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Allarme processionaria in Val Venosta: infestazione più grave degli ultimi 10 anni

Su molteplici comuni della Val Venosta, in Alto Adige, a partire dal 1 marzo è stato disposto lo spargimento mediante sorvolo in elicottero di una preparazione anti-parassitaria, volta a contenere la più grave infestazione di processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) degli ultimi 10 anni. Un intervento di lotta biologica, basato su un prodotto biologico non nocivo per uomini e animali, che la Provincia di Bolzano si è già trovata costretta ad adottare negli scorsi anni, al termine dell’inverno.

Il temibile lepidottero, diffuso su tutto il territorio nazionale, più in generale nell’Europa centro-meridionale e nel bacino del Mediterraneo, come ogni farfalla, nel suo ciclo vitale attraversa la fase di bruco. E sono proprio i bruchi a rappresentare un problema per le pinete. Nel corso dei mesi invernali “vivono” sugli alberi e si cibano degli aghi di differenti varietà di pino, indebolendo la pianta (senza ucciderla almeno in tempi brevi), poi al termine della stagione fredda abbandonano il nido, creando delle suggestive processioni, un incolonnamento di bruchi pelosi alla ricerca di cibo.

Alto Adige, primi segnali di allarme a gennaio

Che la processionaria avrebbe rappresentato un severo problema al termine dell’inverno era chiaro alla Provincia di Bolzano fin da inizio anno.

“Ogni inverno gliispettorati forestali svolgono controlli per verificare lo stato delle infestazioni da processionaria del pino nei boschi della provincia – si legge nel comunicato del 3 gennaio 2022 – . Le falene vengono attirate con trappole a feromoni e la popolazione viene poi quantificata. ‘Quest’anno si registra un aumento consistente. Ciò è dovuto principalmente al bel tempo dell’anno scorso’, spiega l’assessore competente Arnold Schuler. La processionaria del pino in Alto Adige rappresenta sa sempre un problema che interessa le foreste di pini. Già nel 1822 venne emessa un’ordinanza per combattere questa specie animale. Le prime diffusioni massicce di tale animale si registrarono nel 1998 nelle foreste di pini neri in val Venosta. L’infestazione è riconoscibile dai nidi che il parassita realizza sui rami delle aghifoglie, simili a cotone, per proteggersi.”

“Per combattere le larve della processionaria a lungo termine la misura più efficace è convertire le foreste costituite esclusivamente da pino nero in foreste miste ricche di latifoglie – si legge ancora nel comunicato – . Anche quest’anno la Ripartizione Foreste ha investito 150.000 euro per l’arricchimento delle foreste di pino nero con legno duro. Secondo il direttore della Ripartizione Foreste, Günther Unterthiner, ulteriori misure per combattere direttamente la processionaria richiedono una valutazione dello sviluppo a fine inverno.”

Le valutazioni dei giorni scorso hanno evidenziato la necessità di intervenire con la lotta biologica. Il prodotto utilizzato in questi giorni in Val venosta è il preparato biologico Bacillus thuringiensis, che sviluppa tossicità, esclusivamente per i bruchi, a livello di tratto digestivo, post ingestione degli aghi di pino.

Un pericolo per l’uomo e gli animali

Vedere le processionarie avanzare in fila indiana è uno spettacolo affascinante. Ma queste piccole larve pelose sono molto pericolose. I peli che ricoprono il corpo delle larve sono infatti urticanti. La processionaria rappresenta di fatto un pericolo per gli alberi, che vengono letteralmente mangiati e dunque danneggiati – si parla infatti di bruchi killer – ma anche per l’uomo e gli animali. I peli sono irritanti per cute e mucose.

A causare problemi non è soltanto il contatto diretto con la larva, cui si può andare incontro toccando il bruco, ad esempio per caduta accidentale da un nido o, nel caso degli animali, per averne inavvertitamente calpestato uno con le zampe, ma anche i peli trasportati per via aerea, che possono dunque entrare in contatto con gli occhi o essere ingeriti o inalati.

La conseguenza di un contatto cutaneo è rappresentata solitamente dallo sviluppo di eritemi (con dolore, rossore, formazione di vesciche). In caso di contatto con gli occhi si può rischiare un eritema oculare come una congiuntivite. In caso di ingestione o inalazione si rischiano irritazioni e infiammazioni. Negli individui particolarmente sensibili e predisposti, il contatto con i peli della processionaria può causare anche lo shock anafilattico.

Attenzione ai cani

Nel periodo primaverile è dunque importante evitare di incamminarsi in zone infestate da processionaria, per il proprio bene e anche per quello dei nostri amici a 4 zampe. O perlomeno cercare di restare su sentiero, dove le processioni sono più facilmente visibili. Dovesse capitarvi di scoprire di essere in una zona a rischio, fate bene attenzione a eventuali sintomi che il cane potrebbe mostrare durante la passeggiata.

Generalmente l’ingestione di peli urticanti comporta infatti una rapida infiammazione delle mucose con incremento della salivazione e progressivo rigonfiamento della lingua, che può portare anche a soffocamento. In tali casi è importante intervenire tempestivamente portando il proprio cane dal veterinario. Questo il sintomo più evidente e allarmante, ma badate bene anche a improvvisi cali di vivacità, comparsa di febbre, difficoltà respiratorie, rifiuto del cibo, vomito o diarrea.

Il problema è solo il bruco

La processionaria potrebbe essere definita come un problema a scadenza. Soltanto nello stato larvale può infatti causare le sopracitate conseguenze da contatto (oltre a danneggiare gli alberi). L’esemplare adulto, al pari delle uova e delle crisalidi, risultano innocui per piante, uomo e animali.

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10 Commenti

  1. Io non capisco, prima del 1800, chi è che si occupava della disinfestazione? Perché dobbiamo “combattere” una specie animale che vive pacificamente nei boschi da molto più tempo di noi?

  2. Volendo ci sono trappole non chimiche, ma costano abbastanza. Anche pini di pianura sono colonizzati. Dopo aver comunicato ai vigili del mio comune la presenza di nidi di proressionari in parchi pubblici dove giocano bambini,.. i nidi sono son ancora lì. Se si notano i trenini, alcuni ci passano sopra con le mountain bikes a piu’raid, con andirivieni.

  3. L’articolo non è corretto.
    Avete scritto: Soltanto nello stato larvale può infatti causare le sopracitate conseguenze da contatto (oltre a danneggiare gli alberi). L’esemplare adulto, al pari delle uova e delle crisalidi, risultano innocui per piante, uomo e animali.
    NON E’ VERO. E’ proprio l’esemplare adulto che passando (appunto in processione) da una pianta all’altra, è pericoloso sia per l’uomo, x le piante (che di fatti muoiono) sia per gli animali!!
    Provate a toccare una di queste processionarie proprio mentre va in processione su un sentiero e poi vedete.
    Prima di scrivere, informatevi.

    1. Buongiorno, larva e bruco sono sinonimi nel ciclo vitale della processionaria, e si tratta dello stato giovanile. L’adulto è la farfalla.

      1. A ok.
        Se intendete lo stato adulto come metamorfosi del bruco in farfalla, allora chiedo scusa, ho interpretato male io la vostra frase.
        Grazie

    2. Si Lorenz, ha ragione Tatiana Marras, il bruco peloso e urticante è lo stadio larvale di una farfalla che si sviluppa sotto terra ed è totalmente innocua. Qui all’imbocco della valle di Susa dove abito ho trovato i bruchi in “processione” già a metà gennaio. Questa precocità è dovuta all’inverno eccezionalmente mite. Saluti.

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