News

Bivacco Aronte sulle Alpi Apuane ricolmo di rifiuti, il CAI chiede rispetto

A cosa serve un bivacco? Ogni appassionato di montagna dovrebbe conoscerne lo scopo e le modalità di gestione. Si tratta di strutture utili come punto di appoggio per spezzare una salita o una discesa in più giorni, o come ricovero di emergenza. A differenza dei rifugi, non presentano gestori, sono incustoditi, sempre aperti (a meno di situazioni particolari come ci ha insegnato la pandemia del Covid-19) e gratuiti. Per il loro utilizzo si richiede dunque una capacità di autogestione da parte degli escursionisti, invitati a usufruire dei letti e del mobilio presente secondo la regola non scritta del “lasciare tutto nelle condizioni in cui lo si è trovato”, in un’ottica altruistica, come componenti di quella che è la grande famiglia della montagna. Purtroppo non è raro il verificarsi di episodi che dimostrano quanto tale capacità di autogestione non sia diffusa in maniera ubiquitaria. Di recente la sezione di Massa Carrara del Club Alpino italiano si è trovata a intervenire in una operazione di pulizia straordinaria presso il Bivacco Aronte sulle Alpi Apuane.

Una struttura antica, che si erge a una quota di 1642 metri nel comune di Massa dal lontano 1902. Un punto di riferimento essenziale in inverno qualora ci si trovi in difficoltà sul monte Cavallo o la Tambura, un ricovero che ha ospitato diverse generazioni di alpinisti, ed è stato testimone silente del mutare – in peggio – del paesaggio circostante, oggetto di crescenti attività estrattive nel corso dei decenni passati. Un puntino rosso a contrasto con il bianco delle cave di marmo, che si prepara a un’opera necessaria di restauro. Proprio in vista dell’avvio dei lavori di sistemazione della struttura, alcuni volontari del CAI sono saliti in quota, trovandosi di fronte a una scena dolorosa: il bivacco ricolmo di rifiuti.

Rifiuti in plastica, avanzi di cibo, una piccola discarica in quota. Una scena cui, come ci racconta il Presidente della sezione Elso Biagi del CAI di Massa, Paolo Marcello Simi, non si è mai assistito prima. “Sapevamo che era sporco, ma non ci aspettavamo di trovarlo in simili condizioni.”

Non gira intorno al problema il Presidente, evidenziando che l’episodio si sia verificato in un periodo storico particolare per la montagna, il post-Covid, la fase di boom dell’escursionismo che purtroppo, per la legge dei grandi numeri, vede salire in quota una percentuale non trascurabile di neo-frequentatori delle alte quote, che mancano spesso non solo di preparazione tecnica e di idonea attrezzatura, ma anche della necessaria educazione. Quella educazione che porta un escursionista, come si diceva poc’anzi, a sapere come comportarsi in un bivacco, con rispetto.

Dopo le pulizie, è tempo di restauro

Il CAI si è fatto carico di ripulire la struttura per poter dare il via ai lavori di restauro, cofinanziati dal Parco delle Apuane, che dovrebbero essere realizzati entro l’anno, assicurando per il 2023 di poter tornare a godere della struttura.

“Il bivacco è una struttura che merita – racconta il presidente Simi – oggi riconosciuto come edificio di interesse storico. Un obiettivo raggiunto al termine di una lunga battaglia questo riconoscimento. Battaglia perché tutto intorno ci sono le cave, di fianco troviamo il passo della Focolaccia dove praticamente hanno abbassato la cresta della montagna di 150-200 metri, scavando senza criterio. Stanno distruggendo a poco a poco le Apuane e dal punto di vista ambientale è un danno enorme, perché nel caso di un impianto sciistico si fa sempre in tempo a smantellarlo, qui dove si scava, la montagna non c’è più e attualmente lo stanno facendo in una modalità industriale. La gestione è differente dalle cave di una volta, quando la gente conosceva il territorio e si stava attenti a portare via il minimo indispensabile. Ora si tira giù tutto“.

Tags

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Forse con l’attuale tecnologia molti bivacchi hanno perso il loro significato e rimangono solo un segno della storia, di sicuro poco utile alle masse.

    1. Non capisco, quale sarebbe l’attuale tecnologia? Il cellulare per chiamare il soccorso alpino appena fa buio?o i sacchetti di plastica che permettono di nascondere gli odori e quindi danno la falsa percezione che qualcun altro sia tenuto a ripulire e portarli via…?

      1. Andare in montagna è molto più facile per le info, per l’attrezzatura molto leggera, per gli allenamenti, … e il cervello viene spento.
        Nei bivacchi si va spesso a far “bisboccia”: tanti sono molto accessibili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close