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In sicurezza sulla neve ghiacciata? sì a ramponi (o ramponcini) e piccozza, no alle ciaspole

Se questo articolo fosse un cruciverba, la definizione potrebbe essere “salvano la vita in montagna d’inverno”. La risposta, poco importa se in orizzontale o in verticale, avrebbe sette lettere e inizierebbe con la “r”. Incredibilmente, però, la parola ramponi non compare quasi mai in televisione o sui quotidiani. Non si parla mai di ramponi, chissà perché, nelle pagine dedicate ai viaggi e al turismo invernale, dove compaiono tutte le forme di sci, e poi le ciaspole, gli slittini e le fat-bike. Non lo si fa, e forse è ancora più grave, nelle cronache degli incidenti, sempre più numerosi, che accadono a escursionisti male attrezzati su pendii dalla pendenza modesta, ma che con neve o ghiaccio si trasformano in toboga potenzialmente mortali. 

Il pericolo, ovviamente, è legato anche alle condizioni della montagna e al meteo. Un anno fa, quando le zone gialle, arancione e rosse volute dal governo Conte impedivano a decine di migliaia di appassionati di frequentare la montagna, e le stazioni sciistiche erano aperte solo per gli allenamenti degli sportivi, le Alpi e l’Appennino erano rivestiti da metri di neve, ideali per le escursioni con le ciaspole e il freeride. Il pericolo, come purtroppo si è visto, era quello delle valanghe. Quest’anno gli impianti e le piste da sci hanno riaperto, e la frequentazione della montagna è ripresa alla grande anche fuori dai comprensori attrezzati. Dopo le nevicate di fine novembre e dei primi di dicembre, però, il tempo caldo e soleggiato ha spazzato via il manto bianco dai versanti esposti a sud, e lo ha trasformato altrove in neve durissima o ghiaccio. L’ondata di caldo africano di Capodanno, seguita da giornate più fredde, ha peggiorato ulteriormente le cose. Molte volte, dalle Dolomiti all’Abruzzo, il Soccorso Alpino è dovuto intervenire per recuperare escursionisti con le ciaspole, o turisti in scarpe da trekking o moon-boot, che erano scivolati per decine o centinaia di metri, o che erano rimasti bloccati per paura di cadere. Qualcuno di loro se l’è cavata con uno spavento, altri si sono fatti male sul serio.   

Le ciaspole, con neve abbondante, consentono di faticare di meno e divertirsi. Sulle Dolomiti nelle condizioni attuali non servono a nulla, e andrebbero lasciate a casa” spiega Maurizio Gallo, guida alpina e consulente della Grivel. “Intorno a Cortina d’Ampezzo, appena si esce dal bosco, si trovano solo neve dura e tracce battute. Molti escursionisti partono con le ciaspole, e rischiano di farsi male 

Condizioni ed errori simili a quelli di Cortina, in questi giorni, si vedono su tutte le montagne italiane. C’è neve ghiacciata sui pendii e nei canaloni delle Piccole Dolomiti e delle Orobie. C’è poca neve ghiacciata sull’intero Appennino, dalle vette della Liguria, della Toscana e dell’Emilia fino al Lazio, all’Abruzzo e al Pollino. 

Due anni fa, nel dicembre del 2019, delle condizioni ancora peggiori di quelle di oggi, con ghiaccio durissimo ovunque, hanno causato una dozzina di morti tra la Majella, il Terminillo e il Gran Sasso. Oggi il pericolo è meno marcato, ma c’è. 

D’inverno, con queste condizioni, bisogna saper leggere bene la montagna” spiega Giampiero Di Federico, guida alpina dell’Abruzzo. “Dal basso sembra che i pendii siano puliti, e che le creste siano state spazzate dal vento. Invece, man mano che si sale, si trova spesso del ghiaccio duro, che può essere molto pericoloso”.

D’inverno, con la neve e il ghiaccio, il terreno escursionistico deve lasciare spazio all’esperienza alpinistica. Tutto cambia, e bisogna saper leggere le differenze. Essere attrezzati con piccozza e ramponi è necessario, ma non è sufficiente, poiché è indispensabile saperli usare con sicurezza e perizia” recita un comunicato della Scuola di alpinismo Franco Alletto della Sezione di Roma del CAI, che è stato diffuso dopo gli incidenti di due anni fa ma che resta perfettamente attuale.

L’attrezzatura da usare varia a seconda dell’itinerario che si affronta. Se i ramponcini classici, simili alle catene delle auto, si possono utilizzare solo su viottoli o marciapiedi ghiacciati, quelli più strutturati, dotati di punte, vanno bene per molti sentieri. I ramponi classici, che possono essere fissati anche su scarponi non rigidi, danno sicurezza anche su dei pendii più ripidi. Dove la pendenza aumenta, però, devono essere accompagnati da una piccozza, che consente di fermarsi in caso di scivolata. Camminare con ramponi e bastoncini è comodo e fotogenico, ma può essere molto pericoloso. 

Nonostante il lavoro del CAI e delle guide (Di Federico, come vari suoi colleghi abruzzesi, propone delle uscite dedicate alla sicurezza), sull’Appennino l’offerta di formazione alpinistica è insufficiente. La Regione Lazio, dal lontano 1989, non ha mai recepito la legge-quadro sulle guide alpine, lasciando spazio ad accompagnatori improvvisati o abusivi. Sulle Alpi, e non soltanto a Cortina, le guide pronte ad accompagnare e a insegnare come usare correttamente gli attrezzi ci sono, ma molti escursionisti partono senza consultarle. “I praticanti dell’escursionismo estivo sono aumentati, ed è un bene. Molti però continuano l’attività d’inverno senza rendersi conto del pericolo” aggiunge la guida Maurizio Gallo.   

Più volte, negli scorsi anni, si è parlato di istituire all’inizio degli itinerari più frequentati dell’Appennino (per esempio il Lago Santo Modenese, Forca di Presta sui Sibillini, la Sella di Leonessa del Terminillo o l’arrivo della funivia di Campo Imperatore al Gran Sasso) dei “filtri” formati da personale del Soccorso Alpino e delle Forze dell’ordine, in grado di dare buoni consigli ai praticanti, e se necessario di fermarli. E’ una misura che si è rivelata molto utile nelle scorse estati alla base dei sentieri alpinistici delle Grigne, e che la Gendarmeria francese utilizza ancora alla base delle vie normali del Monte Bianco. Fino a oggi, però, in Abruzzo dintorni, nessuno l’ha mai messa in pratica.  

Paradossalmente, mentre la neve in montagna è ghiacciata, lo Stato interviene per imporre l’uso di ARTVA, pala e sonda, che in queste condizioni servono a poco o a nulla. Per camminare in sicurezza, invece, servono ramponi, piccozza, esperienza. E naturalmente l’umiltà, necessaria per rivolgersi alle guide alpine o al CAI.

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