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Il pinguino imperatore potrebbe estinguersi entro fine secolo

Il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), iconica specie endemica dell’Antartide – unica a nidificarvi durante la stagione invernale – potrebbe scomparire entro fine secolo. L’allarme giunge da uno studio condotto da un team internazionale, pubblicato sulla rivista Global Change Biology (The call of the emperor penguin: Legal responses to species threatened by climate change”, Global Change Biology), che evidenzia lo stretto legame tra sopravvivenza dell’iconico uccello non in grado di volare del continente bianco e lo scioglimento progressivo dei ghiacci marini antartici, causato dalla crescente emissione di gas serra. Senza un impegno concreto e congiunto dei Governi nel fronteggiare il cambiamento climatico, lo scenario drammatico cui ci potremmo trovare di fronte è l’estinzione quasi totale delle colonie di pinguino imperatore entro il 2100.

Come dichiarato da Stephanie Jenouvrier, corresponding author del paper, su Earthsky.org, “i pinguini imperatore prosperano lungo le coste antartiche, in condizioni che ogni essere umano troverebbe estreme” ma la loro comfort zone appare molto ristretta.Se c’è troppo ghiaccio marino, i viaggi per portare il cibo dall’oceano diventano lunghi e ardui, e i pulcini potrebbero morire di fame. Se c’è troppo poco ghiaccio marino, i pulcini rischiano di annegare. Il cambiamento climatico sta mettendo a repentaglio questo delicato equilibrio e ponendo potenzialmente a rischio l’intera specie”.

Il pinguino imperatore nella lista delle specie a rischio

Lo studio attraverso il quale Stephanie Jenouvrier e colleghi hanno cercato, tramite elaborazione di modelli previsionali basati su differenti scenari di emissioni di gas serra, di definire il potenziale futuro del pinguino imperatore, si accompagna a un invito a riconoscere la specie come “threatened”, a rischio estinzione,

Invito recepito dallo U.S. Fish and Wildlife Service che a fine ottobre scorso ha inserito il pinguino imperatore nella lista delle specie minacciate.

“Lo U.S. Fish and Wildlife Service ha definito le misure di protezione del pinguino imperatore, uccello marino non volante endemico dell’Antartide, secondo l’Endangered Species Act (ESA) – si legge nel comunicato ufficiale dell’ente – .Il pinguino imperatore è stato inserito nella lista delle specie a rischio di estinzione […]. L’impatto del cambiamento climatico sul ghiaccio marino, habitat in cui la specie trascorre la maggior parte della vita, rappresenta la principale minaccia.”

“Questo elenco riflette la critica situazione di una crescente estinzione e sottolinea l’importanza dell’ESA e gli sforzi per conservare le specie prima che il declino delle popolazioni diventi irreversibile”, le parole della direttrice del Service, Martha Williams. “Il cambiamento climatico sta avendo un profondo impatto sulle specie viventi in tutto il mondo e interessarsi di ciò è una priorità dell’Amministrazione. Inserire il pinguino nella lista delle specie a rischio vuole essere un campanello d’allarme ma anche una chiamata all’azione.”

Lo stretto legame tra ghiaccio marino e sopravvivenza del pinguino

Il pinguino imperatore rappresenta il più alto e pesante tra tutte le specie di pinguini viventi. Gli adulti possono pesare fino a 40 Kg ed essere alti fino a oltre 1 metro. I maschi e le femmine sono simili per piumaggio e dimensioni, sebbene i maschi siano leggermente più grandi delle femmine. Queste ultime depongono un uovo ogni stagione riproduttiva, che i maschi incubano per due mesi mentre le femmine si recano in mare per nutrirsi.

Una volta che l’uovo si schiude, i maschi e le femmine si alternano tra i compiti di allevamento dei pulcini e la raccolta di cibo fino a quando il pulcino non riesce a regolare la sua temperatura. A questo punto gli adulti iniziano a cercare cibo per i piccoli in contemporanea, per accumularne di più. I pulcini lasciano la colonia dopo circa 150 giorni, tornandovi all’età di quattro anni, per poi riprodursi per la prima volta all’età di cinque anni.

Come evidenziato nel comunicato dello U.S. Fish and Wildlife Service, la specie necessita di ghiaccio marino per formare le colonie riproduttive, cercare cibo ed evitare di essere predati. Man mano che le emissioni di anidride carbonica aumentano, la temperatura della Terra cresce inesorabilmente, con concomitante riduzione della superficie occupata dal ghiaccio marino. In tale scenario viene posta a rischio la sopravvivenza delle tante specie, tra cui il pinguino imperatore, che dipendono strettamente dal ghiaccio per il loro benessere.

Le colonie di pinguino imperatore attualmente appaiono numericamente stabili. Nonostante ciò è stato ritenuto opportuno inserire la specie nella red list in maniera preventiva. Ci sono circa 61 colonie riproduttive lungo le coste antartiche, e la dimensione della popolazione è stimata tra 270.000 e 280.000 coppie, o 625.000-650.000 individui. Gli scienziati ipotizzano però un decremento della popolazione entro il 2050 tra un ottimistico 26% (pari a circa 185.000 coppie) e un pessimistico 47% (circa 132.500 coppie), rispettivamente in uno scenario di basso e alto livello di emissioni.

Come premesso, a fine secolo si potrebbe raggiungere la quasi totale estinzione delle colonie oggi presenti. Il decremento delle colonie non sarà omogeneo lungo tutto l’habitat antartico. I mari di Ross e Weddell rappresentano le roccaforti della specie, per cui le popolazioni “residenti” in queste zone si ritiene che possano restare stabili più a lungo. Ma le colonie che vivono nei settori dell’Oceano Indiano, nella porzione occidentale del Pacifico, nel mare di Bellingshausen e Amundsen si stima che possano diminuire fino al 90% a causa dello scioglimento dei ghiacci.

La scelta dello U.S. Fish and Wildlife Service di giocare d’anticipo c’è da augurarsi che sia da sprone per i Governi di tutto il mondo nel prendere coscienza della necessità di impegnarsi nella riduzione dei gas serra per proteggere specie a rischio, anche in quella che è considerata terra di nessuno.

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