Nicole Niquille di nuovo in vetta a un 4000
La prima guida alpina donna in Svizzera è arrivata in cima al Breithorn grazie ad altre 16 donne




Nicole è stata la prima donna a diventare guida alpina in Svizzera, nel 1986, infrangendo un bastione fino a quel momento solo maschile e aprendo la strada ad altre donne dopo di lei. Ha scalato le più alte vette del mondo, dalle Alpi fino all’Himalaya, ha imparato a volare con il parapendio e a pilotare piccoli aerei. Poi, nel 1994, mentre raccoglieva funghi, una pietra grossa come una noce le ha perforato la calotta cranica, distruggendo il suo centro motorio e lasciandola mielolesa. Da allora, in sedia a rotelle, ha gestito per quindici anni un ostello di montagna, nel 2005 ha costruito un ospedale in Nepal con la sua rendita di invalidità, con forza di volontà e atteggiamento positivo ha continuato a vivere il suo amore per la montagna. E quest’anno, 28 anni dopo l’incidente, è salita di nuovo sulla cima di un 4000.
L’idea è stata proprio di Caroline, che ricorda: “Lo scorso anno ero la coordinatrice tecnica della 100% Women Peak Challenge, organizzata da Svizzera Turismo: l’obiettivo di questa sfida era quello di portare più donne in montagna. Per me Nicole è stata la prima persona ad aprire la strada per noi donne in montagna, quindi mi è risultato subito evidente che anche lei sarebbe dovuta salire su una vetta di 4000m (la challenge prevedeva la scalata di tutte le 48 cime di 4000m della Svizzera, dall’8 marzo all’8 ottobre, in cordate solo femminili, NdR). L’ho incrociata casualmente a Zermatt l’estate scorsa e gliel’ho suggerito: le lacrime nei suoi occhi mi hanno fatto capire che sarebbe stata una cosa irrinunciabile: era così entusiasta all’idea…”
Caroline ha coordinato il viaggio con l’aiuto di Florence Gross per le riprese e la collaborazione con Ortothec e Claudine Zibung di Zermatt Tourismus. La regista è stata a casa sua, hanno parlato del progetto e, a quel punto – cosa che ha cambiato le carte in tavola -, le ha chiesto se potesse filmarlo, oltre a dire che lavorava per Orthotec, un’azienda che produce attrezzature per portatori di handicap. Florence ha chiesto loro se volessero essere coinvolti: l’azienda ha risposto più che positivamente, mostrandosi molto motivata dal progetto e realizzando un sedile per Nicole appositamente per questa salita, gratuitamente.
Questa impresa non era stata pensata come al 100% femminile, ma ha finito per diventare tale. Mentre Caroline stava contattando alcune persone per riuscire ad avere un sostegno economico in grado di coprire le spese dei partecipanti che stavano donando il loro tempo per una buona riuscita, si è sentita rispondere che questo progetto era ridicolo, che se Nicole non riusciva a salire in vetta da sola, allora non avrebbe dovuto cercare di andarci e “non per essere meschino, ma voi donne non avete la possibilità di portarla lassù”. “Ancora una volta, le nostre capacità di donne in montagna sono state sfidate e sminuite. Ma questa cosa ci ha dato le ali e tante donne sono state motivate a venire ad aiutare! E ce l’abbiamo fatta, in 4 ore totali (2 ore e 30 per salire, 1 e mezza per scendere) con una pausa di 30 minuti in cima. Lo stesso tempo che serve con i clienti, tirando una slitta”, ha spiegato Caroline. Gli aspetti più complicati sono stati coordinare le persone con il meteo, le condizioni e le disponibilità. Claudine Zibung di Zermatt Tourismus è stata di grandissimo aiuto con le prenotazioni e gli skipass. “Sarebbe stato molto più difficile senza di lei. Ma alla fine della giornata, le persone si sono presentate quando contava e ce l’abbiamo fatta in condizioni perfette”.
Nicole Niquille ha cambiato la storia della professione di guida in Svizzera. È ed è sempre stata una pioniera e una forza con cui fare i conti. Ha permesso alle donne di credere che quello di giuda alpina fosse un percorso possibile. 30 anni dopo, non sono ancora molte quelle che hanno seguito le sue orme (in Svizzera le guide donne sono il 2% del totale), il che dimostra quanto sia stata coraggiosa al momento di iscriversi al corso e quanto sia stata brava a superarlo.
Caroline l’ha definito “il momento più impattante della mia vita in montagna. Pura felicità per qualcun altro, oltre all’orgoglio di aver avuto questa idea e di come tutto sia realmente accaduto con così tanta positività e supporto. Nicole era euforica, lo eravamo tutte. L’atmosfera in cima era qualcosa che non avevo mai provato in montagna, un’ondata di energia positiva e spirito affine. Nelle sue parole: «Nella mia vita come guida, non mi sono mai imbattuta in una squadra così positiva e solidale»”.
“Nicole Niquille, ti abbiamo metaforicamente prestato le nostre gambe per farti rivivere la beatitudine, l’appagamento, la felicità e la gioia di stare di nuovo su una vetta. Con le tue stesse parole: «avevo scelto una vita in cui sentivo il nevischio attaccarsi alle mie guance, l’odore del vento riempiva le mie narici, dove il sole avvolgeva la mia pelle. Una vita dove felicità significava altezza e dove libertà significava salire più alto». Queste parole risuonavano ad alta voce nella mia testa ad ogni passo che facevamo. Quando il vento si è alzato, facendo vorticare la neve nell’aria e sui nostri volti, ti ho visto sorridere, anche afferrando con la tua mano ancora valida i fiocchi di neve. Hai scandito il nostro ritmo pronunciando parole di incoraggiamento mentre tiravamo il tuo sedile sul terreno ripido, fino alla vetta, in perfetto unisono e coordinazione. E finalmente eccola lì: la cima, sopra nient’altro che cielo azzurro, il Cervino come sfondo e solo i suoni delle nostre grida di felicità per aver condiviso con te questa vetta. Pensavamo che ti stessimo restituendo qualcosa per la strada che hai aperto per noi donne in montagna circa 40 anni fa diventando la prima guida donna in Svizzera, eppure su questa vetta ci siamo sentite come se ci avessi ispirato di nuovo a credere che qualsiasi cosa è possibile! Un enorme grazie a questo incredibile team per aver dedicato tempo, energia e gentilezza per trasformare questo progetto in realtà. E a chi credeva che non ce l’avremmo fatta… Ci hai dato le ali.”
Perché le donne possono fare grandi cose, anche sulle montagne, e chi ha qualunque tipo di disabilità ha il diritto di non essere invisibile e di poter vivere i propri sogni.
Tantissimi complimenti e grazie all solidarita’ di tante amiche Solidarieta è umilta è quello che manca oggi giorno a chi frequenta la montagna ,sempre di corsa e senza salutare che si incontra sui sentieri..ancora complimenti.