Itinerari

Le montagne e i sentieri di Dante

Il 25 marzo è il Dantedì, il giorno in cui il Poeta inizia il suo viaggio nell’aldilà della Divina Commedia

Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e ‘n Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch’om voli”. In questi versi del IV Canto del Purgatorio Dante Alighieri ha citato due delle “piccole montagne” più caratteristiche dell’Appennino. La Pietra di Bismantova, che raggiunge i 1041 metri di altezza, sorveglia Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, ed è inconfondibile per le sue alte pareti rocciose e per il tavolato pianeggiante della cima. Il Cacume (o Caccume), 1095 metri, la vetta più meridionale dei Monti Lepini nel Lazio, domina con il suo profilo aguzzo la Ciociaria. 

Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 e morto in esilio a Ravenna il 14 settembre del 1321, non era né un escursionista né un alpinista. Non era un re o un condottiero, e quindi viaggiava spesso a piedi, come gran parte degli uomini e delle donne del Medioevo. 

L’altro grande poeta italiano di quegli anni, Francesco Petrarca, ha compiuto e raccontato nel 1336 un’ascensione al Monte Ventoso (l’odierno Ventoux, celebre soprattutto tra i ciclisti), che viene spesso citata tra quelle che hanno dato vita all’alpinismo. Ma Petrarca, classe 1304, aveva una sensibilità diversa da quella di Dante, che apparteneva alla generazione precedente. Per il poeta fiorentino, però, la geografia ha un ruolo fondamentale. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso minuziosamente descritti nella Divina Commedia, il suo capolavoro che gran parte degli italiani ha affrontato e deve ancora affrontare a scuola, si modellano sulla geografia del mondo reale. L’Italia, l’Europa e il Mediterraneo. E soprattutto la Toscana, dal Mar Tirreno all’Appennino, dove Dante viveva e viaggiava. 

Aldo Cazzullo, nel suo A riveder le stelle, pubblicato qualche mese fa da Mondadori e che è immediatamente diventato un best-seller, ci ricorda che “Dante ha inventato l’Italia”. Nelle sue tre parti, che l’autore chiamava “cantiche”, sfilano Scilla e Cariddi, il Po “c’ha proprio cammino prima dal Monte Viso ‘nver’ levante”, il Lago di Garda e la Dalmazia, la “fortunata terra di Puglia”. Insieme al Cacume e a Bismantova, l’altro luogo legato a Dante e frequentato dagli escursionisti di oggi è l’Acquacheta, una cascata del versante romagnolo dell’Appennino, oggi all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi. Da la sinistra costa d’Apennino, / che si chiama Acquacheta suso, avante / che si divalli giù nel basso letto” scrive Dante Alighieri nel XVI Canto dell’Inferno. E poi prosegue “rimbomba là sovra San Benedetto / de l’Alpe per cadere ad una scesa / ove dovea per mille esser recetto”. Tra le migliaia di monumenti che ricordano il poeta in ogni parte d’Italia, uno dei più conosciuti sorge a Poppi, nel cuore del Casentino, a pochi chilometri in linea d’aria dall’Acquacheta. Lo sorveglia il Castello dei conti Guidi, dove Dante fu ospite per quasi un anno nel 1310, dopo essere stato esiliato da Firenze. Ventuno anni prima nella piana di Campaldino, che dal Castello si vede, i Guelfi, legati al Papato e prevalentemente fiorentini, avevano duramente sconfitto i Ghibellini, soprattutto aretini e sostenitori dell’Impero. Tra loro, in armi, c’era il ventiquattrenne Dante.   

Chi vuole traversare lentamente i luoghi della vita del poeta può percorrere il Cammino di Dante, un itinerario ideato nel 2012 da un gruppo di camminatori e di esperti di poesia e di letteratura medievale. L’itinerario, lungo 395 chilometri e diviso in 20 tappe, inizia e si conclude a Ravenna, dov’è la Tomba di Dante.

Un percorso attraverso la pianura, le colline e l’Appennino porta dalla Romagna alla Toscana, dove si toccano Firenze e la Casa di Dante, oggi museo. Per tornare in Romagna si segue un percorso più a sud, attraverso il Casentino e i suoi boschi. L’elenco dei luoghi toccati include Brisighella e Marradi, l vetta del Monte Falco, San Godenzo e Pontassieve, Poppi, Premilcuore e Forlì. Le informazioni sul tracciato, sui posti-tappa e sul lavoro che ha portato a individuare il percorso (tra i suoi padri citiamo Oliviero Resta, Marcello Bezzi e Massimiliano Venturelli) si trovano sul sito www.camminodante.com. 

