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Aree protette in Italia, quanto le conosciamo? La risposta in un sondaggio WWF

La Strategia europea per la Biodiversità, importante provvedimento dell’Europa e uno dei target fondamentali su cui i governi europei dovranno lavorare per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto entro il 2030, continua ad essere un oggetto misterioso per l’opinione pubblica italiana. Su scala nazionale si ritiene poco soddisfacente l’impegno delle istituzioni nella protezione del territorio, ma al contempo risulta essere nota a pochi la riforma costituzionale del 2022, che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione Italiana inserendo la tutela della biodiversità e degli ecosistemi all’interno dei suoi principi generali. Questo lo scenario emerso da un sondaggio sulla percezione e il livello di conoscenza degli italiani sulle aree protette, realizzato da EMG per il centro Studi del WWF Italia, i cui risultati sono stati illustrati lo scorso 12 gennaio a Roma, in occasione dell’incontro “Valore Natura” promosso Marevivo e WWF Italia.

Come illustrato in sede di presentazione dei risultati da Fabrizio Masia, Amministratore delegato e Partner EMG Different, il sondaggio si è basato su un campione di 1000 italiani di età compresa tra 18 e 70 anni, “rappresentativo del tessuto morfologico dei nostri concittadini”. I temi indagati sono stati sostanzialmente 3: la percezione complessiva dei parchi e delle aree protette; quanto venga percepito l’impegno delle istituzioni nei confronti delle aree protette; dati di conoscenza.

Quanto gli Italiani conoscono le aree protette

Nell’ampio ventaglio di tipologie di aree naturali protette presenti lungo lo Stivale, gli italiani dimostrano di conoscere in particolare parchi nazionali e regionali, che sono anche i più frequentati, le OASI WWF e le riserve naturali regionali (più dell’80% degli intervistati) e le aree marine protette (78%). Meno note sono le aree Natura 2000 e le Riserve dello Stato. Solo l’8% sostiene di aver visitato nel 2022 un parco nazionale. Stessa percentuale in relazione ai parchi regionali.

Gli italiani hanno le idee chiare su quali siano gli scopi delle aree naturali protette. Per il 50% del campione, infatti, devono tutelare e valorizzare la natura, per il 20% sono importanti per proteggere gli animali che vivono nell’area protetta e per l’8% educano e sensibilizzano i cittadini sui temi ambientali.

Servizi ecosistemici, un tema da chiarire

I servizi ecosistemici sono quei servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo. Quanti italiani ne sono a conoscenza? Circa l’11%. Tra quanti ne abbiano mai sentito parlare, il 40% ritiene che siano servizi che la natura è in grado di fornire all’uomo, un 33 % pur avendone conoscenza, non saprebbe definirli. Nonostante l’espressione servizi ecosistemici non sia ancora penetrata nell’opinione pubblica, il 73% dei cittadini pensa che acqua, aria e cibo dipendano dai sistemi naturali.

L’impegno delle istituzioni per la natura

Dal sondaggio emerge una percezione in negativo dell’impegno delle istituzioni, su scala nazionale e europea, nella salvaguardia della natura. Come anticipato, solo 1 italiano su 10 è a conoscenza della strategia varata dall’Unione europea, al fine di arrivare entro il 2030 ad avere oltre il 30% di territorio e mare protetto, di tutta Europa. A livello nazionale, il 35% degli intervistati ritiene che si stia facendo troppo poco a livello istituzionale per raggiungere l’obiettivo dell’UE, il 10% che non si stia facendo assolutamente nulla. Soltanto un 3% ritiene che l’impegno sia “molto”.

Il 60% circa degli italiani ritiene che sia importante avere un territorio e un mare protetto e che l’impegno in tal senso dovrebbe arrivare al 47% dallo Stato, per un 24% dalle Regioni e a seguire, in percentuali meno rilevanti dalle amministrazioni locali, associazioni ambientaliste, cittadini, imprese. Una maggiore tutela di territorio e mare è percepita dagli italiani come fonte di maggiore benessere per la collettività (82% degli intervistati) e strumento utile a combattere il cambiamento climatico (67%).

L’investimento dell’Italia sulle aree protette è ritenuto in generale da quasi il 60% degli intervistati basso o nullo. Il 77% afferma di essere favorevole a un aumento di investimenti da parte del governo a tutela della natura. Percentuale similare (75%) dichiara che siano necessarie più risorse di quelle attualmente stanziate per centrare l’obiettivo del 2030.

Se da un lato si percepisce la necessità di agire a tutela della natura e che il principale attore debba essere lo Stato – che per la maggioranza non sta facendo abbastanza – dall’altro solo un italiano su 10 afferma di conoscere la riforma costituzionale per la tutela della biodiversità e degli ecosistemi approvata nel febbraio 2022.

Il commento del WWF Italia

“La stragrande parte degli Italiani ignora la riforma costituzionale sull’ambiente in costituzione in vigore ormai da un anno. Una percentuale ancor più alta di persone non sa che il nostro Paese deve porre sotto tutela almeno il 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030 – commenta Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia – . Obbiettivo possibile ma molto difficile se non si aumenta la consapevolezza dell’importanza della conservazione della natura e se non si rendono più efficienti ed efficaci le attuali aree protette, sia terrestri che marine, istituendo anche quelle già previste per legge. Il 2030, scadenza prevista dall’unione Europea è tra sette anni: di questo passo non riusciremo a centrare un obiettivo indispensabile a proteggere la nostra natura, il nostro mare e il nostro benessere. Serve un impegno straordinario, che i cittadini chiedono e che deve vedere protagoniste – sin da subito – le istituzioni.”

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