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Il cambiamento climatico aumenta le responsabilità, le Regole d’Ampezzo riconsegnano le cime al Demanio

Il cambiamento climatico sta alterando gli ambienti montani, rendendoli più fragili. Fragilità che può talvolta manifestarsi in modo catastrofico, come avvenuto lo scorso luglio sul ghiacciaio della Marmolada. Tragedie accompagnate da un fisiologico dibattito sul tema delle responsabilità, da una ricerca di cause e colpevoli. Un episodio che ha aperto profonde riflessioni in seno alle Regole d’Ampezzo, ordinamento di origini antiche nato secoli fa allo scopo di regolamentare un utilizzo collettivo e indiviso del territorio, delle risorse forestali e pascolive. Questa antica forma di proprietà collettiva, che ha garantito nel tempo l’uso sostenibile del patrimonio naturale, ha caratterizzato la zona di Cortina fino a un mese fa, a fine ottobre, quando le Regole hanno ritenuto opportuno abbandonare la gestione delle cime della valle e restituirle al Demanio.

Come riportato dal Corriere del Veneto, nel corso dell’assemblea del 30 ottobre scorso, durante la quale è stata ufficializzata tale decisione, il presidente delle Regole, Flavio Lancedelli ha tenuto a evidenziare che il motivo fondamentale di un tale passo indietro risieda nella responsabilità che graverebbe sulle spalle della organizzazione, in caso di incidenti che coinvolgano persone o causino danni.

“Può essere un nubifragio, come pure una valanga o una frana – spiega Lancedelli – : abbiamo sempre fatto il massimo per gestire quei territori impervi, ma il cambiamento climatico e le sue conseguenze ci costringono a rinunciare”.

Cambiamento climatico e spese eccessive

Quella delle Regole è una storia lunga, che affonda le sue origini in epoca longobarda. Il primo documento in cui vengono nominate risale al 1225. Per secoli l’attività principale è stata la gestione dei pascoli, cui si è poi affiancata quella dei boschi e del legname. Due compiti che le Regole d’Ampezzo hanno continuato ad assolvere fino al mese scorso, amministrando il territorio con finalità agro-silvo-pastorale, con un impegno crescente nella tutela ambientale. Nel 1990, su parte dell’antica e indivisa proprietà delle Regole, è stato istituito il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, affidato in gestione dalla Regione Veneto alla Comunanza delle Regole d’Ampezzo “in virtù della specificità delle forme antiche di gestione del patrimonio naturale ampezzano, da esse conservato e tutelato per centinaia di anni”.

Le montagne dolomitiche al di sopra dei pascoli, una parte “improduttiva” del territorio, fatta di cime, crode, torrenti e sentieri, di proprietà demaniale, sono state cedute in affitto alle Regole per circa 30 anni. Una decisione, quella di pagare lo Stato per gestire in concessione una parte di territorio a rendita zero, derivante, come riportato chiaramente sul sito della organizzazione, dalla volontà di scongiurare eventuali abusi da parte di privati speculatori, vista la straordinaria importanza paesaggistica di questi massicci dolomitici (le Tofane, il Cristallo, la Croda Rossa, la Croda da Lago, ecc.)”.

Un affitto simbolico, non gravoso, al quale però si è dovuta sommare la necessità di stipulare una polizza assicurativa di circa 14-15 mila euro annui a garanzia di eventuali chiamate in causa per incidenti con coinvolgimento di persone o altri danni. Una spesa divenuta difficile da sostenere, che ha contribuito a portare l’organizzazione alla scelta di restituire al Demanio gran parte del territorio gestito, fatta eccezione per i circa 16.000 ettari di boschi “regolieri”, da cui è possibile ricavare legname e guadagni.

Il dietrofront delle Regole non ha mancato di destare qualche preoccupazione nel sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, che ha espresso perplessità sulla capacità del Demanio di assumersi “un compito così gravoso” come è la conservazione dell’ambiente montano. “Andare a controllare frane e torrenti richiede preparazione – sottolinea il sindaco – : non è facile gestire la montagna, per questo mi spiace della scelta delle Regole”. “Adesso dovremo capire quale sarà l’iter – prosegue Lorenzi – , cosa farà il Demanio, come vorrà gestire i territori con responsabilità.”

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