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Bergamo e valli bergamasche protagoniste dell’ultimo viaggio del 2021 di Meridiani

L’ultimo viaggio del 2021 di Meridiani è a Bergamo e nelle sue valli, un’occasione per riscoprire le eccezionali peculiarità della “città sospesa nella nebbia, con un sopra e un sotto” e delle meravigliose valli che la abbracciano.

La monografia, già disponibile in edicola, ripercorre le origini della città e delle valle, uno degli insediamenti lombardi più antichi, intrecciandole con l’arte e l’architettura (un capitolo è dedicato allo sfarzo di Bartolomeo Colleoni), con la religione (ben 106 i santuari mariani che dimostrano la straordinaria devozione alla Madonna) e la tradizione (quella ad esempio del teatro di figura tramandato dalla Fondazione Benedetto Ravasio), per arrivare alle icone dello sport (quell’anagrafe atalantina che mette un timbro sulla carta e sul cuore), del cibo (la terra del taleggio) e del dialetto, che da sempre incuriosisce chi autoctono non è. Nel farlo Meridiani esce dalle mura cittadine per visitare la Val Brembana, la Val Parina e la Val Priula accompagnando il lettore alla scoperta di storiche miniere così come di stupefacenti zone wilderness.

Il carattere e la tenacia sono il fil rouge attorno al quale si sviluppa il viaggio-racconto del numero, che non a caso sceglie di rendere omaggio alla storia di otto imprenditori del territorio, tutti insigniti del titolo di “Cavaliere del Lavoro” a testimonianza di un dna imprenditoriale bergamasco assolutamente basato su competenza tecnica, visione e passione per il lavoro fatto ad arte.

A presentarci il numero di Meridiani “Bergamo e valli bergamasche” il direttore Walter Mariotti.

L’editoriale

La copertina del numero

Il mito avvolge l’origine di Bergamo in una nebbia che anche la filologia fa fatica a dissipare. Di fondazione celtica, Bèrghem è uno dei più antichi insediamenti lombardi e il suo nome potrebbe rimandare a un’origine germanica, che anche oggi berg significa monte e heim casa. Letteralmente, così, Bergamo sarebbe la “casa sul monte”, con un riferimento imprescindibile alla Città Alta, che resta un gioiello di conservazione e innovazione. Lontano anni luce, dunque, dalla museizzazione che tanto pesa su molti centri storici italiani. Fondata comunque in epoca preromana, dal 49 avanti Cristo diviene municipio con un ruolo di primo piano finché, dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, viene ripetutamente saccheggiata fino all’arrivo dei longobardi, che nel 569 vi insediano un ducato e la salvano, riportando dignità urbana e sociale. Spodestati dai franchi nel 774, i longobardi se ne vanno lasciando la loro cultura che si diffonde nella successiva amministrazione dei vescovi-conti e percorre il destino del Nord Italia.

Fin qui la storia, che però non dice molto del carattere dei suoi abitanti, che non sono solo quelli del sistema Città Alta-Città Bassa, ma anche e soprattutto quel- li delle valli, i cunei che s’infilano nelle montagne e si raccordano al cuore della pianura. Comprendere la weltanschauung del bergamasco è difficile per questo, perché nascere a Bergamo o nella sua provincia non basta. Il bergamasco, infatti, ha un rapporto dialettico con la propria identità, la costruisce giorno dopo giorno, con la stessa dedizione con cui costruisce la fa- miglia, la casa, l’impresa. Per il bergamasco la schiena deve essere dritta e la testa a bóla, come la squadra e la livella del muratore, mestiere che così bene conosce e che lo ha reso celebre nel mondo. Per farlo non c’è che una via, difficile ma necessaria come quelle che attraversano le sue valli: “fare l’om”, fare l’uomo, che poi a Bergamo è anche fare la donna, perché qui non c’è bisogno di gender studies, visto che da sempre uomini e donne sono sullo stesso piano. A Bergamo quello che conta è ciò che si fa più che ciò che si è.Un modo di essere, un’etica e anche una pragmatica. Uomo e donna, a Bergamo, sono prima di tutto quelli che si assumono sempre le proprie responsabilità, e spesso anche quelle degli altri, senza cercare alibi. Fare l’uomo, o la donna, a Bergamo si traduce nell’affrontare la vita in una maniera attiva, positiva, innovativa, soprattutto quando la vita si presenta con la faccia meno comoda. È proprio in queste occasioni che il bergamasco si distingue, e la sua terra rivela il suo vero carattere, che gli permette di guardare al resto del mondo senza provare timore ma soprattutto senza sentirsi minore. Una consapevolezza che è soprattutto uno stile di vita, offerto col sorriso a chiunque voglia vivere l’esperienza di Bergamo e delle sue valli.

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