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Stop war, Grivel sceglie di bloccare le esportazioni verso la Russia

Grivel, storico marchio di attrezzatura alpinistica, ha deciso di chiudere esportazioni e vendite verso la Russia. Una scelta simile a quanto fatto da molte industrie in tutti i settori, ma la piccola realtà valdostana è per ora l’unica del settore outdoor ad aver scelto la chiusura oltre a un simbolico messaggio di pace.

“L’idea della guerra ci ha preso alla sprovvista, per quanto se ne parlasse già da molto tempo” commenta Oliviero Gobbi, CEO di Grivel. “La prima settimana è passata con molte domande, poi abbiamo iniziato a ragionare concretamente sul da farsi e siamo giunti a questa decisione”. Parla al plurale Gobbi, perché la scelta di chiudere temporaneamente al mercato russo non arriva solo da lui. Parte da lui, ma prima di fare qualunque mossa ha voluto confrontarsi con la sua squadra, e non solo. “Ci siamo messi in contatto con il nostro distributore, una persona con cui lavoriamo fin da quando abbiamo valicato il confine russo subito dopo la caduta dell’URSS. Ci siamo confrontati telefonicamente e dall’altra parte abbiamo trovato comprensione. Una delle prime cose che ci ha detto è stata: mi dispiace perché a pagare le conseguenze siamo prima di tutto noi, ma capisco. Come lui anche il resto del mondo Grivel ha compreso questa scelta. “Internamente la decisione è stata vissuta in modo compatto e lo stesso è accaduto quando abbiamo anticipato la decisione ai nostri atleti”. Non arriva quindi come un fulmine a ciel sereno, ma dopo un’attenta riflessione che va oltre la ricerca di visibilità mediatica. Passate le prime settimane di clamore dietro a una scelta del genere rimane la certezza di un fatturato perso. “In un momento come questo non è mai facile rinunciare, ma crediamo anche che esistano situazioni di fronte a cui è difficile rimanere impassibili. Ovviamente non si tratta di una manovra che metterà in ginocchio l’azienda, perché il nostro compito è mantenerla in vita e in salute. È una scelta, cosciente, di rinunciare a una parte dei guadagni. Una scelta dettata da quella che, in fondo, è l’essenza dell’alpinismo. Una pratica in che in Grivel conoscono da oltre duecento anni. “L’arrampicata e l’alpinismo ci hanno insegnato il rispetto reciproco e il lavoro di squadra” scrivono sul loro sito. Deploriamo con la massima fermezza qualsiasi uso della violenza di stato o individuale nel perseguimento di qualsiasi scopo e crediamo nella democrazia e nella libertà al di sopra di ogni altra cosa”.

Di certo questa mossa non fermerà Putin, probabilmente manco si accorgerà della cosa ma, “è un segnale. Nel mondo globalizzato di oggi l’isolamento internazionale può avere un impatto. Per ottenerlo ognuno deve fare la sua parte” spiega Gobbi. “Noi non crediamo che la nostra sia un’azione risolutiva, ma se messa insieme ad altre azioni simili può avere un impatto forte. È il nostro modo per dimostrare dissenso verso un atteggiamento che riteniamo scorretto, per questo possiamo e siamo liberi di chiudere le forniture in quella parte del mondo”.

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8 Commenti

  1. Non preoccupatevi! Il macellaio russo ha i giorni contati: qualcuno del suo entourage prima o poi qualcuno lo butta dalla finestra

  2. Dunque riassumendo, l’ Arabia: bombarda e uccide gli yemeniti: può farlo, a Grivel e a tutti i globalisti, frega assolutamente niente.
    La Cina: perseguita le minoranze islamiche, rinchiudendo in veri e propri lager stile nazista, migliaia di cittadini cinesi solo perchè dissentono dal partito comunista; ogni giorno in Cina è normale non avere garantiti i diritti umani, civili religiosi, politici e sindacali, ma questo va bene ai globalisti e ai produttori di piccozze evidentemente, che si propongono ora come maestri di pensiero.
    Gli ucraini neonazisti: uccidono dal 2014 i civili (15.000 morti) della repubblica del Donbass e a Grivel anche di questo frega niente.
    Lo stato ucraino: può disporre lungo il confine con la Russia i laboratori per la guerra biologica, contro ogni trattato internazionale, ma anche questo non importa.
    L’ Inghilterra: insieme agli USA ha fatto una guerra mostruosa contro l’ Iraq sulla base di motivazioni assurde; non lo dico io, lo stabilisce il risultato dell’ inchiesta ufficiale voluta dall’ ex primo ministo inglese Gordon Brown.
    Lo ammette persino la stampa globalista:

    https://www.internazionale.it/notizie/2016/07/06/iraq-rapporto-chilcot

    Sono morte 150.000 persone. Ma questo a Grivel .e voi tutti frega assolutamente niente.
    Per quanto mi riguarda ho sempre utilizzato i g12 come ramponi, le piccozze ho sempre trovato migliori le Petzl e le Camp. Posso benissimo fare a meno dei g12. I g12 sono molto durevoli ma il sistema di regolazione è molto scomodo comunque.
    Spero proprio che anche questo mio post non venga censurato come accaduto altre volte.

  3. ma quando l’Ucraina bombardava quotidianamente il Donbass uccidento almeno 15mila civili in 8 anni, Grivel bloccava le esportazioni verso l’Ucraina? E lo Jemen, dove l’Arabia Saudita ha sterminato 300mila civili? E Israele, dove i Palestinesi sono quotidianamente oppressi e brutalizzati ? E la Libia, e l’Afghanistan, entrambe devastati dalla NATO?

  4. Mi piacerebbe sapere il fatturato di grivel in Russia e lincidenza di tale scelta. Scelta puramente di immagine,
    Probabilmente però Putin dopo questa ulteriore restrizione, rivedrà le sue scelte. Brava Grivel.

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