Torri di Trango e Uli Biaho: Ratti, Gheza e Bau alla ricerca di libertà e scoperta
Un’avventura. All’insegna della “ricerca di libertà e scoperta”. Per Francesco Ratti, Guida alpina, Istruttore nazionale delle guide e atleta MIllet, si può descrivere così la spedizione che dal 27 giugno lo porterà in Pakistan, insieme ai compagni Leonardo Gheza e Alessandro Baù. Un progetto messo in piedi da tempo, pur senza un obiettivo particolare: “Vogliamo solo sfruttare al meglio le 5 settimane del viaggio“. Dal campo base, sotto le Torri di Trango e il massiccio dell’Uli Biaho, dunque, il team di alpinisti scalerà ciò che le condizioni e le finestre di bel tempo consentiranno.
Qual è il vostro programma?
Con Leonardo Gheza e Alessandro Baù partiremo per il Pakistan il 27 giugno. Dopo il nostro arrivo a Islamabad ci sposteremo a Skardu e, da lì, con qualche giorno di trekking raggiungeremo il campo base sotto le meravigliose Torri di Trango e il massiccio dell’Uli Biaho. L’idea che sta alla base della nostra spedizione è quella di non avere un obiettivo primario, bensì di sfruttare al meglio le 5 settimane del viaggio. Dopo la fase di acclimatamento punteremo alle cime circostanti, compatibilmente con le condizioni e le finestre di bel tempo che madre natura ci concederà. Ad accompagnarci ci sarà anche Ettore Zorzini, che coglierà con immagini e video tutte le fasi salienti della spedizione.
Come e quando è nata l’idea di questa spedizione? Come si è formato il team?
Io e Leo abbiamo condiviso durante lo scorso autunno una bellissima spedizione in Nepal, dove abbiamo salito insieme il Tengkangpoche, una stupenda cima di oltre seimila metri nella valle del Khumbu. Al ritorno da questa bella avventura siamo rimasti in contatto, con l’idea di cercare di programmare per l’anno successivo una spedizione interessante dal punto di vista alpinistico. Una spedizione che ci permettesse però di arrampicare più su roccia rispetto all’esperienza in Nepal, dove avevamo scalato principalmente su ghiaccio e misto. Da qui è nata l’idea di partire per le Torri di Trango. Alessandro, invece, lo conosco da tempo: oltre ad aver condiviso con lui il lungo percorso di formazione per diventar Guida Alpina, abbiamo scalato diverse volte insieme sia sulle Alpi che in Patagonia. Conoscendo la grande passione di Alessandro per le grandi pareti, è bastato parlargli del progetto per farlo aderire con entusiasmo al team e completare così la nostra solida cordata. La partecipazione di Ettore è stata poi la ciliegina sulla torta, per poter documentare in modo professionale la nostra avventura.
Sapete già se andrete in esplorazione, alla ricerca di linee nuove, o ripeterete linee già esistenti?
Nei nostri sogni ci sono sia delle fantastiche linee già esistenti sulle Torri di Trango, sia una nuova linea nel massiccio dell’Uli Biaho. Ma, come dicevo prima, meteo e condizioni detteranno le nostre scelte: vogliamo lasciarci un ventaglio di opzioni il più aperto possibile.
Come vi siete preparati e allenati?
Alessandro ha avuto la fortuna di poter partire questa primavera per uno stupendo viaggio negli Stati Uniti, dove ha potuto scalare su pareti molto simili a quelle che troveremo sulle Torri di Trango. Quindi direi che probabilmente tra di noi lui è quello che ha avuto la possibilità di fare un allenamento più “specifico”. Io e Leo, invece, ci siamo dovuti “accontentare” delle pareti di casa, ma abbiamo cercato di confrontarci il più possibile con lo stile di arrampicata che troveremo in Pakistan. Detto questo, non basterà soltanto arrampicare: dove andremo, troveremo difficoltà alpinistiche importanti, quindi ci siamo preparati anche dal punto di vista fisico e psicologico. Un allenamento a 360 gradi, insomma.
Che valore ha per te la dimensione dell’avventura? Che significato riveste nel tuo modo di andar in montagna? Ho in mente, ad esempio, alcune tue realizzazioni a due passi da casa, ricercando l’avventura nello stupendo concatenamento invernale della Catena Furggen, Cervino, Catena delle Grandes Murailles, Catena delle Petites Murailles…
Per me l’avventura nell’andare in montagna deve essere una ricerca di libertà e scoperta. Le salite scontate dove tutto è già scritto e prevedibile non mi hanno mai dato grandi soddisfazioni. Quando invece il risultato è incerto e la chiave del successo sta nella nostra bravura ad adattarci alle novità e a superare difficoltà impreviste, allora secondo me otteniamo il massimo appagamento. Quel concatenamento è stata una grande avventura proprio qua sulle montagne di casa: spero davvero che questa spedizione ci darà la possibilità di vivere le stesse emozioni.
Tra le tue numerose spedizioni, a quale sei più legato? Quale ti ha lasciato di più?
Di tutte le spedizioni ho un ricordo particolare e ognuna mi ha insegnato qualcosa, è davvero difficile sceglierne una in particolare. Di sicuro i ricordi più vivi sono quelli legati all’ultima spedizione in Nepal dell’anno scorso, dove riuscire ad aprire una via tecnica a quelle quote in stile alpino è stata davvero una bella soddisfazione personale!