Film

“The Fatal Game”, il dramma di abbandonare un amico sull’Everest per salvarsi la vita

Quando si parla di tragedie sull’Everest, il pensiero va nell’immediato al dramma del 1996, raccontato in vari libri, primo tra tutti “Aria sottile” (1997) di Jon Krakauer e nella pellicola “Everest” (2015). In una primavera caratterizzata da affollamento al campo base, due spedizioni commerciali, capitanate dagli alpinisti Rob Hall e Scott Fischer, decidono di collaborare nell’ascesa alla vetta più alta del Pianeta e partono in salita il 10 maggio. Una improvvisa perturbazione altererà i piani, rendendo la discesa una fuga, una lotta per la sopravvivenza, e c’è chi al campo base non farà più ritorno. Bene, meno nota al vasto pubblico è un’altra tragedia verificatasi nel 1994 sulle pendici dell’Everest. Un dramma raccontato in una pellicola dal titolo emblematico di “The Fatal Game” (Nuova Zelanda, 1997, 51′), disponibile su Prime Video in lingua inglese con sottotitoli in italiano. Alla regia Richard Dennison.

Sinossi

Il film ripercorre la vicenda dell’alpinista australiano Mike Rheinberger, partito nella primavera del 1994 in compagnia dell’amico e operatore Mark Wethu. Compito di quest’ultimo è documentare la realizzazione di  un sogno: salire sul Tetto del Mondo. I due salendo con una certa lentezza, arrivano in vetta alle 19:18 e in discesa comprendono di non poter ornare al campo base, optando per un complesso bivacco una ventina di metri sotto la cima. All’indomani provano a scendere di quota. Arriva nuovamente il buio, Mike ormai è cieco, delirante, non riesce a muoversi. Mike non è in grado di proseguire. Mark non ha intenzione di lasciarlo lì, ma ormai è anche lui allo stremo delle forze e via radio, dal campo base, viene persuaso a scendere, abbandonando l’amico al suo destino. Mark tornerà vivo al campo base ma con seri congelamenti agli arti inferiori. Dopo due anni di cure e una operazione ai piedi, decide di tornare a quota Ottomila e punta al Cho Oyu, in Tibet. Una vetta da cui potrà vedere l’Everest e salutare ancora una volta l’amico Mike.

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