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Kanchenjunga: dubbi sulla vetta di Marco Confortola

Una bufera ha appena travolto la stagione himalayana conclusa. Il portale ExplorersWeb con un articolo pubblicato il 1 giugno ha sollevato dubbi sulla veridicità della vetta di Marco Confortola, che lo scorso 5 maggio aveva dichiarato di aver toccato la cima del Kanchejunga (8586m) alle 14.30 ora locale.

L’annuncio era stato dato il giorno successivo, 6 maggio, sulla sua pagina Facebook con il seguente messaggio: “Ieri intorno alle 14.30 Marco ha raggiunto la vetta del Kanchenjunga. È già sceso in giornata al CB. Ha avuto qualche problema con il pacco batteria del satellitare. Sta bene e più tardi, dopo che avrà bevuto qualcosa di caldo, avrà più tempo per raccontare la sua salita”. Il giorno successivo, 7 maggio, viene pubblicata sempre sui social una foto del suo orologio che segna la quota di 8592 metri e il giorno 5-5, la vetta del Kanchenjunga è a 8586m, ma qualche metro di errore per un orologio barometrico è abbastanza fisiologico (l’immagine la trovate in gallery).

Il 9 maggio sui social di Confortola viene annunciato che l’alpinista ha lasciato il campo base e che ha avuto qualche problema di oftalmia, tornato in Italia sarà sottoposto a esami medici. Ad accompagnare il testo una foto dell’orizzonte dalla cima della montagna con il logo MC. Questa foto viene contestata da più parti perché risulta essere un ritaglio della foto di vetta del 5 maggio dell’alpinista pakistano Shehroze Kashif (foto tagliata e originale in gallery). Sul punto Confortola ci ha spiegato che effettivamente la foto non è sua, ma è stata postata per eccesso di zelo dal ragazzo del suo staff che aiuta con i social e che ha commesso l’errore. Il valtellinese ha anche spiegato di aver contattato Kashif per avvisarlo e chiedergli scusa per l’accaduto.

A parte una nuova comunicazione il 10 maggio sugli esami medici che Confortola sarebbe andato a svolgere in italia una volta rientrato, l’alpinista non ha più dato notizie e informazioni.

Oltre a questa vicenda della fotografia, ExplorersWeb cita altre due circostanze per avvalorare i dubbi che Marco non abbia raggiunto davvero la vetta.

Prima di tutto l’assenza del nome di Confortola nell’elenco di Seven Summit Treks di coloro che hanno raggiunto la vetta del Kanchenjunga il 5 maggio. Nel post dell’agenzia nepalese, che gestiva la spedizione di Marco, si leggono diversi nomi di alpinisti e sherpa e alla fine un generico “+counting” (il post lo potete leggere in gallery). Il post non è mai stato aggiornato con l’elenco definitivo. Seven Summit Treks interpellata sul punto da ExplorersWeb non ha risposto. Secondo quanto riporta sempre ExplorersWeb, l’Himalayan Database non ha ancora letto il report di salita di Confortola.

La secondo circostanza che cita ExplorersWeb riguarda le dichiarazioni fatte dall’alpinista olandese Wilco ven Rooijen nel report della sua spedizione al Kanchenjunga, che citano anche Confortola. Dichiarazioni che riportiamo per intero: “Marco (Confortola, ndr) è stato il primo ad arrivare al campo base. Cas (van de Gevel, ndr) e io lo abbiamo abbracciato pensando che non fosse arrivato in cima perché lo avevamo sentito dallo sherpa di Lolo (Lolo Gonzalez, ndr). Ma all’improvviso Marco ci ha detto di essere arrivato in cima! Ha mostrato con orgoglio le sue foto sul suo telefono. Era vicino alla cima. Sullo sfondo si potevano vedere circa 4 o 5 alpinisti in tuta rossa che stavano salendo più in alto. Ma Marco ci disse che la cima è sacra e che il punto dove si era fermato era la cima rituale. Cas e io ci siamo guardati. Abbiamo già visto foto di alpinisti che si sono fermati poco prima della cima “sacra”, ma quel punto sembrava davvero diverso. Inoltre, se vuoi completare i 14 ottomila, devi produrre “foto di vetta” convincenti. Allo stesso tempo, ci siamo resi conto che non era la nostra storia, ma che avrebbe comunque avuto delle conseguenze”.

L’olandese parla di vetta sacra perché per la popolazione Sikkim, che abita alle pendici del versante indiano della montagna, il Kanchenjunga è sacro. Per questa ragione i primi conquistatori della montagna si fermarono uno o due metri più sotto. Fu una consuetudine che si tenne per diversi anni, ma con il passare del tempo si perse e ora gli alpinisti terminano la loro scalata in vetta senza farsi grossi problemi.

Infine, a quanto scritto da ExplorersWeb si aggiunge un altro fatto. Marco Confortola nel suo tentativo di vetta era accompagnato da Nuri Sherpa. In un’intervista audio fatta al nepalese allo scopo di inserire il suo nome nel database di coloro che sono andati in vetta al Kanchenjunga questa primavera, Nuri spiega che Marco si è fermato a 8400 metri e qualcosa, non è sicuro sulla quota esatta, ma non sulla reale cima. Anche in questo audio viene citata la questione della vetta sacra.

Riguardo tutto ciò Marco Confortola ha deciso di non rilasciare alcuna dichiarazione. Il 7 giugno sarà in partenza per il Pakistan per tentare il Nanga Parbat sempre assistito dall’agenzia nepalese Seven Summit Treks.

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