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È ancora un mistero come il lupo è diventato cane

Grandi, piccoli, a pelo lungo, a pelo corto, tutti i cani (Canis lupus familiaris) derivano da un antenato comune: il lupo grigio o lupo comune (Canis lupus). Come evidenziato dalla nomenclatura latina, il migliore amico dell’uomo e il grande predatore appartengono alla medesima specie. Il cane è in sostanza una sottospecie del lupo e difatti tra i due animali è possibile che avvengano casi di ibridazione, ovvero incroci da cui deriva prole fertile. Ma quando e dove è avvenuto questo passaggio evolutivo? Sappiamo che la “causa” sia rappresentata da un millenario processo di addomesticamento e selezione messo in atto dall’uomo ma la scienza ancora fatica a fornire una risposta chiara sugli inizi di tale processo, in termini sia spaziali che temporali. Uno studio di recente pubblicazione su Nature dal titolo “Grey wolf genomic history reveals a dual ancestry of dogs”, tenta di risolvere il mistero, fornendo al duplice quesito una duplice risposta.

Un mistero da risolvere

Il cane è riconosciuto come prima specie addomesticata dall’uomo e la sua storia evolutiva viene ricostruita, con impegno e difficoltà, mediante analisi comparativa del DNA estratto da reperti ossei di cani antichi. Su base archeologica oggi siamo in grado di affermare che 17.000 anni fa fossero presenti cani che avevano sviluppato una relazione domestica con l’uomo – il reperto più antico, un omero è stato scoperto nella grotta di Erralla, nei Paesi Baschi (Spagna) nel 1985 e solo di recente sottoposto ad analisi genetiche che hanno consentito di identificarlo come appartenente alla sottospecie Canis lupus familiaris – , ma non siamo ancora in grado di chiarire quando abbia avuto inizio il processo di addomesticamento del lupo. La forbice temporale all’interno della quale gli scienziati stanno cercando una risposta risulta molto ampia, tra 14.000 e 40.000 anni fa.

Non solo è complesso identificare quando il processo abbia preso il via, ma anche il dove, in quanto l’aver ritrovato i più antichi resti di cani (finora) in determinate località, non esclude che cani, coetanei o ancor più antichi, abbiano vissuto in altre zone. Non si esclude poi che l’addomesticamento sia avvenuto in maniera indipendente in più aree. Uno studio pubblicato su Science nel 2016 (Genomic and archaeological evidence suggest a dual origin of domestic dogs”) ha ipotizzato un addomesticamento indipendente dei lupi occidentali e orientali dell’Eurasia. Lo studio pubblicato nel giugno 2022 su Nature ha avanzato un’ipotesi differente: che i cani derivino da due popolazioni diverse di antichi lupi ma non necessariamente da due processi di addomesticamento.

Alla ricerca di risposte nel DNA

Un folto team internazionale ha svolto una poderosa analisi comparativa tra 72 genomi di lupi antichi vissuti negli ultimi 100.000 anni in Europa, Siberia e Nord America, 66 dei quali mai sequenziati prima d’ora, e genomi di cani antichi e moderni, allo scopo di “cercare parentele”. 38 gli istituti di ricerca, di 16 Paesi diversi, che hanno contribuito allo studio fornendo campioni, sottoposti a sequenziamento in 9 laboratori di genetica.

Le analisi hanno portato gli esperti a concludere che tutti i cani, sia quelli preistorici che moderni, siano “nel complesso più strettamente imparentati con gli antichi lupi dell’Eurasia orientale che con quelli dell’Eurasia occidentale”, suggerendo che l’addomesticamento sia avvenuto ad est.

Ma c’è un elemento che “disturba” tale ipotesi. Alcuni esemplari antichi di cani del Vicino Oriente e dell’Africa mostrano infatti una “parentela” con gli antenati degli attuali lupi dell’Eurasia sudoccidentale. La presenza di una discendenza doppia può trovare due spiegazioni: “un addomesticamento indipendente dei progenitori occidentali e orientali che successivamente si sono fusi a ovest; un singolo addomesticamento del progenitore orientale seguito da un rimescolamento dei cani con lupi occidentali nell’Eurasia sudoccidentale”.  Purtroppo al momento non è possibile sapere quale delle due ipotesi sia valida.

Per trovare una risposta univoca servirebbero ulteriori genomi di lupi antichi, provenienti anche da regioni non coperte dallo studio, in particolare dalla regioni più meridionali dell’Europa, in cui purtroppo il DNA spesso si conserva in maniera non ottimale a causa del clima più caldo.

100.000 anni di evoluzione del lupo

Se da un lato lo studio lascia ancora aperta la questione “dov’è nato il cane?”, dall’altro lato fornisce importanti informazioni sulla evoluzione del suo antenato, il lupo. Come anticipato, i 72 genomi antichi sequenziati coprono un arco temporale di 100.000 anni, dunque circa 30.000 generazioni di lupi antichi. Il confronto tra i DNA ha consentito agli scienziati di analizzare come siano cambiati nel tempo i lupi, ad esempio identificando una mutazione che, in origine molto rara, è oggi ampiamente diffusa tra i cani e lupi. Si tratta di una variante del gene IFT88, associata allo sviluppo delle ossa del cranio e della mascella, che si ipotizza aver favorito nel periodo dell’era glaciale, fase in cui il clima portò a un cambiamento anche delle prede dei lupi, la sopravvivenza degli esemplari caratterizzati dalla particolare forma cranica in grado di fornire un vantaggio nella predazione. Una variante pertanto “premiata” dalla selezione naturale.

Il fatto che la mutazione si sia diffusa in maniera così ampia, da essere riscontrata quasi nella totalità di cani e lupi moderni, porta a concludere che i lupi antichi fossero altamente connessi tra loro anche su grandi distanze, mostravano una forte mobilità in paesaggi aperti, un fattore che, secondo gli esperti, potrebbe rappresentare una delle ragioni per cui i lupi sono riusciti a sopravvivere all’era glaciale, al contrario di molti altri grandi carnivori che si sono invece estinti.

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