Ambiente

Alberi non nativi sulle Alpi, vantaggi e svantaggi di un “errore” del passato

Piantare un albero aiuta il Pianeta. Una affermazione che, in tempi moderni, abbiamo imparato a valutare con attenzione, riflettendo sul “cosa” e “dove”. Introdurre specie non native in ambienti naturali, comporta il rischio di alternarne gli equilibri, a causa dell’instaurarsi di processi di competizione e potenziale espansione dei nuovi arrivati a danno delle specie autoctone. Perché una specie “non del posto”, potenzialmente invasiva, raggiunga e alteri un ambiente naturale, non è necessario che venga qui piantata in maniera diretta. Vi è infatti la possibilità che possa sfuggire anche da ambienti urbani.

Le piante non hanno gambe, ma hanno evoluto strategie riproduttive altamente efficienti, che comportano la dispersione del seme mediante sfruttamento di vari “mezzi di trasporto”, quali vento, acqua, animali (e in tale categoria inseriamo anche l’uomo). Nel passato, in ambiente alpino, specie arboree non native sono state introdotte per scopi ornamentali in ambiente urbano. Cosa possiamo fare oggi per contenere il problema della loro diffusione?

Il progetto ALPTREES

Allo scopo di trovare risposta a tale quesito, è stato avviato nel 2019 il progetto europeo ALPTREES, che ha visto nei giorni scorsi l’incontro conclusivo alla Fondazione Edmund Mach. Un progetto che promuove la conoscenza degli alberi non nativi per contribuire ad una strategia transnazionale europea finalizzata ad una loro gestione sostenibile (in inglese “Non Native Trees” NNT).

Coordinato dall’Istituto di ricerca forestale, rischi naturali e paesaggio di Vienna, accanto ai partner istituzionali francesi, tedeschi, austriaci e sloveni, vede l’Italia rappresentata dal Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, dal Comune di Trento e dal Consorzio Langhe Monferrato e Roero. Con il ruolo di “osservatore” è presente il Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento.

Nel corso dell’evento sono stati presentati i principali risultati delle attività di ricerca, che includono anche un docufilm divulgativo di 50 minuti sul progetto, realizzato nel 2021 in 5 paesi (Italia, Francia, Germania, Austria e Slovenia) e 14 location con la collaborazione di 21 istituzioni italiane ed europee. Di seguito il trailer.

Le specie non native delle Alpi

Nello Spazio Alpino Europeo, che comprende le regioni dei paesi europei che si affacciano sulle Alpi, sono presenti circa 150 specie arboree autoctone e oltre 500 specie non autoctone. La maggior parte di queste ultime sono esclusivamente per ornamento e quindi per scopi urbani. Ad esempio, la robinia, l’ailanto, l’acero americano, il ciliegio tardivo, l’abete di Douglas, il pioppo ibrido e l’olmo siberiano, per citarne alcune.

Sulla base della loro “data di arrivo”, le specie non native possono essere suddivise in due categorie: le Archeofite, giunte sulle Alpi prima della scoperta dell’America, e le Neofite, arrivate successivamente. La scoperta dell’America ha portato a un boom dei commerci transatlantici, favorendo il trasferimento in Europa di specie non native del continente.

Non solo svantaggi

La soluzione più semplice al problema che potrebbe venire in mente è togliere di mezzo le specie non native. Al di là della difficoltà di realizzazione di un simile intento, il progetto ALPENTREES invita a riflettere sui pro e contro, vantaggi e svantaggi che queste piante viaggiatrici possono presentare nell’epoca moderna. Un invito dunque a non demonizzarle in senso assoluto.

Come anticipato, lo svantaggio è rappresentato dal fatto che l’albero non nativo possa, in determinati casi, diventare invasivo, comportando rischi per la biodiversità autoctona e il funzionamento dell’ecosistema. Di contro i vantaggi sono molteplici: la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, il contributo alla bioeconomia, la realizzazione di infrastrutture verdi urbane e periurbane più resilienti e la riduzione dei rischi di eventi naturali distruttivi.

La risposta alla domanda iniziale, “Cosa possiamo fare per contenere il problema?”, fornita dal progetto ALPTREES è dunque studiare e monitorare singolarmente gli alberi esotici delle Alpi, per creare adeguati piani di azione e gestione. Importante è definire delle linee guida comuni, su scala transnazionale, che consentano in parole povere, di mantenere la situazione sotto controllo.

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Un commento

  1. Robinia molto adatta a riscaldamento..in pianura un tempo la piantavano appositamente e pure di nascosto se ne rubavano i rami grossi , tanto poi rispuntavano.

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