Il 50% dei rifugi lombardi soffre la siccità, e le strutture chiedono da anni interventi per l’approvvigionamento idrico. Tuttavia, nel 2022, anno più siccitoso dall’inizio dell’Ottocento, il 60% dei rifugi ha registrato una diminuzione almeno del 30-40% dell’acqua disponibile.
Come conseguenza, il 10% delle strutture ha dovuto interrompere in anticipo la stagione estiva. Inoltre, tutti i rifugi sono stati meno frequentati nella stagione primaverile per lo scarso innevamento e la carenza di acqua.
I dati raccolti da Ersaf
I dati, estrapolati da un sondaggio realizzato tra gennaio e marzo 2023 da Ersaf (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) con il contributo di Assorifugi Lombardia, sono stati illustrati da Luca Grimaldi (Ersaf) in occasione dell’incontro “Cambiamento climatico e rifugi: un adattamento indispensabile”, organizzato dal CAI Milano, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. La conferenza è stata la seconda del progetto “FOOTPRINTS. Tu, che misura porti?” inserito nel calendario del 150° anniversario del CAI Milano. Attraverso questo progetto si vuole dare visibilità a un tema di grande attualità e da sempre centrale nella filosofia del CAI: la sostenibilità delle azioni umane in montagna e non solo.
A rispondere al sondaggio sono stati 107 rifugi lombardi su un totale di circa 250, cui si aggiungono capanne sociali e bivacchi. Strutture che, di solito, sono aperte un mese e mezzo in primavera per la stagione delle ciaspole e dello scialpinismo, e più o meno tre mesi nella stagione estiva.
I dati Ersaf parlano chiaro: per le aree al di sopra dei 2000 m di quota, a partire dal nuovo millennio si è misurato un repentino aumento dei giorni estremamente caldi. Come conseguenza dell’incremento delle temperature, sopra i 1500 m le piogge tendono a sostituirsi alle nevicate, soprattutto all’inizio della stagione invernale, riducendo così l’estensione e lo spessore della copertura nivale.
I ghiacciai della Lombardia hanno perso fino a 70 m di spessore dal 1981 al 2007. Un dato allarmante, se si tiene conto del fatto che i ghiacciai alpini, in generale, sono spessi non più di 50/100 metri. Il cambiamento climatico sta dunque influenzando soprattutto le aree di montagna. Questo porta a periodi sempre più frequenti e duraturi di siccità e al distacco di valanghe.
L’impegno del CAI Milano
In questo contesto, il CAI Milano è impegnato, grazie ai cofinanziamenti messi a disposizione da Regione Lombardia e dal Fondo Stabile Pro Rifugi, in un ingente sforzo, sia in termini di risorse economiche sia in termini di lavoro dei propri volontari. Nell’ultimo triennio, questo sforzo ha portato a circa 3 milioni di euro di investimenti. Questi hanno riguardato il ripristino di strutture danneggiate da valanghe e degli impianti di chiarificazione delle acque reflue, ma anche il potenziamento, progettazione e realizzazione di impianti per l’approvvigionamento di energia rinnovabile (solare ed idroelettrica), per l’accumulo e stoccaggio di acque piovane a uso idrosanitario, nonché per il trattamento, stoccaggio e trasporto a valle dei rifiuti solidi. E, infine, per l’approvvigionamento delle derrate con mezzi ecologici (teleferica).
Rifugi e sostenibilità
Alcuni rifugi sono, inoltre, un esempio di avanguardia nella sostenibilità. Il Carlo Porta, ad esempio, per riscaldare gli escursionisti prevede di utilizzare biomassa ricavata dalla gestione dei boschi adiacenti. Per valorizzare ulteriormente i suoi rifugi, la sezione di Milano ha lanciato quest’anno un premio a punti per tutti i soci che dimostreranno di averli visitati nel corso della stagione.