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Scoperto in Alaska un ghiacciaio assente sulle mappe e nei database

Nell’era dei satelliti, che osservano dallo spazio terre e mari del nostro Pianeta, è possibile scoprire, con impegno e un pizzico di fortuna, angoli di mondo finora sfuggiti agli occhi più attenti. Ne è prova la recente scoperta realizzata in Alaska da un appassionato di outdoor e fotografia, di un ghiacciaio mai segnalato prima su mappe topografiche o database. 

Autore della scoperta è Zachary Sheldon, proprietario dell’Alaska Guide Co., compagnia con sede a Valdez specializzata nella organizzazione di tour alla scoperta della natura selvaggia dell’Alaska. Zachary, 40 anni, da oltre un decennio sta lavorando alla realizzazione di un database digitale della geografia e delle forme di vita dell’Alaska e proprio nel corso di una delle sue esplorazioni sul campo, nel nord del Paese, si è imbattuto in quello che si è rivelato essere non solo un ghiacciaio “sconosciuto” ma anche il più settentrionale degli Stati Uniti.

Un piccolo ghiacciaio resistente

Il “Northermost Glacier” (il ghiacciaio più a nord), così ribattezzato da Sheldon, si colloca precisamente a 69°30′ 34.452″ N, 145°30′ 58.212″ W, a una quota di 1304.54 m nelle Shublik Mountains, catena montuosa che si innalza nel paesaggio desolato della tundra artica. La città più vicina risulta essere Kaktovik. Le sue dimensioni sono alquanto limitate, con una superficie di circa 0,25 chilometri quadrati. Un ghiacciaio dunque piccolo e fragile.

“In tutto il mondo, i ghiacciai più piccoli stanno scomparendo a causa del cambiamento climatico – ha dichiarato alla redazione di Anchorage Daily News Matthew Sturm, professore di geofisica presso il Geophysical Institute della University of Alaska Fairbanks – . Ed ecco invece questo piccolo ghiacciaio a nord. Quando stavano contando i bambini in classe si sono dimenticati di contare questo piccoletto”.

Il “piccoletto” resiste probabilmente grazie a una serie di fattori: l’ombreggiamento offerto dalle montagne circostanti, la copertura detritica che caratterizza la lingua del ghiacciaio e la presenza di copertura nevosa persistente per quasi tutto l’anno.

La scoperta del ghiacciaio

Ma come ha potuto una guida escursionistica arrivare a scoprire un ghiacciaio sfuggito allo sguardo degli esperti di glaciologia? Sheldon, originario dello stato di Washington, si è trasferito in Alaska nel 2007, inizialmente a Haines poi a Fairbanks e infine a Valdez, dove risiede dal 2015 con moglie e figli. Nel corso della sua nuova vita in Alaska ha avviato la realizzazione di un database digitale, cui si faceva cenno in apertura, in cui ha raccolto in oltre 6000 ore di lavoro (finora) dati sulla geografia e sulle specie animali e vegetali presenti in Alaska, realizzando così un utile tool per i tanti appassionati al suo pari di outdoor che vogliano esplorare la natura del Paese. Nella sezione “Geografia” è possibile trovare posizione e ulteriori informazioni relative a numerose categorie, quali città, montagne, cascate, fiumi, laghi e ghiacciai.

Nell’autunno 2022 ha iniziato a raccogliere i dati relativi ai ghiacciai delle Shublik Mountains consultando database e immagini satellitari, e si è reso conto che lì, nel cuore delle Shublik Mountains, vi fosse un ghiacciaio non registrato nel database GLIMS (Global Land Ice Measurements from Space), progetto di monitoraggio dei ghiacciai del mondo principalmente sulla base di dati satellitari che vede la collaborazione di oltre 60 istituzioni in tutto il mondo, così come in quello dello USGS (United States Geological Survey). Ha provato anche a ricercarlo su delle mappe topografiche senza trovarne traccia.

Fino a qualche decennio fa il limite settentrionale dei ghiacciai dell’Alaska era riconosciuto nel Brooks Range. Nel 2000 i ghiacciai delle Shublik Mountains sono stati inseriti nel Randolph Glacier Inventory, un database “supplementare” del GLIMS, ma nella lista non compare il Northermost Glacier. La ragione risiede nel fatto che i database, come anticipato, siano realizzati a partire da immagini satellitari a risoluzione non abbastanza elevata da rendere facilmente identificabili ghiacciai così piccoli. 

Riconoscere un ghiacciaio nelle immagini satellitari

Sheldon ha tenuto a evidenziare all’Anchorage Daily News che non vi sia alcun dubbio sul fatto che il “piccoletto” sia un ghiacciaio. Sebbene il manto nevoso che lo ricopre tutto l’anno potrebbe “nasconderlo” e farlo sembrare un nevaio, le immagini satellitari parlano chiaro. Sono ben evidenti i segni del movimento della massa, caratteristica assente nei nevai, che sono invece formazioni fisse, che possono scomparire e ricomparire da un anno all’altro, ma senza cambiare posizione.

La scoperta di Sheldon evidenzia i limiti dei database attualmente disponibili, che necessiterebbero di lunghe e complesse revisioni sulla base di analisi di immagini satellitari ad alta risoluzione come quelle disponibili in tempi odierni, oltre che di sopralluoghi. Al pari del Northermost Glacier, sulle Shublik Mountains così come in altre aree del Pianeta, potrebbero esserci tanti piccoli ghiacciai non ancora registrati (e chissà quanti ne saranno sfuggiti di cui non restano che tracce).

Un ghiacciaio dal tempo limitato

Dopo averlo inserito nel suo database (consultabile sul sito alaska.guide), Sheldon ha contattato gli esperti del GLIMS (Global Land Ice Measurements from Space) suggerendo di aggiungerle il Northermost Glacier al database globale. Ancora non è detto che il nome possa restare lo stesso ma per ora, come scrive il suo scopritore sui social “è un nome descrittivo e unico e sarebbe logico continuare a usarlo”. Non solo. Considerata la fragilità del ghiacciaio, ha proposto di fare qualcosa di più, come scattare delle foto nel corso dell’estate e prelevare una carota di ghiaccio per procedere a una datazione. Una corsa contro il tempo per conservarne memoria per i posteri.

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