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Le bellezze e le storie della Valle d’Aosta nel nuovo numero di Meridiani

Protagonista del nuovo numero in edicola di Meridiani è la Valle d’Aosta, una piccola terra chiusa tra le montagne, eppure da sempre aperta all’Europa (da secoli è la “porta” attraverso la quale la Via Francigena, una delle più antiche arterie di comunicazione continentale, percorre il suo primo suggestivo tratto al di qua delle Alpi, per dire…).

Un paradiso di natura pressoché incontaminata – e non è un modo di dire, massima espressione dell’ecosistema alpino appena sfiorato dall’antropizzazione. Eppure una terra ricca di storia e di storie, di cultura e tradizioni, che passano anche dalla tavola (e dal bicchiere, grazie a ottime cantine che da secoli fanno viticoltura eroica, con vigne tra le più alte d’Europa). Una regione che è attrattiva d’inverno – grazie ad alcune tra le località sciistiche più celebrate d’Europa – e che svela forse la sua wilderness più suggestiva d’estate, grazie a quel gioiello nel gioiello che è il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il più antico d’Italia, che proprio quest’anno celebra il suo primo secolo di vita.

Il prossimo numero di Meridiani, dedicato alla Valle d’Aosta, è frutto di una complessa ma appassionante opera di selezione, pre consentire al lettore di percorre le bellezze e le tante storie della regione lungo il filo doppio che lega i caratteri umani alle manifestazioni della natura. Per esprimere e svelare l’anima di un micro-grande mondo “così lontano e così vicino”, che da sempre sembra danzare a due passi dal cielo.

A presentarci il numero 266 di Meridiani “Valle d’Aosta” è il direttore Walter Mariotti.

Parola al direttore

“La casa è città, la montagna è lì fuori, è felicità.” Paolo Cognetti conosce bene la Valle d’Aosta. Lo scrittore premio Strega per Le otto montagne, tradotto in una trentina di lingue, dopo un peregrinare in varie città, da Milano a New York, ha deciso di fermarsi qui, in Valle d’Aosta. Ai margini d’un bosco di larici e abeti, per non essere solo ma per continuare a leggere e scrivere. A Estoul, nella vallata di Ayas, sul crinale del Monte Rosa. Dove il riverbero della luce sul ghiaccio è l’opposto del buio della notte assoluta anche per lui, che ha costruito in queste emozioni la sua identità. Di uomo e di autore.
Davvero la città è la casa e la felicità la montagna? Una cosa è certa: per quasi due secoli, la migliore borghesia d’Europa l’ha pensata così. Nel segreto del proprio cuore, nel vuoto dello stomaco, nel respiro che si faceva affannoso quando quei profili taglienti in lontananza iniziavano a coprire l’orizzonte. Donne e uomini fortunati che avevano casa in città, spesso più d’una in molte città, ma che solo in Valle d’Aosta pensavano di essere felici. Preparandosi prima che facesse giorno a risalire le montagne. O semplicemente a camminare negli stessi boschi dove Cognetti ha aperto il suo rifugio della creatività. Prima che meta sciistica, destinazione gastronomica o hub di life style, la Valle d’Aosta è ancora questa emozione. Fateci caso, se ci andate. “Siete voi di città che la chiamate natura. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito. (…) Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.”

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