AlpinismoAlta quota

Big wall e nuove vie in Kirghizistan: Mingolla e Bartoli nel Pamir-Alaj, Svingal e Radovsky nel Tien Shan

Mentre tutti eravamo concentrati sulla stagione alpinistica in Pakistan, questa estate sulle montagne del Kirghizistan succedevano grandi cose. A realizzarle due cordate, una italiana e l’altra slovacca.

Una nuova via per Mingolla e Bartoli

Iniziamo da quella nostrana. Nel mese di agosto Federica Mingolla e Niccolò Bartoli si sono dedicati a una big wall nel Pamir-Alaj, a ovest della più conosciuta catena del Tien Shan, nella remota valle dell’Ak-Su. I due hanno aperto Vivere la Vita, una nuova via sull’inviolata parete ovest del Contrafforte Sud dello Slesova Peak (conosciuto anche come Peak 3850). 800 metri con difficoltà fino al 7b per 24 tiri, di cui gli ultimi quattro aperti con il basco Jon Segurola.

Per chi volesse prendere in considerazione un viaggio qui consiglio di non aspettarsi un terreno come quello che abbiamo noi nelle Alpi, con vie relazionate bene, roccia solida per le tante ripetizioni e un buono stato del materiale in via – ha raccontato Federica a Planet Mountain-. Il Kirghizistan è un posto ancora poco frequentato dal punto di vista arrampicatorio e nonostante ora stia crescendo l’interesse per questo paese le sue pareti non contano molte salite ogni anno. A parer mio, è meglio presentarsi con un bel bagaglio di esperienza in terreni accidentati ed uno spirito più alpinistico che arrampicatorio, per non avere brutte sorprese o meglio, per limitarle al massimo!”.

Federica Mingolla e Niccolò Bartoli sono già rientrati in Italia.

Juraj Svingal e Marek Radovsky nel Tien Shan

Nel cuore del Tien Shan si trovavano invece i due slovacchi Juraj Svingal e Marek Radovsky ad aprire in due giorni una difficile via sul Zabor, 5080 metri nel massiccio del Kokshaal-Too. La linea si chiama Dry Ice Queen ed ha uno sviluppo di 900 metri, 21 lunghezze, con difficoltà M9- WI6+. Una sfida davvero notevole considerando anche la quota a cui si trova la parete (e le difficoltà per raggiungerla!).

900 metri di bella arrampicata per lo più su ghiaccio fragile e più si sale, più il ghiaccio peggiora” ha raccontato Radovský alla Federazione slovacca SHS JAMES spiegando che la parte superiore della parete est è più esposto al sole. “Dal fondo della parete, non sapevamo nemmeno se saremmo riusciti a superare i tratti più difficili. Alla fine, è passato al primo tentativo, ma non è stato facile”.

I ragazzi sono già tornati alla civiltà dove stanno recuperando le calorie perse” fanno sapere dalla Federazione slovacca.

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