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Bentornata, lince: via al progetto di reintroduzione sulle Alpi Giulie

In Italia sono rimasti sì e no 10 esemplari di lince. Non abbiamo sbagliato a scrivere, proprio dieci di numero: secondo il WWF, attualmente nel nostro Paese “si stima la presenza di 10-15 individui (di lince, ndr), che stanno sull’arco alpino e arrivano da nuclei più grandi che si trovano in Svizzera e Slovenia. Per avere un termine di paragone, in Europa ce ne sono circa 10mila. Sono decisamente poche, e da qui è nata l’intenzione di dare vita a un progetto di reintroduzione di questo felino, che è stato perseguitato sino ad arrivare quasi all’estinzione nella prima metà del XX Secolo. L’idea c’è già da un po’, ma solo ora trova finalmente concretezza.

Il mammifero più raro in Italia

Il progetto si chiama ULyCA2, è coordinato da Carabinieri Forestali, WWF e Regione Friuli Venezia Giulia e fa parte del più ampio progetto europeo LIFE Lynx, che ha appunto lo scopo di prevenire l’estinzione della lince nelle Alpi Dinariche (in territorio croato) e nelle Alpi Sud-Orientali “con misure di rinforzo e conservazione”. Nella pratica, significa che 5 esemplari di lince, provenienti dal cantone Giura (in Svizzera), dai Carpazi (in Romania) e dalla Croazia, saranno rilasciati nella foresta di Tarvisio, in provincia di Udine, che è un territorio storico per la presenza di questa specie in Italia. Gli animali vengono scelti e catturati proprio in questi giorni, con i primi reinserimenti nel nostro Paese previsti fra la fine di marzo e l’inizio di aprile: il WWF la descrive come “un’operazione complessa dal punto di vista organizzativo, logistico e tecnico-scientifico”, cui seguirà ovviamente un’altrettanto complicata e importante attività di monitoraggio, effettuata con l’utilizzo di collari GPS, fototrappole e campionamento genetico.

Perché tanto odio contro la lince?

Questo progetto si inserisce nella campagna ReNature del WWF, che ha sostanzialmente lo scopo di invertire la perdita di specie e habitat anche in Italia, che con la lince ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Trattandosi di un felino, dunque più cauto ed elusivo, questo animale ha meno rapporti e contatti con l’uomo rispetto al lupo e all’orso bruno, ma nonostante questo ha rischiato l’estinzione proprio a causa nostra. Le sue prede preferite sono il capriolo, il camoscio alpino e la lepre, e il suo problema (fra virgolette) sta proprio qui, perché sono anche le nostre preferite. Nostre inteso come dei cacciatori, che la vedono come una concorrente per la selvaggina: per questo, anche se è protetta da leggi nazionali e internazionali, la lince è stata (ed è tuttora) vittima di uccisioni illegali e di bracconaggio. La uccidono per avere un rivale in meno, insomma.

Anche le popolazioni di lince presenti in altri Paesi europei, dalla Slovenia alla Francia, dall’Austria alla Svizzera, sono tutte legate a progetti di reintroduzione di esemplari prelevati dai Carpazi tra il 1973 e il 1983; nel 1975 fu fatto un tentativo di reintroduzione anche in Italia, all’interno del Parco nazionale del Gran Paradiso, ma non ebbe successo. I pochi esemplari presenti da noi stanno prevalentemente nelle Alpi orientali (in Veneto e Trentino) e più raramente in Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte, dove arrivano scendendo dalla Svizzera. Come detto, questo grande felino (il più grande in Europa) fa una vita riservata e riesce quasi sempre a passare inosservato: caccia soprattutto al tramonto e di notte e ha abitudini completamente solitarie. L’unica eccezione è il periodo degli amori, che va da febbraio ad aprile, quando gli esemplari si ritrovano per l’accoppiamento. Per poi separarsi nuovamente, però.

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