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Il Sentiero dei minatori: storia e natura ai piedi della Majella

Il borgo di Lettomanoppello, ai piedi della Majella, è da sempre un luogo di passaggio. Negli scorsi tre mesi, come in quasi tutti gli inverni, sono transitati dai 370 metri di quota del paese migliaia di sciatori, ciaspolatori e scialpinisti diretti verso Passo Lanciano e la Majelletta. La neve, sulla seconda montagna d’Abruzzo, è stata sempre abbondante. In estate, per la stessa strada, passano gli escursionisti diretti verso le cime più alte del massiccio, le famiglie di Pescara, di Chieti e dei centri vicini in cerca di un picnic al fresco, i ciclisti che amano i dislivelli robusti, perché la strada raggiunge i 2050 metri di quota del Blockhaus. Le sorgenti sulfuree del Lavino, tra Lettomanoppello e Scafa, sulla statale Tiburtina, attirano visitatori in ogni momento dell’anno. Da qualche tempo, però, il borgo ai piedi della Majella ha deciso di puntare su una pagina affascinante della sua storia. Per più di un secolo, dal 1844 al 1956, nei valloni tra Lettomanoppello e i vicini centri di San Valentino, Scafa, Manoppello, Abbateggio e Roccamorice, migliaia di minatori locali hanno estratto dalla montagna della roccia calcarea bituminosa, da cui si producevano bitume fluido e asfalto.

La sabbia calcarea della formazione di Bolognano, che prevale in questa zona della Majella, è un serbatoio di idrocarburi. L’uomo ha iniziato a sfruttare il bitume migliaia di anni fa” spiega la geologa Violetta De Luca. “Nella Grotta dei Piccioni sono stati trovati dei vasi del Neolitico riparati utilizzando il bitume. In località Pignatara gli archeologi hanno trovato un “pane” di asfalto del III secolo avanti Cristo, con il marchio del proprietario. Al tempo dei Bizantini lo si usava per il “fuoco greco”, che serviva a incendiare le navi nemiche. I contadini lo hanno usato per millenni per la punta dei pali, per riparare il vasellame, per accendere il fuoco”. 

Il primo stabilimento industriale della zona è stato aperto nel 1844 da Silvestro Petrini, che quattro anni dopo è stato arrestato dai Borboni per il suo impegno a favore dell’Unità d’Italia. Il boom della produzione è arrivato alla fine dell’Ottocento, quando l’asfalto della Majella è stato utilizzato per pavimentare le strade di Berlino, e poi di decine di altre città in tutto il mondo. Nel 1873, in Inghilterra, venne fondata la Società Anglo-Italiana degli Olii minerali e Bitumi. Nel 1889 l’imprenditore tedesco Adolf Rem acquistò gran parte dei diritti di estrazione. Un documento del 1892 mostra che tonnellate di asfalto e bitume venivano spediti via mare dal porto di Ancona verso Londra, Anversa, Odessa e New York.   

In quegli anni, da 7-800, i minatori della Majella aumentarono fino a quasi 4000. Accanto ai peciaroli lavoravano le donne, che si occupavano del trasporto e della lavorazione del materiale. Nella valle del Lavino furono installate sette teleferiche (alcune erano lunghe chilometri), e un trenino a scartamento ridotto che trasportava il minerale fino a Scafa e alla ferrovia che univa Roma all’Adriatico. Molti minatori, finito il turno in galleria, continuavano a lavorare come allevatori o contadini.  

A far chiudere le miniere di bitume e di asfalto, nel 1956, fu il disastro avvenuto nei pozzi di Marcinelle, in Belgio, dove un incendio uccise 262 minatori. Molti e delle vittime venivano dall’Abruzzo, e in particolare da Lettomanoppello e dai centri vicini. Tra i tanti incidenti nelle miniere della Majella spicca quello del 1879, quando una frana nel tunnel di Santa Liberata, forse causata dal terremoto del giorno precedente, uccise tre ragazze di 16, 16 e 18 anni.  

Il sentiero

Il lavoro per recuperare e rendere accessibili le miniere di Lettomanoppello e dei centri vicini è iniziato qualche anno fa grazie a Dino Di Cecco e agli altri soci del GRAIM, il Gruppo di Ricerca sull’Archeologia Industriale della Majella. Nel giugno del 2021, grazie a un finanziamento di 25.000 euro da parte della Regione Abruzzo, è stata inaugurata la prima parte del Sentiero dei Minatori, che scende da Lettomanoppello fino al Lavino, toccando i tunnel minerari di Santa Liberata e del Ponte e altri punti di interesse storico e geologico. 

Anche se molti siti minerari sono fuori dall’area protetta, il Parco Nazionale della Majella, che dal 2021 è anche Geoparco dell’UNESCO, ha immediatamente inserito il nuovo percorso tra i suoi sentieri con la sigla C6. “E’ stato uno sforzo collettivo, al quale hanno partecipato lo Speleo Club di Chieti, e la Pro loco che ha proposto il menù del minatore” spiega Arianna Barbetta, assessore al turismo di Lettomanoppello, che lavora per queste iniziative insieme al sindaco Simone D’Alfonso.

L’accesso al Sentiero dei Minatori è libero, ma ci si deve registrare gratuitamente al Centro visite del Parco della Majella (348.0474867, lettomanoppello@parcomajella.it). Per entrare nei tunnel si deve indossare un casco, che può essere preso in prestito al Centro visite. Le escursioni guidate di Majambiente (085.922343, www.majambiente.it) e Majellando (085/8122068‬, www.majellando.it) includono delle visite più approfondite ai tunnel. 

Il percorso segnato, che inizia dal centro del paese, inizia con una ripida scalinata, costeggia un fosso, e va a sinistra nel bosco di Piano dei Monaci, dove sono impianti ed edifici minerari non ancora messi in sicurezza. Continuando a scendere si arriva al corso del Lavino e alla Galleria del Ponte. Un altro viottolo sale all’ingresso della Miniera di Santa Liberata, e poi riporta al paese. Tra andata e ritorno si cammina per un’ora, se ci si ferma a esplorare il sito il tempo si allunga. In paese meritano attenzione i “murales di pietra”, dei bassorilievi realizzati da artisti di tutto il mondo che ricordano l’altra attività tradizionale di Lettomanoppello, quella degli scalpellini. Nel Giardino delle Sculture, all’ingresso del borgo, sono invece esposte delle opere a tutto tondo.     

In futuro, ci auguriamo, il Sentiero dei Minatori potrebbe allargarsi ai tunnel e agli altri siti minerari dei Comuni vicini, permettendo di realizzare delle camminate più lunghe. Un altro progetto ambizioso punta al recupero come percorso pedonale della ferrovia a scartamento ridotto che collegava la Miniera del Ponte con le sorgenti del Lavino e con Scafa. Le sorprese di Lettomanoppello e dei suoi tunnel non sono ancora finite.  

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