La squadra valdostana partita l’8 giugno per il Pakistan già nelle premesse era il team più interessante della stagione degli 8000, sia per i progetti che per livello degli alpinisti. Le aspettative erano quindi molto alte, ma non immaginavamo una partenza del genere sul Nanga Parbat, dove Cazzanelli e Picco hanno aperto lo scorso 26 giugno una nuova via sulla parete Diamir.

Arrivati al campo base del Nanga Parbat, gli alpinisti hanno iniziato la fase di acclimatamento il 16 giugno salendo a quota 5800 metri, dove hanno passato la notte. Altra toccata in quota sull’anticima del Ganalo Peak, dove hanno raggiunto i 6100m, per poi scendere al campo base. Dopo queste prime due uscite, il gruppo si è dovuto fermare per ben sei giorni a causa delle abbondanti nevicate, che hanno coperto il campo base con oltre un metro e mezzo di neve. Arrivato il sole, il 26 hanno ripreso la fase di acclimatamento.
E a dimostrazione che il tempo al campo base non è tempo perso, Cazzanelli ha sfruttato lo stop per studiare una linea che aveva adocchiato di cui non si avevano informazioni e che sembrava salibile fino a 6000m, dove poi si ricongiungeva alla normale sulla Kinshofer. Valutati il livello di rischio come il crollo di seracchi e le condizioni della neve, assieme a Pietro Picco, ha intrapreso la salita.
“Ci siamo lanciati nel cuore della parete Diamir sul Nanga Parbat aprendo questa nuova via che si ricongiunge alla Kinshofer al campo 2 a 6.000 m” spiega François. “Uno dei momenti più emozionanti della salita – racconta ancora Cazzanelli – è stato ricongiungerci con i nostri compagni, Camandona, Favre, Bovard e Perruquet saliti per la Kinshofer al Campo2 a 6000 metri”. Il gruppo è poi sceso insieme al campo base lungo la normale.
“Abbiamo deciso di chiamare la via Valle d’Aosta Express – conclude Cazzanelli – in onore alla nostra Valle d’Aosta e all’Unione delle Guide Valdostane cui apparteniamo”. “Express” perché la salita è stata fatta in una lunga tirata dal campo base.
Valle d’Aosta Express (1400 m. – AI 90* – M6 – 85*) si sviluppa prima su un seracco verticale alla base, per poi proseguire su pendii nevosi sempre più ripidi. La parte finale, tecnicamente più difficile è caratterizzata da delle lunghezze di misto che portano in cresta a 6000 metri a ricongiungersi con la Kinshofer, per un totale di 1800 metri di salita dal campo base.
“Questo piccolo ma per noi importante risultato non sarebbe stato possibile senza l’aiuto e il sostegno dei nostri compagni di spedizione con il quale formiamo un team straordinario. Adesso ci riposeremo qualche giorno e poi riprenderemo il lavoro da dove lo abbiamo lasciato”. Il gruppo ha infatti previsto di passare qualche notte in alta quota per terminare l’acclimatamento prima di tentare la salita alla vetta del Nanga Parbat, previsto nei prossimi giorni.