Punti di partenza ideali per le ascensioni al Piz Palü sono il rifugio Diavolezza (2973 m) dalla Svizzera, e i rifugi Marinelli- Bombardieri (2813 m) e Bignami (2385 m) dall’Italia.
Pizzo Bernina: escursioni e trekking
Passo del Bernina - Selva
Partenza: Passo del Bernina (2323 m)
Arrivo: Selva (1450 m)
Dislivello: 850 m in discesa
Durata: 5/6 h
Difficoltà: T/E (turistico/escursionistico)
Dal Passo del Bernina si scende alla stazione ferroviaria per deviare a sinistra e costeggiare lungo una stradina il Lago Bianco. Giunti nei pressi della diga meridionale ci si porta alla base del muraglione. Lasciato a destra il tracciato per Sassal Mason, si scende in una valletta e più avanti ci si riavvicina alla ferrovia che si costeggia fino all'Alp Grüm (2091 m; stazione Ferrovia Retica). Da qui (cartelli indicatori) ci si abbassa lungo un comodo sentiero che traversa più volte la linea ferrata e porta a Cavaglia (1703 m; stazione Ferrovia Retica). Superata la stazione si prosegue verso sudest, fino al limite dei prati e si imbocca sulla sinistra una strada che traversa il torrente in direzione Cavagliola (1703 m). Dopo poche decine di metri si abbandona anche questo tracciato piegando a sinistra lungo una sterrata che aggira a ovest i Motti di Cavagliola per poi entrare in Val Varuna e traversarla su un ponte. Al tornante successivo si lascia la strada per deviare a destra giungendo in breve, a Braita (1750 m circa) dove una stradina in leggera discesa porta ad un tornante (1728 m) della carrozzabile Poschiavo-Somdoss. Si segue la strada verso destra fino al primo tornante (località Li Bigori, 1760 m circa) e si imbocca un sentierino che verso sinistra raggiunge il torrente della Val Ursé. Si costeggia il torrente scendendo fino a Val (1631 m) dove un ponte carrozzabile permette di traversarlo. Si scende sulla strada fino in località Pru Stefan (1580 m circa) e poco dopo si imbocca sulla destra un sentiero che rientra nel bosco e taglia a mezza costa verso sud traversando la Val da Guli e poi le pendici della Motta d’Ur sbucando sui prati di Urgnasch (1465 m). In breve si raggiunge Clef (1494 m), si traversa la Val da Quadrada e verso est, passando Vamporti, si arriva a Selva.
Selva – rifugio Roberto Bignami
Partenza: Selva (1450 m)
Arrivo: rifugio Bignami (2385 m)
Dislivello: 1250 m circa in salita e 300 m in discesa
Durata: 6/8 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Da Selva raggiunto il vicino nucleo di Vamporti (1485 m), si piega a sinistra (cartelli indicatori) e si risale nel bosco raggiungendo la sterrata che verso destra porta a Quadrada (1864 m). Prima di attraversare il torrente di fondovalle e arrivare all’alpeggio si devia a sinistra e si risale la Val Cancian su carrareccia fino a raggiungere l’Alp Cancian (2132 m). Da qui si prosegue (ovest) su sentiero che risale la sinistra orografica della valle (segnavia biancorossi) fino ad arrivare sulla cresta del confine italo-svizzero nei pressi di un laghetto (2498 m). Trascurate le tracce segnalate con i triangoli gialli della Alta Via della Valmalenco, si piega a destra (segnavia biancorossi) e, superati alcuni saltini con scalette a secco, si giunge al Passo Canciano (2464 m). Si piega ora a sinistra divallando in Val Poschiavina grazie a un sistema di cengette. Si percorre poi la destra orografica della valle raggiungendo l’Alpe di Val Poschiavina (2330 m) e dopo una breve discesa si intercetta la stradina che percorre la sponda sudorientale del lago artificiale di Gera. Si piega a destra e si segue la strada passando una caratteristica galleria per sbucare poco dopo sull’incantevole alpeggio di Gembrè da dove ci si abbassa in direzione della grande cascata che alimenta il bacino artificiale. Lambendo le sponde del lago se ne aggira il lato settentrionale e con un’ultima salita si raggiunge il già ben visibile rifugio Bignami.
