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Dagli schianti di Vaia nasce il drago di legno più grande d’Europa

“Oggi Marco Martalar ha finito il lavoro e l`opera. Il Drago Vaia sembra pronto a spiccare il volo”, questo il “misterioso” annuncio apparso lo scorso 13 novembre sulla pagina Facebook Lavarone Green Land, dedicata a un progetto di valorizzazione della sentieristica intrapreso dal Comune di Lavarone. Ma che ci fa un drago sui sentieri di Lavarone? E di che drago stiamo parlando?

Trattasi di una scultura da record, realizzata sull’Alpe del Tablat con 2000 pezzi di radici e scarti della tempesta Vaia (e 3000 viti), che in virtù delle sue dimensioni – 6 metri di altezza per 7 di lunghezza – rappresenta il drago di legno più grande d’Europa. Un’opera fantastica, plasmata dalle abili mani dello scultore Marco Martalar, nativo di Asiago.

Il drago, che con lo sguardo sembra scrutare i boschi dell’Alpe Cimbra, nasce in primo luogo per ridare vita a scarti di arbusti abbattuti da Vaia. Il legno schiantato dalla furia della tempesta torna in una forma rinnovata, destinata anch’essa a perdersi nel tempo. La filosofia sottesa alla scultura di Martalar, al pari di altre opere realizzate dall’artista in Italia e all’estero, come spiegato di recente in una intervista rilasciata a Il Dolomiti, si lega è legata “al concetto naturale di morte e decomposizione. Il legno che ho utilizzato non è stato trattato e nel corso del tempo, magari fra 15 o 20 anni, l’opera sparirà dopo esser mutata a causa degli agenti atmosferici”.

“Migliaia di radici, rami e macerie lignee giacciono ancora al suolo nei boschi dell’altopiano dei 7 comuni , marciranno li, humus per i nuovi boschi. Un poco di quello lo uso io , mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita ed essere sempre in trasformazione, scrive in un post Facebook Martalar.

Uno spettacolo effimero, che dunque sarà bene godersi quanto prima, con una comoda passeggiata o perché no, munendosi di ciaspole nei prossimi mesi. La scultura è facilmente raggiungibile percorrendo la pista del Tablat, si trova infatti a 10 minuti dall’arrivo della seggiovia di Lavarone. I visitatori hanno già superato il migliaio nei giorni scorsi. 

La realizzazione del drago ha visto impegnato lo scultore veneto per poco più di un mese, a partire dagli inizi di ottobre. Prima è stato realizzato lo scheletro in legno e su questo è stato successivamente fissato il materiale di recupero di Vaia, che modella il corpo della creatura mitologica.

4 sentieri da scoprire a Lavarone

La realizzazione del drago di Vaia si inserisce, come anticipato, nel progetto “Lavarone Green Land”, che si propone di valorizzare 4 sentieri: il Sentiero delle leggende che vede come protagonisti il drago Vaia e Avi, l’Avez del Prinzep; il Sentiero delle sorgenti, il Sentiero 4 salti nel bosco e il Sentiero del respiro degli alberi.

“L’obiettivo – ha raccontato a La Voce del Trentino Isacco Corradi, sindaco di Lavarone – è coinvolgere i bambini e le loro famiglie attraverso le fiabe e le installazioni che saranno caratterizzate da personaggi di grande appeal sui bambini come i folletti e i draghi, per sensibilizzarli su temi del green e dell’ambiente, e non a caso per visitare l’opera più maestosa che sarà collocata sulla cima del Tablat viene proposto a chi soprattutto con i bambini più piccoli o con i nonni non riuscisse a salire a piedi, l’utilizzo della seggiovia, come modalità di mobilità sostenibile.”

Chi era Avi?

Nella lista dei sentieri emerge un nome associato al drago Vaia: Avi, l’Avez del Princeps. Il patriarca verde, ritenuto a lungo l’abete bianco più alto d’Europa, si schiantò a causa di una forte perturbazione nel novembre 2017, un anno prima di Vaia. L’albero misurava 54 metri di altezza per 5,6 metri di circonferenza e aveva circa 250 anni. Dopo lo schianto a seguito di pioggia e forte vento, rimasero in piedi soltanto 4 metri di tronco.

Per salvaguardare la memoria del gigante verde è stato fondato il Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep, che ha sostenuto con immensa gioia l’iniziativa della realizzazione del drago Vaia in quanto la scultura, come come si legge sulla pagina Facebook del Comitato, rappresenta “un primo passo per creare la memoria dell’Avez del Prinzep. Un percorso di lavori ed installazioni che durerà per 2 anni.” 

Uno sguardo dietro le quinte

Di seguito un timelapse delle prime fasi di realizzazione del drago, realizzato da Mimmo Santoro.

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Un commento

  1. c’è pure dello stesso autore un Leone di san Marco.
    https://www.ilmessaggero.it/video/invista/venezia_77_esposto_leone_alato_di_vaia_fatto_legni_boschi_distrutti_dalla_tempesta-5438545.html
    Il drago, ricoperto di neve, nel passato week end ha attira truristi a frotte…come pure altre installazioni artistiche di Land art o arte povera.
    Illustre precedente:https://www.itinari.com/it/the-kullaberg-nature-reserve-and-nimis-driftwood-sculptures-0ps4
    e pensare che inVeneto il legname spiaggiato viene raccolto e smaltito con spesa ingente ma in nessuna localita’ balneare e’ venuta qualche idea..( Nimis di Ladonia non è da confondersi con Nimis friulana).Per i tronchi contorti di vecchi vigneti espiantati non si trovanonelweb foto di utilizzi artistici e neppure si possonousare come combustibile in quanto impregnati di trattamenti chimici decennali. quando un tempo si usava solo la poltiglia bordolese, riscaldavano le case rurali gratis. al g 27 manco si saranno posti certi problemini.

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