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Crisi idrica: ad oggi mancano 4 miliardi di metri cubi d’acqua sotto forma di neve

Le nevicate che hanno interessato Alpi e Appennini nei giorni scorsi hanno finalmente regalato una parentesi invernale in quello che finora è sembrato essere un autunno senza fine. Possiamo tirare un sospiro di sollievo? Con le montagne finalmente ricoperte di un velo bianco, possiamo mettere in un cassetto le preoccupazioni legate alla siccità invernale con conseguente crisi idrica estiva? La risposta che arriva dagli esperti della CIMA Research Foundation (Centro Internazionale di Ricerca in Monitoraggio Ambientale) è decisamente negativa. Sebbene l’inverno meteorologico termini il 28 febbraio, e dunque ci attendano ancora settimane in cui nuove perturbazioni potrebbero contribuire ad aumentare gli accumuli nevosi in quota, la situazione appare molto critica.

“L’Italia sta affrontando un altro grave deficit di risorse idriche da neve nel 2023 – si legge in un post diffuso sui canali social della CIMA Research Foundation – . Vediamo paesaggi con poca neve, ma sappiamo anche che l’accumulo di neve può cambiare significativamente da un anno all’altro. Quindi quanto è grave la situazione al momento? Ci sono due variabili da tenere presenti quando si parla di neve e risorse idriche: l’estensione (dove) e la profondità della neve (quanta). Alimentando i nostri modelli fisici con le immagini satellitari, ITSNOW fornisce entrambe le informazioni in tempo reale.

Quanta neve ci manca al momento?

Confrontando i valori del 2023 con le medie del decennio 2011-2021, secondo le stime elaborate dagli esperti, attualmente mancherebbe circa il 69% dell’acqua accumulata nella neve a scala nazionale.”

“In altre parole stiamo registrando un deficit maggiore rispetto all’anno scorso, che è già stato un anno storico di siccità – spiegano – . Sulle Alpi italiane abbiamo circa 1/3 di risorse idriche nivali rispetto agli ultimi anni. Perché? Oltre alle scarse precipitazioni, dicembre 2022 è stato molto caldo. I nostri strumenti in tempo reale mostrano che la neve ha iniziato a fondere già a metà dicembre, molto prima del solito.”

Una “peculiarità” dell’inverno in corso è che la carenza di neve caratterizzi al contempo Alpi e Appennini. “L’anno scorso l’Appennino ha registrato un abbondante accumulo di neve, che significa che la siccità nevosa ha colpito soprattutto il Nord Italia. E quest’anno? No! Secondo i nostri modelli, quest’anno l’Italia centrale è ancora più colpita delle Alpi italiane (-84% in Abruzzo)”. Sulle Alpi il deficit è al momento del 67%.

“Nel complesso – concludono gli esperti – possiamo stimare che all’Italia manchino ad oggi 4 miliardi di metri cubi d’acqua sotto forma di neve (pari al 16% del Lago Maggiore). Poca neve in inverno = meno acqua in primavera e in estate, quando la domanda aumenta.”

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