Rifugio Roberto Bignami – rifugio Antonio e Elia Longoni
Partenza: rifugio Bignami (2385 m)
Arrivo: rifugio Longoni (2450 m)
Dislivello: 1100 m in salita e 843 m in discesa
Durata: 8 h
Difficoltà: E/F (escursionistico/alpinistico facile)
Raggiunta l’Alpe Fellaria (2401 m), si traversa il torrente di fondovalle e si piega verso ovest, lungo una desolata valletta. Risaliti faticosamente alla Bocchetta di Caspoggio (2983 m; nevaio a inizio stagione), si scende verso nord-ovest lungo quel che resta della Vedretta di Caspoggio. Usciti dal ghiacciaio si incontra la traccia che, dopo breve tratto a mezza costa, si collega con il sentiero che porta al rifugio Marinelli-Bombardieri (2813 m). Dal rifugio si imbocca il sentiero che parte dal vicino belvedere e superata una conca detritica prosegue fra imponenti morene (segnaletica abbondante). Si traversa il vallone ai piedi della seraccata orientale della Vedretta di Scerscen superiore e, scavalcata una morena, si traversa anche il vallone della seraccata occidentale. Scavalcato il filo della morena destra orografica del vallone si punta al torrente della Vedretta di Scerscen inferiore che si traversa su un altro ponte. Evitando la diramazione verso l’ex rifugio Entova-Scerscen, perdendo leggermente quota, si aggira il crestone che delimita a sud il bacino della Vedretta di Scerscen inferiore. Giunti al bivio per il rifugio Carate (a sinistra) si segue la segnaletica dell’Alta Via della Valmalenco fino al quadrivio posto nei pressi del Cimitero degli Alpini. A questo punto si piega a destra, con ottima segnaletica, si perviene alla Forcella d’Entova (2831 m), dalla quale, per sfasciumi, si scende al Pian dei Buoi (2672 m), dove sorge la vecchia costruzione di servizio dell’ex rifugio Scerscen e dove giungeva la vecchia strada carrozzabile proveniente da San Giuseppe. Qui vi sono due possibilità: traversato il Pian dei Buoi verso ovest, si tagliano i pendii meridionali della Sassa d’Entova (3329 m) e, dopo un brevissimo passaggio attrezzato, superato in alto il Vallone dell’Entovasco ci si porta sull’imponente crestone meridionale della Sassa d’Entova (3329 m) verso quota 2750, dal quale su cenge e boccette si scende al rifugio Longoni; in alternativa, si segue la vecchia strada e, dopo una serie di esposti tornanti per poi compiere una lunga traversata verso ovest fino ad arrivare all’ampio piazzale dove sulla destra si stacca il sentiero che in pochi minuti risale al rifugio Longoni.
Rifugio Antonio e Elia Longoni - Maloja
Partenza: rifugio Longoni (2450 m)
Arrivo: Maloja (1809 m)
Dislivello: 552 m in salita e 1200 m in discesa
Durata: 6/8 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Dal rifugio Longoni, seguendo la segnaletica gialla dell’Alta Via della Valmalenco si entra nella Valle di Fora. Raggiunto il centro della valle (2300 m) si piega a sinistra per sentiero che scende diretto alle baite dell’Alpe Fora (2053 m). Da qui, lasciata sulla sinistra la deviazione dell’Alta Via che scende a Chiareggio, si prosegue a mezza costa in direzione ovest, per raggiungere il costolone che delimita la sinistra orografica del Vallone Nevasco. Entrati nel vallone, se ne risale il versante opposto, per poi proseguire in leggera ascesa tagliando a mezza costa i ripidi pendii erbosi del versante meridionale della Sassa di Fora o Piz Fora (3363 m). La lunga traversata termina alle baite dell’Alpe dell’Oro (2010 m), da dove, in breve, si scende sulla strada che si inoltra nella Valle del Muretto. Salendo la strada si avvicina al torrente e verso i 2300 m si perde fra i detriti. La traccia risale due successivi valloncelli per giungere infine al Passo del Muretto (2562 m). Dal valico si scende verso nord tenendo la sponda orientale della stretta Valle del Muretto su detriti che a mano a mano si mutano in pascoli sassosi e si arriva al ponticello posto poco a valle della confluenza con la Valle del Forno. Traversato il ponte si risale il versante opposto immettendosi nella larga mulattiera che verso destra porta a Plan Canin (1982 m) e prosegue fino all’Alpe Cavloc (1911 m). Su strada più larga, lambite le sponde del Lej Cavloc, si traversa su un ponte il torrente Orlegna e si passano le case di Orden, giungendo in corrispondenza dell’ultimo tornante della carrozzabile della Val Bregaglia. Si sale lungo la strada e, in breve, si giunge al Passo del Maloja (1815 m).