Secondo l’ultimo rapporto L’Italia dei Cammini, curato dall’editore terre di Mezzo e che fa riferimento solo a una parte degli itinerari (mancano le Alte Vie dolomitiche, il Santiero Italia e tanto altro), i 300 percorritori del Cammino di Dante nel 2019, l’ultimo anno prima del Covid, sono pochi rispetto ai 4.500 della Via degli Dei, ai 19.000 della Francigena e ai 347.000 del Cammino di Santiago. E’ probabile, però, che i libri, le celebrazioni e gli eventi del 2021, l’anno in cui si celebrano i sette secoli dalla scomparsa di Dante, farà crescere il numero dei camminatori che attraverseranno l’Appennino sulle tracce del poeta e del suo esilio. 

Nel 1914, al termine della seconda ascensione dell’Olimpo, lo scrittore greco Ilias Venezis lesse al suo compagno d’avventura, l’americano Francis Farquhar, i primi versi dell’Iliade, e questi si mise a piangere. Leggere l’Inferno, il Purgatorio o il Paradiso tra l’Acquacheta e Poppi, o più lontano, sul Cacume o a Bismantova, può avere lo stesso effetto.    

Alcuni itinerari sul Cammino di Dante

Il sentiero di Bismantova

(170 metri di dislivello, 1.15 ore a/r, T)

Una passeggiata per tutti, altri sentieri consentono di compiere il periplo della Pietra. Da Castelnovo ne’ Monti si sale al Piazzale Dante (870 metri), alla base della Pietra. A piedi si toccano il rifugio della Pietra e l’Eremo, e si va a sinistra costeggiando delle pareti frequentate dagli arrampicatori. Una facile spaccatura porta all’altopiano, dove si raggiunge la cima (1047 metri). Discesa per la stessa via. 

Da Castagno d’Andrea ai Monti Falterona e Falco

(500 metri di dislivello, 3.15 ore a/r)

Un bell’anello sul Cammino di Dante, verso le due cime più alte delle Foreste Casentinesi. Da Castagno d’Andrea si sale in auto alla Fonte del Borbotto (1200 metri), e si prosegue a piedi, per un ripido sentiero nel bosco, fino alla vetta del Monte Falterona (1654 metri). Si continua sulla cresta, nel bosco, fino al Monte Falco (1657 metri), dove la vista si apre verso la Romagna. Si scende a est sul viottolo della Pista del Lupo, si raggiunge una strada sterrata (1485 metri), e la si segue a sinistra fino al punto di partenza. 

Da San Benedetto in Alpe all’Acquacheta 

(280 metri di dislivello, 3 ore a/r, T/E)

Non breve ma comodo e pianeggiante, con uno strappo più ripido alla fine. Da San Benedetto in Alpe (499 metri) si segue il comodo viottolo che costeggia il torrente, supera su un ponte il Fosso del Sasso Bianco, tocca la piccola Ca’ del Rospo, sale nel bosco e scende al Molino dei Romiti (638 metri). Da qui si sale al belvedere sull’Acquacheta, e si prosegue aggirandola fino ai resti dell’eremo di San Benedetto (734 metri), sul pianoro sopra alla cascata. Si torna per la stessa via. 

Da Patrica al Monte Cacume

(660 metri di dislivello, 3 ore a/r, E)

Non lungo ma ripido, un classico dell’escursionismo nel Lazio. Il sentiero inizia dal borgo medievale di Patrica (437 metri), tocca una scritta dedicata a Dante, e sale per un ampio crinale affacciato sulla Ciociaria. Più in alto si toccano la Fontana della Rava (829 metri) e un capanno di pastori ricostruito, e si sale tra fitta vegetazione alla cima (1095 metri), dove sono una chiesetta e l’enorme croce eretta per celebrare il Giubileo del 1900. Si scende per la stessa via. 

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Un commento

  1. Interessante divagazione in Trentino:”La vera ruina dantesca? La sfida è aperta ” sul web.
    accanto alla strada provinciale località Marco di Rovereto..visibili enormi massi ed un cartello .Pare però che la targa sia stata collocata nel 1921 a fini propagandistici dopo che il Trentino venne conquistato ed iniziò una Italianizzazione savoiarda monarchico fascista piuttosto rude.La vera frana cui accenna Dante e’ qualche chilometro oltre, alla base di un castel Pietra localita’ Calliano.
    Interessante pure la storia della collocazione della statua di Dante a Trento..inaugurata 11 ottobre 1896, fronte stazione ferroviaria, ancora sotto impero Austroasburgico.Purtroppo ora nei pressi della statua..spaccio ed accoltellamenti e terreno conteso tra bande ed onesti cittadini.

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