Itinerari

Nasce il Sentiero di Dante, da Patrica al Monte Cacume

I versi di Dante possono risultare ostici. Leggerli accanto ai personaggi cui sono riferiti, però, li rende più scorrevoli. “Biondo era e bello e di gentile aspetto / ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso” recita il cartello accanto all’immagine del re svevo Manfredi, che si affaccia a cavallo verso la Ciociaria e l’Appennino. “Poi sorridendo disse io sono Manfredi, figlio di Costanza imperatrice” prosegue la citazione dal Canto III del Purgatorio. Mezz’ora di cammino più in su, accanto ai ripidi tornanti che precedono la cima, attende gli escursionisti una figura in piedi, avvolta in un lungo mantello. E’ Jacques de Molay, l’ultimo Gran maestro dei Templari, e qui i versi di Dante sono più sibillini. “Veggio il novo Pilato sì crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto, portar nel Tempio le cupide vele”. Qui il riferimento è a Filippo il Bello re di Francia, colpevole dello scioglimento e della strage dei Templari (de Molay morì nel 1314 sul rogo) ma anche dello “schiaffo di Anagni” che undici anni prima aveva umiliato Papa Bonifacio VIII. 

Non occorre conoscere la Divina Commedia, ovviamente, per apprezzare il Sentiero di Dante, che sale dai 437 metri di Patrica, uno dei borghi più belli dei Monti Lepini, nel Lazio, fino ai 1095 metri del Monte Cacume, che sorveglia Frosinone, l’Autostrada del Sole e buona parte della Ciociaria. 

E’ bene dire subito che il Sentiero di Dante, inaugurato il 26 e il 27 marzo, ripercorre un tracciato che gli escursionisti del Lazio conoscono molto bene. Ma le grandi sagome di Corten (un acciaio speciale), disegnate dal pittore e grafico Cesare Pigliacelli, e trasportate e installate dai soci dell’associazione L’Orchidea di Patrica danno a questo percorso un sapore tutto nuovo. Ho iniziato a lavorarci quattro anni fa, sono riuscito a coinvolgere esperti e volontari di Patrica e dei centri vicini, anche perché Dante, nella Divina Commedia, ha citato molte località della Ciociaria. A far scattare l’idea del Sentiero è stata la somiglianza tra la forma del Cacume e quella della montagna del Purgatorio dantesco. Intorno al progetto ho visto crescere l’interesse della gente” spiega il sindaco Lucio Fiordalisio, raggiante nel giorno dell’inaugurazione del Sentiero. 

Il legame tra Dante e il Monte Cacume deriva dal Canto IV del Purgatorio. “Vassi in Sanleo / e discendesi in Noli / montasi su Bismantova e ‘n Cacume /con esso i pié; ma qui convien ch’om voli” recitano questi celebri versi. Qualche studioso, però, ha obiettato che mentre la rupe di San Leo tra la Romagna e le Marche, il promontorio di Noli in Liguria e la Pietra di Bismantova in Emilia sono ben riconoscibili, la parola Cacume non sia un toponimo ma un nome comune, la traduzione del latino cacumen che significa “vetta”. “Questa interpretazione non ha senso, Dante nella Divina Commedia fa dei riferimenti geografici precisi” spiega Giancarlo Pavat, storico triestino trapiantato in provincia di Frosinone. “Sappiamo per certo che Dante è venuto in Ciociaria per due volte, e forse anche una terza. Nel 1294, come ambasciatore di Firenze, ha seguito la Via Latina fino a Napoli per rendere omaggio a Papa Celestino V, nel 1301 è andato ad Anagni, dal suo successore Bonifacio VIII. Il profilo aguzzo del Cacume, che sorveglia dall’alto la pianura, è inconfondibile”. 

E’ stato Pavat, insieme ad altri, a scegliere le figure del Purgatorio da riprodurre sul percorso. Molte di loro, quando erano in vita, hanno visitato la Ciociaria. All’inizio del Sentiero, dopo la targa che riporta i versi di Dante e la loro traduzione in dialetto patricano, compaiono il Poeta e Virgilio che indicano la direzione da seguire. Più avanti compare l’imperatore romano Traiano, che aveva una villa nella Valle dell’Amaseno, tra i monti Lepini e gli Ausoni. Più avanti ecco il re Manfredi, che aveva visitato Ceprano. Poi tocca a Federico Barbarossa, di cui Dante stimava il nipote Federico II di Svevia, al templare Jacques de Molay. Due immagini a carattere sacro, prima San Michele Arcangelo e poi la Madonna, precedono il poeta Guido Guinizelli, padre del “dolce stil novo” e della lingua italiana. Sulla spianata erbosa della vetta, di fronte alla enorme croce installata nel 1903 per volere di Papa Leone XIII, nato nella vicina Carpineto Romano, è l’immagine di Beatrice, la donna idealizzata da Dante. 

Sono nato a Patrica e sono un escursionista, qualche anno fa ho percorso in bici il Cammino di Santiago. Una volta individuati i personaggi bisognava trovare uno o più simboli per identificarli, e decidere le posizioni delle statue. E’ stato un lavoro faticoso” racconta Cesare Pigliacelli, l’autore delle sculture, che oggi lavora alla Via Benedicti, il percorso sulle tracce di San Benedetto, da Norcia fino a Subiaco e a Montecassino, che è stato inserito tra gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. Ancora più faticoso, ovviamente, l’impegno di Nello Pallotta, di suo nipote Pierluigi e degli altri soci de L’Orchidea, che hanno trasportato le sagome di Corten, che pesano in media un quintale, e le hanno installate nei siti scelti da Pigliacelli. Fa piacere che questo lavoro, nonostante i 650 metri di dislivello del Sentiero, sia stato effettuato a spalla o con l’ausilio dei muli, senza nemmeno pensare a usare un elicottero. 

Sabato 26 marzo, a Frosinone, il Sentiero di Dante è stato presentato dal sindaco Lucio Fiordalisio alla presenza di amministratori e politici ciociari. Domenica 27, dopo i saluti davanti al Municipio e l’esibizione di alcuni studenti che hanno recitato versi del Purgatorio, centinaia di persone sono salite, ognuna al suo passo, fino ai 1095 metri della cima. Della carovana facevano parte escursionisti allenati e neofiti, giovani e meno giovani, residenti e forestieri. 

Il Sentiero di Dante, che inizia dal borgo medievale di Patrica, è percorribile tutto l’anno, è segnato con i bolli bianco-rossi del CAI, supera 650 metri di dislivello. Le prime rampe sono abbastanza ripide, segue un tratto più comodo, per arrivare in cima c’è un altro tratto faticoso. Occorrono 1.45 ore in salita e 1.15 al ritorno. 

L’ultima parola spetta al sindaco Fiordalisio. “Abbiamo fatto una bella cosa, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Il Sentiero può essere l’occasione per rilanciare i negozi, i bed & breakfast e i ristoranti del paese. La storia, l’impegno e il benessere fisico, i prodotti tipici e la bellezza dei borghi possono creare sviluppo, a Patrica come altrove”.  

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