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Giù le zampe dal cucciolo! Il video dello scontro mortale tra una mamma orsa e un maschio adulto

Una delle poche situazioni in cui gli esemplari femmina di orso sono portati a mostrare spiccata aggressività, è quando siano chiamate a difendere i propri cuccioli. Un video girato di recente da due appassionati di osservazione faunistica, Claudio Sordo Velasco e Carmen Ortega Fernández, nella zona di La Peña Santa Lucia, nel nord della provincia di Palencia, nella regione spagnola di Castiglia e León, fornisce una rara testimonianza di simili circostanze. Protagonista è una femmina di orso bruno, che per difendere il suo piccolo, si cimenta in uno scontro violento con un maschio adulto.

Una lotta tra le rocce, a un passo da uno strapiombo quella mostrata dal video, che si conclude con la caduta di entrambi gli esemplari nel vuoto. La caduta della femmina si arresta prima e in maniera meno violenta di quella del maschio, che continua a rotolare lungo la scarpata. La prima è in grado di rimettersi in piedi, il secondo è evidentemente ferito in modo grave. Resta a terra e, come raccontato successivamente dalle autorità forestali di Castila y Leon, morirà a causa delle ferite riportate. In tutto ciò, il piccolo fa del suo meglio per allontanarsi dalla zona.

Mamma e cucciolo si sono ritrovati?

La madre ferita non si è ricongiunta al suo piccolo e non si sa dove sia finita. Ma le autorità informano che il cucciolo sia al sicuro. Nei giorni successivi al combattimento è stato infatti trovato e portato presso il Centro di recupero degli animali selvatici di Valladolid.

Perché i maschi attaccano le “mamme”?

Le orse che hanno partorito in inverno escono dalla tana in cui hanno trascorso la fase di ibernazione dopo almeno due mesi dalla nascita dei piccoli, e li accompagnano fino alla primavera successiva. A quel punto mamma e cuccioli si separano, e lei torna disponibile alla riproduzione. Per accelerare tale dinamica, può capitare che gli orsi maschi provino a uccidere i cuccioli (non i propri). Una descrizione cruda, che dobbiamo leggere con uno sguardo “biologico”.

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