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Con Meridiani Cammini in viaggio sulle Vie del Sale

Si trova in edicola la nuova monografia di Meridiani Cammini dedicata alle Vie del Sale, gli antichi tracciati che venivano percorsi dai mercanti che commerciavano questo prezioso elemento, indispensabile per la conservazione degli alimenti nel lungo periodo. Il numero si concentra su due percorsi: l’Alta Via del Sale, una strada bianca ex-militare che collega le Alpi piemontesi e francesi al mar Ligure (da Limone Piemonte a Monesi e Ventimiglia) e la Via del Sale che partendo da Varzi, in provincia di Pavia, raggiunge Portofino.

I percorsi proposti da Meridiani Cammini  pensati per i camminatori, ma anche per gli amanti della bicicletta, passano attraverso luoghi suggestivi  poco conosciuti: ci sono ad esempio tre itinerari diversi per conoscere il monte di Portofino senza limitarsi alla passeggiata dalla piazzetta al faro, c’è la Val Fontanabuona, un solco verde che corre parallelo alla costa ligure che ha affascinato tanti personaggi famosi come Dante e Frank Sinatra. E ancora Torriglia, chiamata anche “la piccola svizzera” per il clima fresco e la bellezza della natura così come l’Antola che offre 200 chilometri di sentieri senza grosse difficoltà tecniche, tanto amati da gruppi e famiglie.

A presentarci il numero “Le Vie del Sale” il direttore Walter Mariotti.

Parola al direttore

In direzione ostinata e contraria è il titolo della prima antologia postuma che raccoglie la summa dell’opera artistica di Fabrizio De André. Nato a Genova e morto a Milano (la direzione, in un’altra prospettiva), e cantore di quella poesia dell’umano che può costituire una colonna sonora perfetta quando si imbocca la particolare via raccontata in questo numero di Cammini. La direzione contraria sta nella geografia, in quel percorrere da nord a sud, dall’Oltrepò lombardo fino agli scogli del Mar Ligure, un itinerario che prende il nome da secoli e millenni di percorrenza dal mare a salire, verso il nord, verso il cuore dell’Europa, dove le merci sbarcate a Genova (tra le quali, preziosissimo, il sale appunto) erano trasportate per lo più a spalla lungo questi sentieri aspri e scoscesi. Un mi- racolo dell’industriosità umana capace di aprirsi strade anche lì dove la natura sembra negarlo, dove pare impossibi- le o addirittura inutile. Ed ecco l’osti- nazione, quella che era del mercante, dell’avventuriero, del soldato di ventura, del monaco, e che oggi ci fa muovere passo dopo passo nella scoperta sempre sorprendente di territori che assuefatti alle direttrici più scontate (l’autostrada A7 a ovest, la «Cisa» a est) neanche sappiamo che esistono. Quel triangolo di Appennino tra Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna che sembra essere fermo nel tempo, che pare non aver bisogno delle mille fisime che assillano la nostra quotidianità. Ostinatamente esiste e resiste, e i pochi camminatori che si ritrovano qui sono quasi naturalmente portati a vivere questa particolarità con estremo rispetto, senza disturbare i faggi e i castagni, usando con cura gli attrezzi lasciati per loro nei bivacchi lungo la via, vivendo con calore l’accoglienza che si incontra la sera in alberghetti dove un minestrone «alla ligure» costituisce l’unica scelta del menù. Ostinate sono le persone che restano ad abitare questi luoghi, poche di numero e rare di spirito. Il cammino è anche un omaggio a loro.

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