Maloja – Fuorcla Surlej
Partenza: Maloja (1809 m)
Arrivo: Fuorcla Surlej (2755 m)
Dislivello: circa 1100 m
Durata: 6/8 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Da Maloja ci si porta sulla sponda occidentale del Lej da Sils e s’imbocca la stradina che ne percorre la sponda verso est traversando un bosco. Per larga mulattiera si sale a Ca d’Sternam (2024 m) e, prima delle baite, si piega a sinistra fino a raggiungere la passerella che consente di traversare l’Ova da Fedox. Risalendo l’opposta sponda si arriva a Petpreir (1991 m) da dove sempre su sentiero si procede in piano e trascurato un bivio a destra si scende leggermente immettendosi in un altro sentiero. Raggiunta Chantunasch (1937 m) si prosegue lungo la strada della Val Fex fino all’Hotel Fex (1973 m). Appena dopo le case di Curtins si imbocca sulla sinistra un sentiero che esce dalla Val Fex verso il poggio di Marmoré (2199 m). Al secondo bivio si devia a destra e si sale per un centinaio di metri di dislivello fino a un nuovo bivio. Qui, si prende a sinistra (est) e si prosegue in direzione della stazione d’arrivo della funivia del Furtschellas (loc. Prasüra, 2313 m). Si sale per poche decine di metri imboccando sulla sinistra un sentiero che dopo aver traversato l’Ova da la Resgia, sale con alcuni tornanti alla cimetta de Ils Homins (2453 m). Il sentiero traversa ora verso nordest la suggestiva conca de Ils Lejens e i suoi laghetti. Oltre l’ultimo lago si guada l’Ova de la Rabgiusa, si risale brevemente e con una deviazione verso nord si tocca il poggio di Curtinella (2500 m). A questo punto è possibile tagliare a mezza costa verso est restando in quota (traccia) per circa un chilometro: traversata una sciovia si prosegue su ghiaioni per intercettare il sentiero normale che da Margun Surlej sale alla stazione intermedia della Funivia del Corvatsch (2699 m). Oppure, da Curtinella si può scendere per sentiero fin verso i 2360 metri e deviare a destra entrando sul tracciato proveniente da Margun Surlej per poi salire alla stazione intermedia del Corvatsch. Da qui si scende brevemente verso nordest e a un bivio si devia a destra per traversare la testata del vallone di Murtel. Infine, con un’ultima deviazione a destra e qualche tornante, si sale alla Fuorcla Surlej (2755 m).
Fuorcla Surlej – Chamanna da Boval
Partenza: Fuorcla Surlej (2755 m)
Arrivo: Chamanna da Boval (2495 m)
Dislivello: 1348 m in salita e 1608 m in discesa
Durata: 8 h
Difficoltà: E/EE/F (escursionistico/escursionisti esperti/alpinistico facile)
Da Fuorcla Surlej s’imbocca il sentiero che dapprima punta verso sud per poi piegare a gomito in direzione opposta. Lasciata sulla destra la deviazione per la Chamanna Coaz si prosegue verso nordest abbassandosi lungo il versante sinistro orografico della Val Roseg e, superata l’Alp Surovel (2250 m) si giunge all’Hotel Roseg (1999 m). Da qui si percorre brevemente la strada in direzione di Pontresina e appena passato il ponte sul torrente di fondovalle si devia a destra imboccando il sentiero che porta al Margun Misaun (2245 m), oltre il quale si volge a sudovest. Raggiunta la morena laterale destra orografica del Vadret da Tschierva, la si costeggia e con un’ultima serie di tornanti si raggiunge la Chamanna da Tschierva (2583 m). Dal rifugio si segue il sentierino (nordest) che sfruttando cenge e risalti raggiunge il promontorio noto come la Terrassa (3120 m). Per detriti si taglia a mezza costa verso est fino a raggiungere il Vadrettin da Tschierva che si risale dapprima in direzione nordest e poi est. Raggiunta Fuorca da Boval (3347 m), si scende sul versante opposto lungo un sistema di cenge detritiche e saltini rocciosi. Obliquando verso nordest si entra ora in un canale nevoso (detritico a stagione avanzata) lungo il quale ci si abbassa fin sull’ormai quasi scomparso Vadret Boval dadains. Obliquando ancora verso nordest ci si porta sotto le pendici meridionali del Corn Boval da dove si volge decisamente a est e si scende fino alla Chamanna da Boval.
Chamanna da Boval – Passo Bernina
Partenza: Chamanna da Boval (2495 m)
Arrivo: Passo del Bernina (2323 m)
Dislivello: 500 m in salita e 666 m in discesa
Durata: 6 h (3 h fino al Diavolezza da dove sfruttando la funivia e poi il trenino della Ferrovia Retica si può tornare comodamente al Passo del Bernina)
Difficoltà: EE/F (escursionisti esperti/alpinistico facile)
Dalla Chamanna da Boval si segue la traccia che dopo essere passata accanto al vecchio rifugio si dirige verso sud, sulla morena del Vadret da Morteratsch, fino ad arrivare a toccare il ghiacciaio verso i 2500 metri. Quindi, si piega a est e si prosegue sull'ampia groppa pianeggiante e quasi priva di crepacci verso la bastionata rocciosa al piede occidentale della Fortezza (3369 m). Si guadagna così la morena destra orografica che si percorre verso nord costeggiando un laghetto glaciale oltre il quale si piega nuovamente a est, per salire a scavalcare l'affioramento detritico e roccioso dell'Isla Persa (2720 m) e mettere piede sul Vadret Pers verso i 2840 metri. A questo punto si volge verso nordest, si traversa il pianeggiante ghiacciaio con radi crepacci e si raggiunge la sua morena laterale destra orografica, ove si incrocia il sentiero che con ripide svolte sale per detriti fino al Diavolezza. Da qui si scende per sentiero aggirando le pendici settentrionali del Sass Queder per traversare la Val d’Arlas e dirigersi a oriente fino al Passo del Bernina. Quest’ultimo tratto si può evitare scendendo con la funivia del Diavolezza e poi prendendo il trenino del Bernina.