Meridiani Montagne

Calanques, i bianchi fiordi del mediterraneo

Testo di Gian Luca Gasca, tratto dal numero di Meridiani Montagne “Provenza, Calanques e Verdon”

Dal mare increspato dal vento si sta affacciando il sole. L’aria è fresca, piacevole, mentre l’alba riveste ogni cosa di sfumature ambrate. Poi inonda di luce la vicina città, la ruota panoramica, l’imponente Bonne Mère sulla collina. Tra gli ultimi lembi di Marsiglia e il Col de Sormiou bastano dieci minuti, per allontanarsi dal suo caotico vivere e immergersi nel silenzio, tra gole e pareti del Parc national des Calanques. “Laggiù è dove sono stati ritrovati i resti dell’aereo di Antoine de Saint-Exupéry” ci rivela Philippe, indicando la vicina isola di Riou, nel cui mare nel 1944 si inabissò l’autore de Il Piccolo Principe. “La chiamano anche isola degli uccelli, per le colonie che la popolano”. Philippe è la nostra guida, accompagna i visitatori alla scoperta del più recente tra i parchi nazionali francesi, dove mare e montagna vanno a braccetto. La natura è la sua vera passione, conosce ogni pianta e si ferma a ogni trillo che proviene dal cielo. E qui ha un bel da fare, con tutte le specie che si possono avvistare: un’ottantina, tra cui l’aquila del Bonelli. Un patrimonio che i progetti di urbanizzazione degli anni Settanta hanno messo a rischio. Poi, dieci anni fa, la nascita del Parco ha sancito la tutela di questo paradiso per naturalisti, escursionisti e climber.

Grande Randonnée nel maestrale

Sui sentieri delle Calanques gli incontri sono eterogenei. Chi cammina punta allo Chemin de Grande Randonnée, che di solito si percorre in un paio di giorni. Lo seguiamo anche noi nel suo continuo saliscendi tra costa ed entroterra. La costa è ricca di strette insenature in cui si insinua il mare cristallino. Più che camminare, viene voglia di indossare il costume da bagno. Ma procediamo, sempre esposti al sole e al vento. Qui il maestrale soffia costantemente e, nelle giornate più calde, con raffiche che possono toccare i 120 km/h, diventa un innesco perfetto per gli incendi. Ragion per cui l’amministrazione del Parco ha dovuto regolamentare gli accessi all’area protetta, dal 1° giugno al 30 settembre, in base alle condizioni.

Calanques a pedali (dove è permesso)

Tra i tanti divieti che regnano nel Parco, spicca quello di raggiungere le piccole spiagge con le bici. Per le due ruote esistono itinerari ad hoc, dai notevoli dislivelli, che rimangono alti in quota. Una delle nostre giornate nel Parco decidiamo di dedicarla alle due ruote e, su consiglio dei locali, scegliamo la pedalata assistita. Partiamo dalle piste ciclabili di Cassis; in breve, ci lasciamo alle spalle le ultime case e ci infiliamo nell’entroterra tra la macchia, affrontando piste adatte anche alle gravel, sempre più frequenti, e tecnici single track per le mountain bike.

Lo scenario è nuovo e più aspro rispetto alla costa, ma presto torniamo a vedere il mare. Oltre un ripido muro ghiaioso, si spalanca il panorama sulla Calanque d’en Vau, la più famosa caletta di Francia, un fiordo stretto e spettacolare che si insinua tra gli speroni bianchi punteggiati dal verde della macchia.

Un mare di calcare sui fiordi

En Vau è la calanque più vicina e frequentata dagli arrampicatori, con decine di vie su candido calcare (alcune molto antiche e… lisce) dal 3 all’8a, in settori spettacolari come La Grande Aiguille, Saphir, il Doigt de Dieu. Ancora più numerose, mediamente più difficili e meglio protette, sono le vie della Calanque de Morgiou. È un ambiente diverso, più antropizzato. Il fondo della caletta ospita un porticciolo di pescatori, che si raggiunge in pochi minuti di camminata dal vicino parcheggio. Da qui un breve sentiero in parte scavato nella roccia porta alle prime falesie sul mare, ma inoltrandosi verso l’entroterra si scopre un intero mondo di roccia, dove spit e trad convivono. Un pomeriggio decidiamo di dedicarci alla dimensione verticale. Passiamo la piccola e riservata Calanque de Sugiton e la vicina Calanque des Pierres Tombées, ex paradiso nudista dove l’accesso è vietato a causa dei frequenti crolli di pietre… Pierres Tombées, di nome e di fatto. Quando ci affacciamo sull’entroterra di Morgiou, ecco alzarsi sopra la vegetazione muri di roccia verticali e strapiombanti, tetti e diedri. Solo la Crête de Saint-Michel, l’alto muraglione che si innalza sopra la calanque, conta 75 vie, più di cento monotiri si trovano nell’area delle Baumettes, quasi cinquanta su Cap Morgiou… “Date le spalle al mare”, ci aveva consigliato Pierre Clarac, maestro di arrampicata e cofondatore del Bureau des Moniteurs des Calanques. E davvero, qui il paesaggio è unico al mondo.

Altri approfondimenti sul numero 115 di Meridiani Montagne “Provenza Calanques e Verdon” .

 

 

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