Itinerari

Cinque sentieri verso gli eremi della Maiella e del Morrone

Sulla Maiella e sul Morrone, alla scoperta della storia di Fra' Pietro.

Il sentiero per l’eremo di San Giovanni è una passeggiata verso il vuoto. Si lascia alle spalle i fiori e i pascoli, si affaccia sul vallone dell’Orfento. Si scende a svolte in una ripida faggeta, poi il tracciato s’interrompe sull’orlo di un salto di roccia. Più in basso, tra un ciuffo d’erba e un ginepro, compare la rudimentale scalinata dei monaci. Tacche per le mani e gradini per i piedi portano alla base delle rocce, poi l’eremo sembra materializzarsi dal nulla. Tra i faggi compare la grotta che ospitava i monaci, e dove sgorga una sorgente. Resta da visitare il piano nobile, e non è un’avventura per tutti. Si inizia con un’aerea scalinata nella roccia, si continua per un ballatoio lungo una quindicina di metri. Per entrare nella grotta occorre strisciare su una stretta cengia coperta, con la mano e il braccio destri che sembrano scivolare nel vuoto. All’interno sono un altare e le grondaie che portavano l’acqua piovana fin qui. I pellegrini hanno lasciato dei fiori, una croce, un quadernetto per le firme. Quando il fruscio del vento tra i faggi si placa, si ascoltano le acque dell’Orfento che scrosciano mille metri più in basso.

La simbiosi tra uomo, fede e pietra è sempre stata chiara a chi ha descritto la Maiella, la Domus Christi del Petrarca. “Il destino degli uomini nella regione che da otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne. Il fattore costante della loro esistenza è la natura” ha scritto l’abruzzese Ignazio Silone. “La Maiella è il Libano di noi abruzzesi” ha aggiunto ne L’avventura di un povero cristiano, dedicata a Fra’ Pietro e al suo “gran rifiuto”. Pietro Angeleri, in realtà, è un protagonista della storia della Chiesa. Nasce in Molise, studia in Laterano, diventa eremita tra il Morrone e la Maiella. Fonda gli eremi di San Bartolomeo di Legio e San Giovanni all’Orfento e l’abbazia di Santo Spirito a Maiella. E’ in odore di santità e per questo, nel 1294, il Conclave che si è riunito invano per due anni lo indica come nuovo Papa. Lui sceglie il nome di Celestino V, e viene incoronato all’Aquila. Ma il fasto e l’immoralità della Curia lo spingono a una scelta inaudita. Dopo pochi mesi, davanti a chierici e cardinali attoniti, Celestino annuncia la sua rinuncia alla carica. Vuole tornare a pregare sui suoi monti, ma il suo successore Bonifacio VIII lo fa rinchiudere nella fortezza di Fumone, dove muore nel 1296.

Nell’Inferno, Dante sembra allinearsi a questa crudeltà, e bolla Fra’ Pietro come “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Un giudizio smentito nel 1313 dalla Chiesa, che lo innalza all’onore degli altari con il nome di San Pietro Celestino. Oggi ricordano il suo rapporto con l’Abruzzo i riti della Perdonanza, inseriti nel Patrimonio immateriale dell’UNESCO. Sulla Maiella e sul Morrone, invece, la storia di Fra’ Pietro è scritta nella pietra delle abbazie, degli eremi e dei sentieri che li raggiungono. La Badia Morronese ospita la sede del Parco nazionale della Maiella e si raggiunge in auto. Strade di montagna salgono alle abbazie di San Liberatore e di Santo Spirito a Maiella e all’eremo della Madonna dell’Altare. Gli altri luoghi di culto si raggiungono a piedi, con itinerari di varia lunghezza e che a volte includono tratti aerei ed esposti. Chi vuole camminare per più di un giorno può seguire il Cammino di Celestino (6 tappe) o il Sentiero dello Spirito (4 tappe). Informazioni su entrambi su www.parcomajella.it.

L’eremo di Sant’Onofrio al Morrone e il Santuario di Ercole Curino

(170 metri di dislivello, 1.30 ore a/r, T)

A Sant’Onofrio, Fra’ Pietro fu raggiunto dal messo che annunciava la sua elezione a Papa. Sotto la piccola abbazia è una grotta, dal piazzale si scende al santuario italico e romano di Ercole Curino. Di solito l’eremo è aperto nei weekend, informazioni al 349.8474470. Dalla Badia Morronese si sale in auto a un piazzale (525 m), poi si sale a piedi per un viottolo all’eremo di Sant’Onofrio (637 m). Da vedere l’oratorio decorato da affreschi del Trecento e il terrazzo affacciato verso Sulmona. Si torna al piazzale e si scende all’area archeologica, affiancata da grandi scalinate e da una fontana di pietra. Dalla terrazza inferiore (480 m) si risale per la via di salita.

