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Perché esistono regole e divieti di accesso per i cani nelle aree protette?

Perché i cani non hanno accesso totalmente libero nelle aree protette? Quali sono le ragioni che portano i singoli Enti a definire divieti assoluti o a restringere la libertà di circolazione degli amici a 4 zampe? Che problema può rappresentare un cane per la natura? Queste le domande sottoposte all’attenzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) da molteplici utenti, a seguito della diffusione sui social da parte dell’Ente della notizia di una sanzione amministrativa inflitta dai Guardiaparco a due persone, per aver condotto un cane su un sentiero vietato ai cani. Domande cui l’Ente ha deciso di rispondere ancora una volta pubblicamente, con un post Facebook educativo. Le spiegazioni fornite dal PNALM rappresentano una lezione non circoscritta al territorio del Parco, ma estensibile a tutte le aree protette d’Italia (e non solo). Ciascun Parco presenta infatti una propria normativa in merito, ma le motivazioni scientifiche alla base di tali norme sono sempre le stesse. Scopriamole insieme.

Cosa dice la scienza

“Il cane, come una mucca, un gatto o una pecora è un animale domestico. Quando si transita in un ambiente naturale, lontano dalle città, si entra in un contesto che è casa degli animali selvatici, per natura elusivi e schivi nei confronti dell’essere umano, alcuni in via di estinzione – spiega il PNALM – . Per quanto questo sia difficile da accettare per molte persone, il cane non fa più parte della Natura, degli ecosistemi e dell’equilibrio che li regola; la sua presenza in aree di elevata naturalità è da considerarsi estranea, ‘potenzialmente dannosa’ e quindi da gestire e regolamentare al pari di quella degli esseri umani con i quali vive ormai da tempo avendo abbandonato la vita selvaggia. Un’area naturale prevalentemente ‘selvatica’, se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza.”

Di seguito i motivi secondo cui nel PNALM sono stati identificati 65 sentieri su un totale di 153 in cui non è possibile andare con il cane. Motivazioni, come anticipato, estensibili a ogni altra area protetta.

  • I cani possono sfuggire al controllo del padrone inseguire e predare fauna selvatica, arrivando anche all’uccisione della stessa quando si tratta di individui di piccola e media taglia. Per questo, laddove la presenza dei cani è consentita vanno SEMPRE tenuti al guinzaglio, come ribadisce la legge.
  • Il cane, anche se controllato dal padrone, lascia sempre tracce del proprio passaggio: peli, escrementi, odori e marcature territoriali possono condizionare il comportamento di altri animali selvatici causando loro di conseguenza un danno a livello fisiologico e biologico.
  • In caso di un incontro diretto con un animale selvatico, la sola vista del cane (riconosciuto da loro come un antagonista o un predatore) può causare stress o reazioni impreviste da parte degli animali selvatici.
  • Gli animali selvatici disturbati, (soprattutto camosci – cervi – caprioli o più banalmente i piccoli mammiferi e gli uccelli di cui non sempre avvertiamo la presenza) potrebbero abbandonare i propri piccoli, disperdersi dal branco e abbandonare le aree di riposo o alimentazione, vedendo alterato il loro ciclo biologico.
  • Gli escrementi solidi e liquidi lasciati dal cane, oltre a rappresentare un veicolo di trasmissione di malattie, indicano a molte specie selvatiche la presenza di pericoli, perché riconoscono tali tracce come quelle di un predatore (nel caso delle prede) o di un intruso (nel caso del lupo). Ciò crea stress e disturbo nelle popolazioni presenti.
  • I nostri cani possono essere vettori di molte patologie parassitarie e infettive, pericolose per la fauna selvatica e possono introdurre o recepire dall’ambiente silvestre degli agenti di malattia nuovi, per i quali i sistemi immunitari dei selvatici e del cane non hanno capacità di reazione efficace. A differenza di quelli domestici, gli animali selvatici non possono ricevere le necessarie cure né la prevenzione per tutte le patologie che li colpiscono. I cani possono trasmettere malattie molto contagiose: il cimurro, la leptospirosi, la rogna, le parassitosi intestinali, l’echinococcosi.
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