Con Meridiani Cammini in viaggio sulle Vie del Sale
Redazione
Si trova in edicola la nuova monografia di Meridiani Cammini dedicata alle Vie del Sale, gli antichi tracciati che venivano percorsi dai mercanti che commerciavano questo prezioso elemento, indispensabile per la conservazione degli alimenti nel lungo periodo. Il numero si concentra su due percorsi: l’Alta Via del Sale, una strada bianca ex-militare che collega le Alpi piemontesi e francesi al mar Ligure (da Limone Piemonte a Monesi e Ventimiglia) e la Via del Sale che partendo da Varzi, in provincia di Pavia, raggiunge Portofino.
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Il tornante della Boaria lungo l’Alta Via del Sale Limone/Monesi: lasciato il Forte Alto, il Forte Centrale e le Caserme,
si pedala verso levante e presto si raggiunge il varco di ingresso a pedaggio della Cabanaira, in corrispondenza di una sciovia.
Poco dopo si valica il Colletto Campanin con bei tornanti murati. Si continua con lievi saliscendi sul versante piemontese, e prima del Colle della Boaria si incontra lo spettacolare ed esposto tornante intagliato nella roccia, detto anche Zabriskie Point. Foto ROBERTO CROCI – ARCHIVIO ATL DEL CUNEESE
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Tra il 1881 e il 1895 sul Colle Tenda e nell’Alta Valle del Roia furono costruite sei opere fortificate per proteggere il territorio italian da eventuali assalti francesi: Forte Alto (Fort Central, sopra), Forte della Margheria, Forte Taborda, Forte Pernante, Forte Giaura e Forte Pepino. Foto ROBERTO CROCI – ARCHIVIO CONITOURS
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Il territorio di Torriglia è situato in zona collinare ai piedi del Monte Prelà (1.406 m) in uno spartiacque comprendente le valli dei fiumi Trebbia e Scrivia e il bacino del lago del Brugneto, a breve distanza dal passo della Scoffera (674 m) collegante le valli Scrivia e Bisagno. A destra, in primo piano i ruderi del castello di Torriglia. Foto MATTEO ZANARDI
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Sulla provinciale che s’incunea nella gola scavata dal torrente Vobbia si può scorgere il Castello della Pietra, capolavoro di architettura castellana ligure. Anche se le mura si trovano strette tra due grandi torrioni di puddinga, l’appellativo dell’architettura difensiva medioevale deriva dal nome della famiglia della Pietra che ne fu proprietaria fino al 1518. Foto PARCO NATURALE REGIONALE DELL’ANTOLA
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Uno scorcio di Portofino, borgo marinaro della Riviera ligure, circondato dal Parco naturale regionale e dalla Riserva marina. Passeggiando per le sue strade si possono visitare botteghe di artigianato, come quelle in cui le donne del posto lavorano ancora gli eleganti merletti in filo di Fiandra con l’antica tecnica del tombolo. Foto iStock
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Le rovine della
chiesa di San Nicolò, nel punto più alto della Bajardo (Im) medioevale, una chiesa senza tetto dal 23 febbraio 1887, sventurato Mercoledì delle Ceneri quando buona parte dei fedeli del paese vi si erano riuniti per
celebrare l’evento religioso e furono sorpresi da un terribile sisma che uccise 212 persone. Foto iStock
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Tre le vie di Dolceacqua, borgo medievale della Val Nervia, lungo il torrente omonimo. La parte più antica è dominata dal castello dei Doria e viene chiamata dagli abitanti Terra (Téra nel dialetto locale). Foto iStock
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Panorama dell’abbazia di San Fruttuoso, Portofino. A sinistra, l’abbazia di San Nicolò di Capodimonte, tra Camogli e Punta Chiappa, una delle più antiche esistenti in Liguria. Foto iStock
I percorsi proposti da Meridiani Cammini pensati per i camminatori, ma anche per gli amanti della bicicletta, passano attraverso luoghi suggestivi poco conosciuti: ci sono ad esempio tre itinerari diversi per conoscere il monte di Portofino senza limitarsi alla passeggiata dalla piazzetta al faro, c’è la Val Fontanabuona, un solco verde che corre parallelo alla costa ligure che ha affascinato tanti personaggi famosi come Dante e Frank Sinatra. E ancora Torriglia, chiamata anche “la piccola svizzera” per il clima fresco e la bellezza della natura così come l’Antola che offre 200 chilometri di sentieri senza grosse difficoltà tecniche, tanto amati da gruppi e famiglie.
A presentarci il numero “Le Vie del Sale” il direttore Walter Mariotti.
Parola al direttore
In direzione ostinata e contraria è il titolo della prima antologia postuma che raccoglie la summa dell’opera artistica di Fabrizio De André. Nato a Genova e morto a Milano (la direzione, in un’altra prospettiva), e cantore di quella poesia dell’umano che può costituire una colonna sonora perfetta quando si imbocca la particolare via raccontata in questo numero di Cammini. La direzione contraria sta nella geografia, in quel percorrere da nord a sud, dall’Oltrepò lombardo fino agli scogli del Mar Ligure, un itinerario che prende il nome da secoli e millenni di percorrenza dal mare a salire, verso il nord, verso il cuore dell’Europa, dove le merci sbarcate a Genova (tra le quali, preziosissimo, il sale appunto) erano trasportate per lo più a spalla lungo questi sentieri aspri e scoscesi. Un mi- racolo dell’industriosità umana capace di aprirsi strade anche lì dove la natura sembra negarlo, dove pare impossibi- le o addirittura inutile. Ed ecco l’osti- nazione, quella che era del mercante, dell’avventuriero, del soldato di ventura, del monaco, e che oggi ci fa muovere passo dopo passo nella scoperta sempre sorprendente di territori che assuefatti alle direttrici più scontate (l’autostrada A7 a ovest, la «Cisa» a est) neanche sappiamo che esistono. Quel triangolo di Appennino tra Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna che sembra essere fermo nel tempo, che pare non aver bisogno delle mille fisime che assillano la nostra quotidianità. Ostinatamente esiste e resiste, e i pochi camminatori che si ritrovano qui sono quasi naturalmente portati a vivere questa particolarità con estremo rispetto, senza disturbare i faggi e i castagni, usando con cura gli attrezzi lasciati per loro nei bivacchi lungo la via, vivendo con calore l’accoglienza che si incontra la sera in alberghetti dove un minestrone «alla ligure» costituisce l’unica scelta del menù. Ostinate sono le persone che restano ad abitare questi luoghi, poche di numero e rare di spirito. Il cammino è anche un omaggio a loro.