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Escursioni con il cane, ne parliamo con l’addestratore cinofilo Nino Malavenda

Le uscite all'aria aperta sono i momenti di massima felicità per un cane, ma è necessario conoscere alcune norme di prevenzione e sicurezza per apprezzare l'escursione

“Condividere una giornata di relax e divertimento con i propri amici a quattro zampe è sempre una bellissima emozione – esordisce Nino Malavenda, addestratore cinofilo, guida escursionistica e istruttore nazionale delle unità cinofile del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – soprattutto durante un’escursione all’aria aperta, dove si può osservare uno dei momenti di massima felicità in un cane.
Non esistono quindi controindicazioni se si decide di partire per una gita in montagna con il proprio cane, salvo alcune semplici norme di prevenzione e sicurezza con cui rendere indimenticabile l’esperienza per l’intero binomio. Perché gli inconvenienti e i pericoli in cui può incappare un escursionista sono gli stessi che riguardano anche i cani, con l’aggiunta del fatto che questi ultimi non sempre hanno le medesime capacità di elaborazione razionale degli esseri umani e spesso necessitano di una guida autorevole e preparata con cui affrontare le difficoltà.

Innanzitutto, Nino, un’escursione in montagna è un’esperienza positiva per i cani?
Ti rispondo indubbiamente di sì, perché la curiosità di muoversi in un ambiente nuovo, di esplorare nuovi scenari e sentire nuovi odori dà senz’altro grandi benefici al loro equilibrio e benessere psicofisico. A livello individuale, potrebbero esserci cani che dimostrano paura di fronte a questo tipo di esperienza, ma si tratterebbe sicuramente dei postumi di un’esperienza negativa che hanno vissuto precedentemente e che andrebbe analizzata con attenzione.

A livello di razze, ci sono tipologie di cani per le quali una gita in montagna è sconsigliata?
In generale no, purché la lunghezza e la tipologia di escursione siano commisurate con la taglia, il livello di allenamento e le caratteristiche morfologiche del cane. Paradossalmente, quelli di grossa taglia possono soffrire maggiormente la fatica e i terreni accidentati.

Parli di allenamento, ma come ci si deve comportare da questo punto di vista rispetto a un cane?
Partiamo dal presupposto che hanno una capacita di adattamento alla fatica superiore alla nostra. Detto questo, occorre prestare molta attenzione alla gradualità con cui proponiamo l’attività fisica a un cane, perché può soffrire di affaticamento muscolare o traumi alle articolazioni proprio come noi, soprattutto se vive abitualmente in un contesto urbano che ne limita il movimento. Per di più, noi possiamo prevedere la lunghezza e l’impegno richiesto da un’escursione quando la studiamo a tavolino prima di partire. Loro non possiedono queste informazioni e potrebbero gestire in maniera scorretta lo sforzo. E poi c’è il problema delle zampe, che possono soffrire i terreni molto accidentati se i polpastrelli non hanno avuto la possibilità di adattarsi e di indurirsi con un’adeguata preparazione. Anche l’età del cane è una componente da tenere presente: i cuccioli senza dubbio hanno minore resistenza, mentre quelli un po’ più vecchiotti potrebbero soffrire gli acciacchi dell’età.

Durante l’escursione, come si può aiutare un cane a sopportare meglio la fatica?
Innanzitutto dobbiamo tenerli sotto stretto controllo, possibilmente al guinzaglio, come impone la legge. Questo li aiuta a dosare lo sforzo insieme a noi e ci consente di osservare le loro reazioni per capire se sono stanchi, e magari è meglio accorciare l’escursione. A livello nutrizionale, sconsiglio di modificare la dieta, perché i cani non hanno bisogno di un ulteriore apporto di energia come noi, che spesso dobbiamo fermarci per il classico spuntino a base di dolci o barrette. Piuttosto prestare attenzione all’idratazione, proponendo bevute ridotte ma frequenti. Infine, il tema della temperatura che diventa problematica in caso di caldo intenso. I cani hanno maggiore difficoltà di noi a disperdere il calore corporeo, per cui può essere indicato inumidire un po’ il pelo lungo i fianchi nelle giornate torride.

Quali sono i pericoli oggettivi più rischiosi per i cani in montagna?
Anche da questo punto di vista, i cani sono meglio attrezzati di noi a livello fisiologico per affrontare percorsi accidentati e terreni impervi. Questo però non significa che sia importante fare attenzione. Innanzitutto perché il loro naturale istinto predatorio li può spingere ad adottare comportamenti pericolosi. Per esempio quando si lanciano in una corsa sfrenata, seguendo odori particolarmente stimolanti oppure inseguendo animali selvatici, senza prestare attenzione al terreno su cui si muovono. Le fratture agli arti sono frequenti tra le pietraie, così come le cadute dai salti di roccia. Anche gli attacchi degli ungulati spaventati, soprattutto cervi, stambecchi e cinghiali, rappresentano un pericolo concreto. L’abitudine di tenere i cani al guinzaglio non è quindi soltanto una questione di rispetto della legge, ma una norma di buonsenso per la loro sicurezza. Con un’ultima attenzione a due animali piuttosto insidiosi per i nostri amici a quattro zampe, anche quando vengono tenuti vicini dai loro padroni: vipere e marmotte. Le prime si rintanano spesso tra rocce e anfratti, proprio dove i cani amano annusare. Le seconde possono provocare gravi ferite morsicando, se il cane si infila nella loro tana.

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