San Bartolomeo di Legio. Foto Stefano Ardito

Dalla Valle Giumentina a San Bartolomeo di Legio

(180 metri di dislivello, 2 ore a/r, E)

L’eremo di San Bartolomeo di Legio, su una cengia, si raggiunge spesso da Roccamorice. L’itinerario dalla Valle Giumentina, abitata nel Paleolitico, offre una visione mozzafiato del complesso. La strada della Giumentina si raggiunge da Abbateggio, da Roccamorice e dalla statale 487, e conduce alla stele della Madonna degli Scout e a un bivio (738 m). A piedi si segue la strada sterrata di sinistra, che sale all’Ecomuseo della Preistoria. Da un bivio si continua per un viottolo erboso (segnavia S e CP) che scavalca un crinale. Si scende tra rovi e felci, si scopre l’eremo, si traversa il fosso (710 m) su un ponte naturale e si risale a San Bartolomeo (730 m, 1 ora). Sul fondovalle è una fonte scavata nella roccia. Si torna per la stessa via.

Verso San Giovanni all’Orfento. Foto Stefano Ardito

Da Decontra a San Giovanni all’Orfento

(900 metri di dislivello, da 4 a 5 ore a/r, T/E fino alla Piana Grande, EE la discesa all’eremo)

Il sentiero che taglia i tornanti della sterrata che sale alla Piana Grande offre l’itinerario più frequentato per l’eremo di San Giovanni all’Orfento. Entrare nella grotta superiore è impegnativo. Dalla statale 487, a valle di Caramanico Terme, si sale a Decontra (810 m). A piedi si segue una strada sterrata fino a un quadrivio, si va a destra, e si continua (segnavia B1) per una strada sterrata e poi e per un sentiero fino ai pascoli delle Pratedonica. Si tagliano altri tornanti, ci si affaccia sull’Orfento, si ritrova la strada e la si segue fino a una sbarra (1500 m, qui si può arrivare in fuoristrada) e alla Piana Grande. A un bivio (1536 m) si va a destra, per un sentiero che scende nella faggeta. Gradini e tacche per le mani riportano al bosco prima dell’eremo (1350 m, fonte). Il percorso (facoltativo!) per la chiesa rupestre è facile ma molto esposto. Si torna per la stessa via.

Da San Liberatore a Maiella a Sant’Onofrio e a Castelmenardo

(440 metri di dislivello, 2.45 ore a/r, E)

I boscosi valloni di Serramonacesca ospitano varie meraviglie medievali. L’eremo è sempre aperto, ma conviene verificare in anticipo gli orari di apertura di San Liberatore. Dal paese si sale in auto all’abbazia (367 m). A piedi si torna verso il paese e si imbocca un viottolo in salita (segnavia S) che entra nel Fosso di Sant’Onofrio e porta a uno slargo (520 m) da cui un sentiero con gradini scavati nella roccia sale all’eremo e a una fonte. Si torna allo slargo, si piega a sinistra e si segue una strada asfaltata verso le case di Brecciarola e il tornante (360 m) da cui un sentiero raggiunge le rovine di Castel Menardo (473 m). Si torna alla strada, si raggiunge un bivio, e si va a destra fino al punto di partenza.

Grotta Sant’Angelo di Palombaro. Foto Stefano Ardito

Da Pennapiedimonte a Fara San Martino

(650 metri di dislivello in salita, 870 metri di dislivello in discesa, 3.15 ore sola andata, E)

La Grotta Sant’Angelo di Palombaro e i ruderi del monastero di San Martino in Valle si possono raggiungere con brevi passeggiate. Questa traversata ai piedi della Maiella consente di toccarli entrambi, e di ammirare dei selvaggi valloni rocciosi. Dal centro di Pennapiedimonte (669 m) si sale al piazzale del Balzolo (695 m), belvedere sul Vallone dell’Avello. Si riparte in discesa nel borgo (segnavia G3), si esce dall’abitato, e si raggiunge la statale prima di un ponte (474 m). Più avanti si sale per un viottolo tra ulivi e campi, si entra nei boschi della Montagna d’Ugni, si raggiunge una stradina che sale da Palombaro e si sale fino al termine dell’asfalto (772 m). Un viottolo a saliscendi e un sentiero salgono alla Grotta Sant’Angelo (850 m), con i resti di un eremo. Si torna al sentiero principale, si tocca una fonte e si continua a saliscendi fino ai casali di Capo le Macchie (640 m), da cui si scende verso i pastifici di San Martino e le sorgenti del Verde (430 m). Si risale al Vallone di Santo Spirito, si traversa una spettacolare forra e si raggiungono i resti dell’abbazia di San Martino in Valle (560 m). Tornati all’asfalto, si sale al centro di Fara San Martino (440 m).

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